14° Capitolo: Il suo profumo

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"Quindi ora ci credi?" chiese Jack.

"Si" rispose Walter "ma non so cosa fare per aiutarti bambina" nella sua voce non trovavo più quell'amarezza che invece prima si notava in ogni frase che usciva dalla sua bocca.

"Tienimi sulla tua nave e partiamo alla ricerca di mio padre, io posso aiutarvi" chiesi io supplicandolo.

"Sono 17 anni che proviamo a cercarlo e siamo in 21 pirati, non credo che due ragazzi giovani come voi in più possano cambiare le cose" rispose lui e aveva ragione, noi non avremmo fatto la differenza, ma io non avevo intenzione di arrendermi e sapevo che qualcosa sarebbe cambiato, doveva cambiare.

"Riproviamoci lo stesso, e se non lo troveremo in ogni caso ci abbiamo riprovato, ma ti supplico, cerchiamolo" chiesi io cercando di convincerlo, ma la sua faccia sembrava tutt'altro che convinta. "Senti, io non so che rapporti avessi tu con mio padre ma io voglio conoscere quell'uomo" enunciai poi pensando che forse c'erano ragioni più grandi di cui non ero a conoscenza che lo obbligavano a negare.

"Credi che sia perché non avevo un buon rapporto con tuo padre che non voglio più cercarlo?" esclamò lui, sul suo volto stava tornando la faccia di disprezzo che aveva avuto fino a poco prima. "Dimmelo tu" dissi io sfidandolo con lo sguardo proprio come stava facendo lui con me.

"Io volevo bene a tuo padre, nonostante le voci che girano di noi pirati abbiamo dei sentimenti, e lui per me era come un fratello, ma dopo 17 anni di ricerche e dopo aver setacciato quasi tutte le isole di questo pianeta, ho perso la speranza di trovarlo" disse lui allora. Persi le speranze anche io, non sapevo più cosa fare, così, decisi di provare a convincerlo in un'altra maniera. Mi incamminai verso la porta mimando un "vieni" a Jack che era rimasto zitto a guardare tutta la scena.

"Dove hai intenzione di andare?" mi disse Walter piano, cercando di non scomporsi come aveva fatto poco prima.

"A cercare qualcun altro che mi aiuti a fare questo lavoro perché si vede che voi non ne siete all'altezza" risposi io con sfacciataggine. Lo vidi pensare per diversi secondi così decisi di avvicinarmi alla corda da dove eravamo saliti fino a quando non lo sentii dire "Solo noi possiamo essere all'altezza del nostro capitano, nessuno oltre noi potrà aiutarti, perciò fatti dire dagli altri dove si trova il tuo ripostiglio e partiamo alla ricerca di tuo padre" disse con faccia seria rientrando poi nella stanzetta dalla quale eravamo usciti prima. Ero sempre più convinta del fatto che quell'uomo fosse veramente lunatico, passava dall'essere felice ad essere la persona più seria sulla nave in pochi secondi, e ci avevo parlato solo per pochi minuti.

Trattenni un sorriso poiché i pirati erano davanti a noi, avendo visto loro tutta la scena, ma ero contenta di essere riuscita nel mio intento, ero un abile manipolatrice di persone.

"Sei un genio" mi sussurrò Jack all'orecchio e io in tutta risposta gli sorrisi soddisfatta.

Ad un certo punto un pirata che aveva da poco parlato con Walter ci disse "Venite vi faccio vedere dove dormirete questa notte" e poi si incamminò verso una piattaforma che si trovava al centro della nave.

Scendemmo allora per una botola attraverso delle ripide scale, alla fine ci trovammo davanti ad un corridoio e due porte, quella di sinistra portava ad una stanza nella quale dormiva, come ci disse il pirata, tutta la ciurma e dove avrebbe dormito Jack. La stanza era piena di amache di vari tessuti appese al soffitto, tutte e 4 le pareti, soffitto e pavimento compresi, erano fatte rigorosamente di legno scuro, lo stesso che si vedeva esternamente. Al centro si trovava un tavolo dove solo dopo capii che era dove i pirati mangiavano tutti insieme, la porta a destra invece portava ad una stanza singola, non era poi così grande ma la trovavo veramente accogliente.

