If I Die Young

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Quando entro nell'ospedale, l'unica guida è un messaggio di Raf, arrivato molto tempo dopo la chiamata. Ho provato a richiamarlo, ma non ha risposto.

Piangeva. Sono così preoccupata per Monica, ma anche per lui e le lacrime che ho sentito.

Cerco di capire dove andare, ma le indicazioni che mi ha dato non mi sono molto d'aiuto; non so dove sia il reparto che ha detto, né tantomeno quale sia la stanza. Aspetta, aspetta Mary. Rifletti, con calma. Il banco informazioni, o come cavolo si chiama. Torna indietro, all'entrata.

Corro a chiedere informazioni e la donna dietro al bancone mi dà qualche indicazione vaga, ed io inizio a correre per dove mi ha indicato, un unico ritornello nella testa, che si ripete come un mantra: fa che stia bene, fa che stia bene, fa che stia bene.

Il telefono vibra nella mia mano mentre salgo di corsa le scale, troppo preoccupata per prendere l'ascensore, e gli do un'occhiata per vedere se è Raf; appena vedo il nome di Tom lampeggiare, chiudo la chiamata. Non è il momento, dannazione!

Dopo più di un'ora, non si è ancora arreso il ragazzo.

Mi fermo all'improvviso, quando vedo Raf in lontananza; appeso al braccio ha uno zainetto rosa e le sue mani si muovono frenetiche e schiocca le dita più e più volte, il corpo che sfiora il muro senza però toccarlo. Sembra pronto a scattare al solo sentire l'arrivo di persone che possano portare qualche notizia. Mi avvicino e lo raggiungo, mettendomi dinanzi a lui.

"Come sta? Hanno detto qualcosa di nuovo?".

"N-no...". Continua il movimento frenetico delle mani e, per calmarlo, le prendo tra le sue, fermandolo.

"E tua madre?".

"Hanno... hanno detto che ci vorrà del tempo quindi è già andata a compilare tutti i moduli per il ricovero. Così quando si sveglia può restare sempre al suo fianco. Se n'è andata lei e sei arrivata tu". Abbozza un sorriso, che subito cade a pezzi.

Si appoggia finalmente al muro, le mie mani che ancora tengono ferme le sue, ed inizia a fissare intensamente il soffitto; delle lacrime gli cadono sulle guance, ma le lascio lì. Non mi sembra giusto asciugarle, non dovrebbe essere un mio compito. Penso subito a Chiara, ma poi mi viene in mente la conversazione di stamattina; dovrei avvertirla? Lui l'ha già fatto? Anche per distrarlo, provo a chiedergli qualcosa sulla nostra amica.

"E Chiara? Sa cosa è successo?".

"No... ci siamo lasciati. Non voglio disturbarla con questo". Continua a fissare il soffitto, evitando il mio sguardo già ben consapevole degli eventi accaduti la sera prima. Stupido.

"Disturbarla?! Sai come si sentirà? Vuole bene a Monique quanto me, lo sai bene".

"Non mi sembra giusto chiamarla, tutto qui".

"Ed è per questo che hai chiamato prima me, perché non potevi chiamare lei. Lo posso fare io quindi". Mi guarda senza emettere fiato, ed io inizio a sbloccare lo schermo del telefono; la sua mano si posa sul mio braccio, ed alzo la testa per guardarlo.

"Sicura che vada bene? Dirglielo, intendo".

"Se non lo faccio si scatenerà su di noi l'uragano Chiara, vedi come te lo dico. Una cosa del genere, che abbia rotto con te o meno, la vorrebbe sapere". Senza perdere altro tempo le mando dei messaggi, sperando che li veda a breve; non so quanto debba aspettare perché le tacchette divengano due, la ricezione in questa parte dell'ospedale è davvero pessima.

All'improvviso, dei medici escono dalla stanza, e subito metto giù il cellulare e Raf scatta sull'attenti, ma non ci degnano d'uno sguardo e vanno via di corsa. Raf allora con un improvviso scatto si abbassa e butta le riviste sul tavolino al suo fianco per terra, prima di cadere a sua volta, proprio come una di quelle stupide riviste.

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