1° Capitolo: Sempre senza di lui

38 0 0
                                    


No...non avrei mai pensato di diventare ciò che sono ora.

6 month before

Rumori, tanti rumori.

Mi svegliai così, con questo chiasso. Ero nel letto a dormire profondamente quando quattro persone si intrufolarono in camera mia per augurarmi buon compleanno. Mia sorella, mia madre, mia nonna e mio nonno paterni entrano facendo fracasso, quando l'unica cosa che volevo fare, era dormire. Mi ricordai però che giorno era quello, quindi scostai le coperte, mi alzai con un sorriso sincero per ringraziarli, cacciarli fuori da camera mia dicendo loro che li avrei raggiunti in salotto e correre a farmi un bagno freddo per risvegliarmi.

Sapevo cosa sarebbe successo, sarei andata nel salotto di casa mia, scendendo le scale, e avrei trovato tutti i nostri parenti. Tante persone, tranne quella che mi interessava avere, mio padre. Lui se ne era andato quando mia madre era incinta, avevo chiesto a lei tante volte di raccontarmi storie su di lui, ma le faceva male pensare ancora al passato e così mi ero limitata a immaginarmi come fosse stato. Avevo una buona fantasia, me lo ero immaginata alto, muscoloso, con i capelli castani, gli occhi azzurri, come i miei, e l'uniforme da guardia reale.

Questa era una delle poche informazioni che in diciotto anni ero riuscita a ricevere da mia nonna e mio nonno, anche se mia mamma aveva vietato a tutti di parlare di lui in mia presenza. Lui, a quanto dicevano, era una guardia reale di alto rango, che aveva abbandonato la sua famiglia, cioè noi, per seguire la sua carriera. Non era insolito a Belborn sentire bambini che chiedevano del padre, spesso capitava che venivano lasciati alle madri o a dei parenti stretti quando le guardie reali si occupavano di inseguimenti via mare o faccende simili. Però solitamente prima o poi tornavano, al contrario di mio padre. Anche se ancora una parte di me ci sperava.

So che penserete che questa sia una cosa brutale e lo penserete ancora più dopo che saprete che lui, in realtà, sapeva della mia esistenza. Ma io non riuscivo ad odiarlo, forse perché me lo ero immaginato troppo gentile nei miei sogni oppure perché semplicemente non lo avevo mai conosciuto. Mi avevano riferito che già dalla nascita di mia sorella, stare lontano da casa per molto tempo, ai confini del mondo, lo aveva reso tremendamente nostalgico e questo aveva gravato sulla sua condotta a lavoro, perciò, dopo che ha saputo del nuova nascitura ha deciso di troncare i rapporti sul nascere e andarsene prima di affezionarsi anche a quest'ultima, cioè la qui presente.

Stranamente non piansi, come facevo la maggior parte delle volte che pensavo a lui o almeno all'idea che mi ero fatta di lui, ero felice, era il mio 18esimo compleanno, mi aspettava una giornata fantastica e tra meno di una settimana sarebbe incominciata l'estate, ma la mia felicità non era completa, mancava una piccola tessera del mosaico.

Mi asciugai velocemente e mi misi il vestito che mia sorella mi aveva appoggiato sul letto. Era color pesca, con il corpetto stretto e ricamato con fili rosa che andavano a formare amabili fiorellini sulla scollatura e una gonna lunga e pomposa. Me lo infilai con l'aiuto di mia sorella, che mi aveva dato una mano a stringere il corpetto e a chiudere il vestito, mi pettinai i capelli, mi misi le scarpette e successivamente mi guardai allo specchio. Ero una ragazza abbastanza magra con le forme al punto giusto, avevo la pelle liscia e olivastra, il mio viso era incorniciato da capelli, lunghi fino a più di metà schiena bruni con riflessi biondi che in quel caso avevo deciso di lasciare sciolti e i miei occhi erano color oceano, forse era per questo che lo amavo così tanto, nonostante io non avessi mai viaggiato.