"Questa era la stanza del nostro capitano...t-tuo padre" disse allora il pirata che ci aveva accompagnato, balbettò a dire quelle parole, forse per l'insicurezza sul fatto che queste fossero vere o forse soltanto per la sorpresa di questa notizia inaspettata. Sarei stata probabilmente la prima donna ad entrare in una ciurma di pirati, e la cosa non mi sarebbe dispiaciuta affatto se loro non fossero stati ladri, mi chiesi allora in quale modo mia madre si innamorò di lui.

Entrai nella stanza subito dopo che il pirata lasciò me e Jack soli.

"Io ti...ti lascio sola" Jack capiva molto bene le persone, aveva capito che in quel momento volevo stare sola nella stanza di mio padre. Quando anche lui se ne andò iniziai a osservare attentamente la stanza. Su un lato, appoggiato al muro, si trovava un lettino non tanto grande, passando sfiorai con la mano il tessuto delle coperte, rosse, calde e morbide. Mi sedetti su queste, presi il cuscino che si trovava sul letto e lo annusai, con mia sorpresa trovai un buon profumo che pensai potesse essere quello del capitano, nonostante lui fosse stato assente tanti anni. Quella stanza doveva essere rimasta chiusa. Il cuscino sapeva di mela verde e tabacco e ad annusarlo mi sembrò quasi di sentire un odore famigliare ma allo stesso tempo totalmente nuovo.

Mi alzai poi a vedere i libri che si trovavano su una mensola sopra il letto, su questa vi era un mini modellino della nave sulla quale mi trovavo e dei libri. Iniziai a leggerne i titoli, molti parlavano di pirateria ma rimasi stupita a leggere "Le storie di una nave". Quello era uno dei miei libri preferiti, la mamma me lo leggeva sempre quando ero piccolina. La notte, infatti, prima di andare a dormire, era tradizione che lei mi leggesse qualche libro, e quello era il preferito di entrambe. Solo in quel momento capii del perché me lo leggesse tutte le volte, probabilmente era per avere un suo ricordo, piangeva tutte le volte che arrivava alla fine del libro, come quando ti svegli e ti accorgi che era tutto solo un sogno bellissimo o come quando arrivi alla fine di un qualcosa e non vuoi che finisca e speri che duri ancora e ancora fino all'infinito. Gli mancava Jhon.

Nella parete difronte, invece, vi era un mobile simile ad un armadio, lo aprii e ne trovai molti vestiti, annusandoli avevano lo stesso profumo di mela verde e tabacco del cuscino, capii che erano i suoi.

Decisi che era ora di cambiarmi, il vestito iniziava ad essere ingombrante e anche il cappotto. Mi dovevo adattare alla situazione. Chiusi perciò bene a chiave la porta assicurandomi che nessuno potesse entrare e con molta fatica cercai di togliermi da sola il vestito, era un'impresa più che impossibile, perciò in quale punto qua e là decisi di strapparlo direttamente.  Il corsetto fu la parte più complicata ma quando lo tolsi sentii il mio petto riempirsi finalmente di aria, mi sentivo libera. Presi un paio di pantaloni dall'armadio, li scossi più volte, un po' per far scendere la polvere accumulata. Poi me li infilai e iniziai ad arrotolarli alle caviglie in modo da evitare di perderli mettendo anche una cintura che li teneva ben stretti, essendo questi troppo grandi. Presi poi anche una camicia e la indossai, mi era veramente grande, mi arrivava alle ginocchia, perciò una volta chiusi alcuni bottoni alla fine feci un nodo a lato per accorciarla, infine mi acconciai i capelli in modo da non averli tutti cadenti sulle spalle. Avevo indosso il suo profumo e questa cosa mi fece sentire come a casa. Una casa che non avevo mai conosciuto.


- spazio autrice -

Buongiorno o buonasera dipende da quando leggerete questo capitolo haha

Siamo arrivati al punto della storia in cui abbiamo già conosciuto abbastanza personaggi da potervi chiedere quale per ora è il vostro preferito? In quale voi riporreste la vostra fiducia?

I'll find you - |Ti troverò|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora