Mi risvegliai aprendo gli occhi mano a mano e mi spaventai quando vidi di non essere a casa mia e nemmeno ancora sulla ghiaia del vialetto. Aprii per bene gli occhi, la luce del sole entrava dalla finestra e illuminava fiocamente la stanza in cui mi trovavo. Dai raggi del sole ancora splendenti, capii che non ero svenuta per molto tempo. Mi guardai intorno, ero sdraiata su un letto color azzurro, dalle lenzuola morbide, nella parete di fronte a me c'era una scrivania con diversi fogli sopra, messi in disordine, molti libri e un porta matite che era pieno di cancelleria di vario genere. Girandomi a destra invece riuscii a vedere un armadio semi aperto da cui si scorgeva un grande disordine all'interno. Le pareti della camera erano di corteccia scura che rendeva la stanza un luogo simile ad un bosco e io adoravo i boschi, non quanto adoravo il mare però. Mi faceva male la testa e tutto in torno a me sembrava girare, forse non mi sarei dovuta alzare così di scatto, ma non avevo tempo. Dovevo essere cosciente prima del ritorno dell'uomo che mi aveva portato qui, poteva essere chiunque e io dovevo andarmene, ma ancora dovevo capire io stessa dove mi trovavo. Mi guardai i piedi, mi facevano male dopo la caduta, molto probabilmente a causa delle scarpette che non avevo più indosso, mi passò per la testa l'idea di essere finita a casa di un ladro o peggio ancora di un maniaco.
Per questo quando sentii la porta aprirsi feci finta di dormire. Sentii i passi svelti di una persona avvicinarsi al letto sul quale ero e sedervisi sopra procurando lo scricchiolo delle assi.
"Lucy, sveglia" disse quella persona scuotendomi leggermente dalle gambe. Beh dalla voce non sembrava un maniaco, e in più conosceva anche il mio nome.A quel punto feci finta di svegliarmi, ero stata molto credibile, avrei dovuto iniziare a fare l'attrice a teatro. Mi sedetti sul letto e misi a fuoco la persona che era davanti a me, era Jack, un mio vecchio compagno che non vedevo da molto tempo, aveva lasciato la scuola per aiutare suo padre dentro la macelleria di famiglia a circa quattordici anni, ma nonostante ciò, pensavo che fosse un ragazzo molto intelligente e tutti i libri che si trovavano in camera sua ne erano la riprova. Da piccoli eravamo abbastanza amici, a volte passavamo il nostro tempo libero insieme, leggendo libri o andando a disturbare il suo vicino di casa che lavorava ad un frutteto. Anche Emilie lo conosceva, c'è stato un periodo nella quale mezza città ci odiava perché combinavamo sempre guai. Però poi, quando siamo cresciuti e lui abbandonò la scuola, l'unica volta in cui lo rividi fu quando un giorno accompagnai mia mamma alla macelleria. Quella volta fu imbarazzante rivederlo, ma mai quanto questa, in cui mi trovavo senza scarpe e sdraiata sul letto di camera sua senza neanche sapere come ci fossi finita.
Era cambiato molto da quell'ultima volta, me lo ricordavo bassetto e goffo, ogni volta che camminava e aveva dei libri in mano puntualmente gli cadevano. Molti ragazzini a quei tempi lo prendevano in giro e quando succedeva in presenza mia e di Emilie, diventavamo come delle furie. Ma ora avevo davanti un ragazzo alto, che mi sorrideva, con occhi marroni e capelli biondo cenere che gli ricadevano sulla fronte scompigliati, formando quasi dei piccoli boccoli, come quando era bambino. La sua pelle era scura, tanto da farlo sembrare abbronzato. Aveva una camicia a maniche lunghe, che faceva intravedere i bicipiti accennati, un paio di pantaloni neri e degli stivali che arrivavano fino a poco sotto il ginocchio, al braccio portava un braccialetto di cuoio. Notai poco dopo che, vicino a quel bracciale, se ne trovava un altro fatto da quello che sembrava spago colorato di nero, mi ricordai allora che, ai tempi, lo avevamo anche io e Emilie, era un segno della nostra amicizia in qualche modo. Mi stupii che lui lo avesse ancora, io e Emilie dopo la lite che avevamo avuto con lui, ossia dopo aver saputo che avrebbe lasciato la scuola e non sarebbe potuto uscire più con noi, lo avevamo tagliato e buttato da qualche parte, mi sentii in colpa.
