Survival

294 19 17
                                    

Non so come ma sono ancora viva. Almeno finché i genitori dello sconosciuto non manderanno qualche agente segreto a rapirmi e torturarmi.

Non sarò ancora morta, ma scocciata di sicuro: ci hanno messo quattro ore alla centrale. Quattro! Hanno relegato il nostro come caso di minore importanza a quanto pare. Non dico che sia stata un'emergenza d'importanza nazionale, ma altri due minuti e sarebbe diventata emergenza cittadina, comunale o come caspio si chiami; avrei raso al suolo quel posto, più asettico di un ospedale.

Ma la vita è ingiusta e mia madre è arrivata proprio quando le idee che avevo in testa si facevano sempre più pericolose ed interessanti. La mente di una persona abituata a sognare ad occhi aperti può immaginare di costruire un bazooka partendo da delle forbici e un estintore.

Se poi sia realizzabile o meno, beh, è l'intenzione che conta. Sopratutto dopo aver incrociato per cinque secondi il mio "compare". La nostra conversazione si traduce in un infuriato:

"You, you are fucking crazy! Get out of here and leave me alone, now!".

E nella mia sarcastica quanto brillante risposta altrettanto infuriata:

"And you... how can I say... you do puffete! Sparisci, if you prefer. Adios, desconocido! Bye bye!". Non so, forse ho assunto della droga senza saperlo, stamattina.

Ovviamente alla fine ho saltato completamente il giorno di scuola, mi sono comunque arrivati un'infinità di messaggi per sapere cosa sia successo e mia madre mi ha quasi uccisa. Ma l'importante è il quasi, no?

Si è portata dietro la mia sorellina, che ora gongola fastidiosamente. Potrà usare questa vicenda come termine di paragone per tutti i prossimi guai che combinerà; già la vedo farsi i calcoli in quella sua testa da pallavolista. Non potrà combinarne una più grossa della mia, almeno non subito, dunque non vede l'ora di testare la scusa: "Ma vogliamo parlare di quello che ha fatto quella lì la settimana scorsa?!".

Uff. Visto che le piace tanto la pallavolo perché non è andata ad allenamento, che ha subito dopo scuola?!

Il suo sorrisetto mi da la risposta più che scontata. Un'ora e mezza di sudore che non ha voglia di fare nonostante oggi sia anche uscita prima dalle lezioni, oppure vedere la sorella perfetta alla polizia per un ragazzo?

Non c'è nemmeno bisogno di rispondere.

Il silenzio della mamma invece mi inquieta molto; tra pochi giorni festeggio il diciottesimo, quindi non so se si stia contenendo o se stia solo risparmiando le forze per quando supereremo la porta di casa.

Ma anche una volta arrivate lì, scena muta; va in camera e chiude la porta.

"Mi sa che l'hai davvero combinata grossa. In caso te ne debba andare di casa, che tanto sei maggiorenne ormai, con enorme dispiacere accoglierò la tua camera!".

"Serpe".

"Verde, lol. Fammi sapere quando inizia la sfuriata, così mi appunto i vantaggi che potrò trarne. Baci!". Vola anche lei in camera lanciandomi un occhiolino ed io le rispondo con l'ennesima occhiataccia. Dopo aver guardato male tutta la mattinata tutte le persone che mi stavano intorno, credo che sortiscano un po' meno effetto.

Non saranno più letali e da "non trovarsi sulla loro traiettoria per nulla al mondo", come le descrivono Gaia e Mig, però ormai sono entrata nel mood.

Mentre sono persa nei miei pensieri, il rumore della porta di casa che si apre mi fa sobbalzare. Allo stesso tempo, proprio mentre papà mette piede in casa, mamma si degna di uscire dalla stanza.

La regina di ghiaccio e di fuoco- perché quando è arrabbiata nulla è impossibile per lei-, colei che mi ha tramandato il gene occhiatacce, la suprema, è uscita. Ed è entrato anche lo zuccherino che è papà, ma su di lui conto semplicemente per una sfuriata più leggera.

The Show Must Go On Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora