Once upon a time...

98 9 0
                                    

Inizialmente, avevo in mente un altro tipo di scena per la parte in cui Teo li rapisce; è un'idea di molto tempo fa, quando ancora dovevo costruire bene il personaggio ed il carattere del cattivo, quindi forse lo troverete un po' diverso. Anche perché l'idea originale prevedeva che fosse scritto dal punto di vista di Mary, cosa che poi non è stata. Non ha ancora quel tocco inquietante che ho amato mettere successivamente.

Comunque, ho pensato di inserirla, come ultimo bonus a conclusione di questo libro.

È in un capitolo dove ho messo tutte le idee per la storia, ed alcune che non sono riuscita a sviluppare che andranno nel prossimo, ma questa in particolare era una scena che avevo programmato dall'inizio, solo che poi l'ho cambiata. (Quindi non confondetevi, è l'altra quella ufficiale, questa è solo la bozza originale ed iniziale).


 (Quindi non confondetevi, è l'altra quella ufficiale, questa è solo la bozza originale ed iniziale)

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.




I due colpi risuonano nell'ambiente buio e sento una persona vicino a me sussultare e accasciarsi per terra, trascinandomi con sé. Spaventata, cerco di capire chi sia la figura e se sia stata colpita, ma prima che possa muovermi vengo fermata da un sussurro indistinto. La mascherina. Vedo nella penombra il contorno della figura togliersi di quell'impiccio per poi riaccasciarsi, stanca, per terra.

"Fai finta di essere stata colpita. Tossisci come se fossi in fin di vita. Quando ti dico ferma, fingi di essere morta". Ora riconosco la voce: è Gaia. Non capisco... vuole che finga come sta facendo lei? Lui ha comunque una pistola tra le mani, e non so ancora quanti colpi.

"Fa come ti ho detto!". Ripete Gaia, stringendomi la mano disperatamente. Mi guardo intorno. Le figure di Tom e Sara sono ancora appoggiate al muro, svenute, e non ci sono aiuti in arrivo. La mia amica mi da un pizzicotto sul braccio dolorante, facendomi gemere: se non faccio come dice lei, comunque me lo farà fare a modo suo. Messaggio arrivato.

Inizio a tossicchiare mentre i suoni dei passi del ragazzo riecheggiano come dei rintocchi che mi separano dalla morte. Gaia ora stringe forte il braccio, facendomi emettere versi di vero e brutale dolore. Poi, come in una danza della morte con i ballerini perfettamente coordinati, i passi si arrestano poco distanti da noi e lei allenta la presa sul braccio, ora poggiandoci solo la mano sopra. Questo... è questo lo stop? Non sapendo che fare, giro la testa in modo tale che i capelli mi coprano parte del viso, e cerco di respirare il meno possibile.

"Ah! Dov'è quella maledetta!". Il ragazzo impreca mentre cerca qualcosa, e Gaia sembra cogliere al volo l'opportunità. Sento il debole fruscio dei suoi abiti che si spostano e immagino che ritorni verso il muro. Non posso biasimarla... non avrei fatto lo stesso nella sua situazione?

Nonostante tutto, mi sento così sola ora.

Lui emette un verso di esclamazione e un attimo dopo un lampo di luce m'incendia la poca visuale che ho con la copertura dei capelli. Mi affretto a chiudere gli occhi; ha una torcia.

Probabilmente vedendomi accasciata lì, per terra, come morta, si mette a ridere. Ovvio. Chi mai ci avrebbe creduto?

"Sorella, non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando si sveglierà e la vedrà. Con te, ovviamente. Sarà un bello spettacolo da lassù?- non riesco a capire le sue parole, a seguire il discorso che le lega, ma improvvisamente sento tantissimo freddo sulla schiena, come se riuscissi a percepire il suo sguardo omicida percorrere la mia figura fintamente morta- L'amore che muore... poetico, non trovi? Le regine scambiate, scacco al re. è ora che l'alfiere fedele se ne vada". Prima che riesca a capire cosa stia dicendo, sento un altro sparo, così vicino che per un lungo istante ho la fasulla sensazione di essere stata colpita davvero, stavolta.

