"Eppure hai appena parlato" risposi con tono di sfida, riuscendo a nascondere non so come la paura che provavo. "Senti, io non lavoro per le guardie, non sono una bambina e non sono ingenua, altrimenti non sarei riuscita ad entrare qui dentro. Non credi?" continuai cercando di essere convincente e credere a me stessa. Lo fissai negli occhi, erano di un verde strano, mi ricordavano i colori di un bosco in piena notte.
"E allora cosa vuoi da me?" disse lui guardandomi come se fossi ad un interrogatorio.
"Sto cercando la barca El Mundo e deduco che tu ne sappia qualcosa dato il tatuaggio che hai sul polso sinistro" dissi io indicandolo e poi mettendomi a braccia conserte. Avevo invertito i ruoli, ora era lui a essere sotto interrogatorio e ne andavo anche fiera. Stavo prendendo fiducia in me stessa. Infondo era lui quello dietro le sbarre che non poteva uscire.
"Perché mai una bam..."lo guardai torvo per ciò che stava per dire "una ragazza della tua età dovrebbe cercare la nostra barca" " Nostra?" "Si, noi tutti siamo i pirati di quella barca" disse lui sempre con faccia schifata come se fossi una stupida e lo ero stata a non dedurre che tutti quegli uomini facevano parte dell'equipaggio della barca di mio padre. Ma dove era lui?
"Dov'é il vostro capitano?" continuai poi io, nessuno dei qui presenti sembrava potesse minimamente somigliarmi o essere al di sopra degli altri uomini nella stanza, ma magari me lo ero persa, magari era tra di loro. Il mio battito aumentò notevolmente quando dissi "dov'è Jhon Jackson". Capii che non si trovava lì dal silenzio che regnò i due secondi successivi alla mia frase. Lui abbassò gli occhi. "A te può pure fregare meni di niente di dove si trovi il nostro capitano" disse poi con rabbia in volto " meno di niente bambina" aggiunse scandendo parola per parola. Mi zittii, lui non era lì, tutto il mio lavoro era stato inutile.
"Allora, se non sei venuta qua per i reali, chi sei?" chiese lui.
Stavo per rispondergli quando sentii dei rumori di passi che scendevano le scale, perciò la prima cosa che mi venne in mente era di nascondermi. Dove? Dietro il grosso portone, se qualcuno fosse entrato e lo avesse aperto più di quel che già era sarei stata schiacciata da tutto quel peso ma a questo ovviamente non ci avevo pensato. Dovevo imparare a progettare meglio i miei piani.
I passi si fecero più vicini e qualcuno entrò in stanza. Per un attimo mi chiesi se Jack mi avesse seguito o avesse continuato per la sua strada. Probabilmente la seconda ipotesi era quella vera ma comunque io speravo che mi avesse seguito. Perché sì, poteva anche essere un fardello pesante che si lamentava sempre di aver paura di qualunque cosa che si muovesse, ma mi sarebbe piaciuto avere compagnia durante questa ricerca. Non volevo stare sola di nuovo, lo ero stata fin troppo per anni. Non che mia madre e mia sorella non mi dessero attenzioni, ma lavorando entrambe in città passavano poco tempo a casa e così io rimanevo da sola. Sarei anche cresciuta da sola se non fosse stato per i miei nonni che spesso mi venivano a far compagnia. Amici non ne avevo molti. Non perché io non li volessi, ma perché il mio carattere scontroso mi portava a non riuscire a relazionarmi con le altre persone. Era tutto più semplice quando ero piccolina, facevo amicizia con chiunque, molto semplicemente, mentre adesso ero lì immersa a pensare se con il mio carattere avessi offeso anche Jack. Se anche lui se ne fosse andato.
I miei pensieri furono interrotti però dal suono di una serratura che veniva aperta. Era la guardia dai capelli bianchi che prima dormiva beatamente al piano superiore, che con una lanterna in mano stava aprendo le celle dei prigionieri. Che cosa lo aveva svegliato? Forse avremmo dovuto fare meno rumore, con tutti quei commenti e quelle urla chiunque avrebbe potuto sentirci. Ma soprattutto, come aveva fatto a non accorgersi che la porta era già aperta? Forse il suo stato di dormiveglia mi aveva aiutato.
"Muovetevi luridi pirati, la forca vi aspetta" disse lui con crudeltà.
Dovevo fermarlo, erano il mio unico mezzo per arrivare a mio padre e avevo bisogno del loro aiuto, ma non potevo farmi vedere, una ragazzina in un carcere con dei pirati, prigionieri del re, entrata nel porto della città vietato alle donne. Era decisamente una pessima idea farsi notare, ma un pirata, abbastanza brillo, non la pensava come me. Infatti quest'ultimo, avendomi visto sporgere l'occhio da dietro la porta per seguire i movimenti della guardia, decise di salutarmi come se niente fosse. In quel momento avrei voluto urlagli contro. La guardia si girò e mi vide, uscii dal mio nascondiglio oramai senza vie di fuga e con una faccia da bambina santarellina cercai di salutarlo con un movimento della mano. Grazie tante pirata.
"E tu che ci fai qui?" disse lui sorpreso.
Non molto brava a mentire, presa alla sprovvista e a disagio sotto lo sguardo truce di quella vecchia guardia iniziai a balbettare qualcosa senza senso.
"Non ho capito niente di quello che hai detto, ma ti porterò dal mio capo, parlerai con lui e deciderà cosa farne di te. Non credo che tu ti trovi qui per caso" disse.
Cavolo, ero nei guai. Completamente nei guai.
Mi prese sotto il braccio e mi trascinò fuori dalla prigione con tutti i pirati, ero spacciata. Ma successivamente vidi qualcosa che mi sorprese di gran lunga di più di quella visita inaspettata di due minuti prima.
"Grazie amico per averci pensato, ma il capo ha detto di lasciare i furfanti in mano a me" era Jack, che non so come si era procurato una divisa da guardia reale, con tanto di stemma, e la indossava. Divinamente se posso aggiungere.
Lui era molto bravo a mentire. Mi venne in mente quella volta in cui da piccoli gironzolavamo per le strade della città, a trovare Emilie o giocare insieme, e poi quando lui mi riaccompagnava a casa mentiva a mia mamma, dicendole che eravamo stati in casa sua tutto il tempo per portarci avanti con lo studio e con delle ricerche, e lei ci cascava in pieno. Era veramente bravo a dire le bugie e quella qualità, a quanto pare, non la aveva affatto persa. Io, invece, ero abbastanza impacciata su questo punto di vista, sapevo mentire, ma non a chi volevo bene o a chi mi metteva in soggezione. Non lo facevo anche perché la trovavo una cosa sbagliata. Ero cresciuta con l'ideologia di mia nonna, che mentire era sbagliato, perciò per me dire la verità era un'abitudine.
"Come mai?" rispose l'altro grattandosi con una mano la barba.
"Non lo so, io sto solo eseguendo i suoi ordini" rispose Jack convinto.
"Va bene, ma verrò con te, devo portargli la ragazza" disse poi lui indicandomi con fare distratto. C'è l'aveva quasi fatta.
- spazio autrice -
Ve lo aspettavate da Jack? Come avrà fatto a creare quel piano? Funzionerà?
Lo vorreste un amico come Jack?
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I'll find you - |Ti troverò|
AdventureLucy scopre di aver vissuto in un mondo di segreti, e che tutto ciò a cui aveva creduto prima era una bugia. Non comunemente a tutte le altre, lei è una ragazza forte e determinata ma fragile per il suo passato e specialmente per l'amore che ha pers...