A vederlo, diventai rossa per l'imbarazzo, erano strano averlo davanti ai miei occhi cresciuto. E l'unica cosa che riuscii a dire fu: "Grazie Jack per la tua ospitalità e per l'aiuto ma ora d-devo proprio andare " tentai di alzarmi barcollando un po' dal letto, ma lui mi bloccò con un braccio facendomi risedere su di esso.
"Dove credi di andare? Grazie Jack dell'aiuto e arrivederci?" disse con voce calma.
"Ehm..." non potevo dirgli che stavo scappando da casa così iniziai a mentire "a casa"
"Bhe, sei appena svenuta e hai preso un colpo forte alla testa quindi, ti accompagno..." disse, era rimasto sempre il vecchio Jack gentile con tutti.
"Si, cioè no, posso farcela da sola." dissi io. Dove era finita tutta la mia bravura da attrice?! "E a tal proposito, fai così con tutte le ragazze che ti svengono davanti agli occhi? Le porti sul tuo letto?" cambiai discorso mentre mi avvicinavo sempre di più allo stipite della porta barcollando.
"So che stai mentendo Lucy" disse lui fissandomi negli occhi ed evitando l'ultima parte del mio discorso, era da tanto che non sentivo il mio nome pronunciato da lui e questo faceva strano.
Sbuffai. Decisi di arrendermi e digli tutto sperando che non avrebbe riferito parola alla mia famiglia, ma a quel punto o sarei già stata a casa o già si sarebbero accorti della mia assenza. "Ti dirò la verità" dissi, e lui mi guardò sorridendo, felice, immagino, poiché mi stavo per confidare con lui. Alcuni uomini, a volte, sanno essere più pettegoli delle donne.
"Sono scappata di casa, sto partendo per una, se così si può chiamare, missione" dissi velocemente e tutto d'un fiato. "Privata" aggiunsi "molto privata"
"Del tipo? Devi andare ancora a fare qualche scherzo a quel vicino con Emilie di nascosto?" chiese lui curioso.
"No, non siamo più bambine. Sto partendo per andare a cercare mio padre, ho scoperto la sua vera identità e ora più che mai voglio andare a conoscerlo" dissi seria, sedendomi di nuovo sul letto, mentre lui si mise a ridere a crepapelle. Non so perché gli dissi la verità, era stata una scelta stupida e azzardata, ma avevo bisogno di parlarne con qualcuno. Anche se con questo qualcuno non parlavo da anni. Continuò a sogghignare. Che aveva da ridere in quel momento? Ero diventata per caso una attrice comica?
"Bella battuta Lucy, ora alzati che ti porto a casa" disse tornando serio, alzandosi e porgendomi una mano. Da vero gentiluomo, da Jack.
"Non è una battuta, sono seria, mio padre è il pirata John Jackson" dissi io cercando di farmi credere. Poi sbarrai gli occhi e mi schiaffeggiai la mente. Che idea stupida. Dire di essere figlia di uno dei peggiori pirati del mondo. Ma dirlo ad alta voce mi aiutava a crederci un pochino di più.
Lui mi guardò silenzioso, pensai di averlo convinto ma poi vidi un velo di preoccupazione sul suo volto come se avessi qualche grave problema irrisolvibile, con una mano mi accarezzò il viso spostandomi un riccio ribelle dietro i capelli.
"Devi averlo preso forte quel colpo in testa" disse poi sorridendo, quasi dolcemente, inclinando la testa leggermente di lato come si fa quando si guardano i bambini e accarezzandomi con una mano una guancia delicatamente.
Bruscamente tolsi la sua mano dal mio viso e stufa me ne andai, rimettendomi prima le scarpette che si trovavano alla base del letto e prendendo il mio mantello che era appeso all'attaccapanni. Uscii dalla porta cercando di non farmi vedere da qualche suo familiare e mi diressi verso il porto, ma poco prima di arrivarci sentii una mano prendermi il polso.
- spazio autrice -
Chi sarà la persona che ferma Lucy trattenendola per il polso? Forse erano usciti a cercarla?
Sono curiosa di sapere i vostri pareri su Jack, come lo trovate caratterialmente? Come ve lo immaginate nei particolari esteriormente? Sarà uno di cui ci si può fidare? Manterrà il segreto di Lucy?
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I'll find you - |Ti troverò|
AdventureLucy scopre di aver vissuto in un mondo di segreti, e che tutto ciò a cui aveva creduto prima era una bugia. Non comunemente a tutte le altre, lei è una ragazza forte e determinata ma fragile per il suo passato e specialmente per l'amore che ha pers...