Sento un tonfo e un oggetto metallico che cadono, vicinissimi a me.

Non ci credo, non può... non oso muovermi. Gaia non parla e nemmeno io, per un tempo infinito. Non diciamo niente nemmeno quando sentiamo i respiri affannati dei due che riprendono conoscenza. Solo quando Tom, impaurito, inizia a chiamarmi, finalmente rispondo:

"Sono qui". Lentamente, apro gli occhi ed individuo la torcia ancora accesa a poca distanza da me. Vicino c'è un piede che calza grandi scarponi da montagna. Non oso percorrere la figura con gli occhi e vado subito verso Tom, che mi accoglie a braccia aperte.

Mentre mi sussurra che è finita, è finita per davvero, finalmente riesco a rendermene conto: è morto. Non ci farà più del male. La sua vendetta si è trasformata in polvere con lui. Ironia, aveva detto. Già. La sua morte è proprio ironica per quanto futile.

Non è riuscito a farci male. Almeno, non troppo.

Inizio a piangere, facendo finalmente uscire tutto lo spavento e la frustrazione da me; sia Tom che Sara mi seguono a ruota.

All'improvviso, un rantolo dietro di noi ci fa sobbalzare; è ancora vivo? In un istante, ripiombo in quell'oscuro incubo, che si fa più tetro quando Tom punta il fascio di luce sul suicida. La sua immobilità, la scompostezza della figura, hanno qualcosa di innaturale. Sembra davvero morto.

Poi Tom sposta la luce, percorrendo la parete della stanza con la torcia; è allora che la vediamo. Gaia è seduta contro il pavimento, con la mano imbrattata di sangue e gli occhi chiusi. Ci fiondiamo da lei e, da lì, diventa tutto confuso. Sento le nostre urla, Tom che preme sulla ferita, Sara che va ad aprire la porta; veniamo finalmente inondati di luce e la torcia viene buttata via, ancora accesa, come un giocattolo abbandonato da un bambino capriccioso.

Sento qualcuno che mi scuote e finalmente il fischio nelle orecchie si abbassa, permettendomi di tornare alla realtà. Tom mi sta guardando con occhi velati di panico mentre da fuori il vociare della città grida speranza e salvezza.

"Esci e chiedi aiuto! Mary! Go!". Mi alzo ed esco a ruota dietro Sara, abituandomi pian piano alla luce solare. Siamo in città, un cancello che ci separa dal fiume; a giudicare dal tratto, vicino Castelvecchio?

Maledetto. Ci teneva in una stupidissima camera insonorizzata.

Cerco di riscuotermi dal panico e dalla rabbia e, seguendo l'esempio di Sara, inizio anche io ad urlare.

"Aiuto! Aiuto!". Un capannello di persone ha già iniziato a radunarsi e noto che molti, alla nostra vista, sbarrano gli occhi e fanno passi indietro. Mi guardo. Ho sangue, tanto sangue sulla manica; è di Gaia? O è... di lui? Rabbrividisco pensando a come mi senta sporca in questo momento.

"C'è una persona ferita! Chiamate un'ambulanza! Un'ambulanza!". Sara è decisamente più lucida di me che, al momento, riesco a chiamare solo aiuto.

Bastardo. Ha colpito la mia amica.

Vedo cellulari alzarsi a chiamare, mentre alcuni più di nascosto filmano. Non ce la faccio, non riesco a reggere una cosa del genere. Torno dentro con passo tremante e guardo Tom che tiene premuto sulla ferita.

"Tranquilla. She will not die. She had yet to give me revenge... do you know how many tricks she played on me?". Ridacchia, ma subito dopo gli scappa un singhiozzo.

"I soccorsi arriveranno tra poco". Dico, atona. Sto passando da uno stato emotivo all'altro, non sapendo bene cosa fare o come comportarmi. Non so nemmeno cosa devo sentire, o se devo sentire qualcosa.

Ci guardiamo negli occhi, e mi viene di nuovo da piangere.

Devono fare presto.




Questa direi che è davvero la fine. Ragazzx, alla prossima!

Ciau,

Tiger.

The Show Must Go On Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora