4° Capitolo: Incertezze

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Mi girai pronta a insultare subito colui o colei che mi stava tenendo per il braccio, era un gesto scorbutico e per nulla signorile, quando poi capii che si trattava di Jack. "Ti credo" disse prima che io potessi aprir bocca "ma voglio venire con te".

"Non se ne parla. Perché dovresti?" chiesi confusa. Confusa dalle ultime 3 ore della mia esistenza, avrei voluto aggiungere.

"Perché non voglio lasciarti andare da sola e perché hai bisogno di qualcuno che ti aiuti, i pirati non sono molto amichevoli sai, soprattutto con le donne e con chi non sa difendersi. E tu non sai neanche prendere in mano una spada che io sappia" disse con aria di superiorità. "Ah perché tu si?"dissi io sfidandolo. "Spade no, ma coltelli, quelli si" disse sogghignando.

Per la seconda volta in meno di un'ora diventai rossa in volto. Non solo per l'imbarazzo del fatto che Jack voleva venire con me per non lasciarmi girovagare da sola, ma anche per la rabbia del fatto che lui pensasse che io non me la potessi cavare da sola. Mi dava fastidio però che non avesse del tutto torto, non avrei saputo difendermi, non ho mai tenuto una spada in mano, non sono davvero la figlia di mio padre. Però, ed era stupido lo so, anche se non avevo mai preso in mano una spada vera, ero certa che in qualche modo me la sarei cavata, e che sarei stata capace di auto proteggermi, in un modo o nell'altro. Non ero una delle solite ragazzine della mia età, che non muoveva un dito per paura di rovinarsi il vestito o l'immagine, e che aveva bisogno di un ragazzo che le venisse a salvare, una guardia reale magari. Ero totalmente differente e lo avrei fatto capire anche a Jack. Ero cambiata molto dall'ultima volta che avevamo passato del tempo insieme. Ero autonoma, non in tutto, ma ero autonoma, anche se io stessa sognavo di trovare qualcuno che semplicemente mi capisse. Non perché ero troppo fragile ma perché a volte anche io avevo bisogno di affetto e di quella protezione paterna che non avevo mai ricevuto.

"Pensi che io non possa proteggermi?" dissi più infuriata che mai, togliendo bruscamente la sua mano dal mio polso.

"Non sto dicendo questo" disse lui, come se io fossi una bambina stupida che aveva bisogno di spiegazioni ad ogni cosa. Stavo nuovamente per andarmene quando lui mi bloccò per la seconda volta.

"Senti, fammi venire con te. Non ti darò fastidio. Sono rinchiuso qui da quando ero piccolo a lavorare con mio padre. Voglio un'avventura, voglio essere un ragazzo come gli altri, voglio divertirmi e fare pazzie come quando eravamo bambini" disse lui abbassando la testa.

Mi intenerii a quella frase e quindi decisi di accettare, nonostante mi avesse fatto innervosire la sua richiesta. Forse fare un tuffo nel passato partendo con lui in questa avventura non era poi una così brutta idea e, infondo infondo, ammettevo a me stessa che sarebbe potuto essere d'aiuto. Però questa non era una pazzia adolescenziale e nemmeno una bella avventura, era una cosa pericolosa.

"Okay. Puoi venire con me" dissi io roteando leggermente gli occhi all'insù mentre lui alzò lo sguardo incominciando a sorridere.

[...]

Passammo tutta la camminata dal centro al porto in silenzio, non mi giravo a controllare se Jack fosse ancora dietro di me, mi bastava sentire i suoi passi. Quando arrivammo a destinazione, però, successe una cosa che non mi piacque affatto. Il porto era pieno di guardie reali, e non so per quale motivo vi era una legge attaccata alla staccionata che divideva il porto dal luogo dove eravamo noi, che io non avevo mai visto prima: "I gentiluomini, che non sono  in possesso di una nave o di un lavoro da svolgersi necessariamente al porto, dovranno entrare accompagnati. Le donne sono vietate". 
A quanto pare ero tranquillamente matura per una proposta di matrimonio a soli diciotto anni ma non per entrare in un porto essendo donna, forse quella legge era stata emanata perché dentro al porto c'era un edificio che portava ai sotterranei dove si trovavano delle celle, questo tutti lo sapevano in città. Era dove portavano i pirati, il posto più vicino per imprigionarli. Avevano paura che qualcuno andasse a liberarli, e so che per donne intendevano anche streghe. Gli uomini masochisti avevano iniziato a nascondere il loro timore verso noi donne nominandoci come esseri mostruosi, così avevano il diritto di provare paura.

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