Brillavano come diamanti alla luce del nuovo giorno che entrava dalla finestra posta poco di fianco allo specchio. Quella finestra era una delle cose che amavo di più della mia stanza. Mi trovavo nella soffitta, alzando lo sguardo avrei potuto vedere le travi di legno passare attraverso la camera per poi andare a nascondersi nel muro. Non era molto grande quel posto, ma era accogliente, e stare lì mi faceva sentire come a casa. Amavo trascorrere il tempo leggendo i libri sulla mia scrivania illuminata, dalla luce della seconda finestra di giorno, o da una piccola candela di sera, oppure adoravo anche starmene seduta di fronte alla finestra accanto allo specchio, sotto la quale avevo deciso di porre un'amabile divanetto, e guardare le persone e i carri trainati dai cavalli che passavano due piani sotto di me, era divertente vedere le buffe facce della gente mezza addormentata appena sveglia al mattino presto.

Belburn era una città marittima, una colonia spagnola precisamente, la cui economia si basava più che altro sulla pesca e sugli affari via mare. In quel posto per permetterti la comodità dovevi lavorare come venditore o guardia reale, altrimenti potevi finire nella parte ovest della città, dove per strada si vedevano ratti, e anche nel bel mezzo del giorno potevi incontrare gente ubriaca che passava tranquillamente per le strade barcollando. Chi si ritrovava , lì la maggior parte delle volte, finiva per lavorare illegalmente oppure, se andava di lusso, a lavorare in un pub, dove richiedevano principalmente donne e il perché non è poi così impensabile. Chi amava il gusto del rischio solitamente si univa invece a qualche ciurma pirata e dopo che veniva catturato dalle guardie reali, l'unica cosa che avrebbe rivisto sarebbe stata la forca in piazza. Grazie all'agio che c'eravamo potuti permettere per via del fatto che avevamo avuto una guardia reale in famiglia noi abitavamo nella parte ad est, non troppo lontano dal mare. Dalle nostre finestre se alzavi lo sguardo potevi addirittura vedere la lontanissima dimora del re, una delle tante perlomeno.

Scesi le scale di fretta, quasi cadendo e come previsto quando arrivai in salotto trovai tutti i miei parenti, che poi non erano così tanti, vestiti per bene. Non a tutte le famiglie di quell'epoca importava festeggiare i compleanni, ma alla mia sì, forse anche troppo. Soprattutto perché era il mio 18esimo compleanno e questo per loro significava solo una cosa, il mio ingresso in società. Presto mi sarei dovuta trovare un fidanzato che poi sarebbe diventato mio marito. Ma all'amore neanche ci pensavo in quel momento, prima di trovare un uomo dovevo riuscire a trovare me stessa. Qualcuno della famiglia tempo addietro già aveva provato ad accennarmi questo discorso, cercando di creare una specie di matrimonio combinato, mi avevano già proposto il figlio di una guardia reale amica di mia zia, niente contro quel ragazzo, ma l'idea di sposarmi a diciott'anni, con una persona che non conoscevo minimamente, mi metteva in ansia e così mi rifiutai e mi lamentai finché mia zia non la smise di cercarmi marito.

Mia mamma e mia sorella si trovavano in cucina, stavano preparando da mangiare per pranzo con la cuoca, mia nonna stava discutendo con mio nonno su qualcosa, ma inizialmente non ci feci caso, mia zia e mio zio materni, invece, si trovavano al centro dalla stanza e quando mi videro mi vennero ad abbracciare, iniziando a parlare di mariti, amicizie e cultura. Mia cugina Emilie, nonché migliore amica mi saltò addosso e per poco non mi fece cadere. Tutti erano in quella stanza, tutti tranne Lui.

- spazio autrice -

Scoprirà Lucy i grandi segreti che gli vengono nascosti? Riuscirà finalmente a trovare chi tanto attende alla sua festa?

Vi è piaciuto come primo capitolo? Siete interessati a sapere come continuerà? Ci saranno molte sorprese.

I'll find you - |Ti troverò|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora