Emotion

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Guardo Tom giocare con Monique e il cibo, lei che fa finta di essere la regina della casa, lui il suo ospite onorario. Sono davvero buffi, ma carini: la bambina continua ad offrirgli biscotti al cioccolato e bustine di té, ed ora ne ha il piatto pieno.

Non so cosa mi sia passato per la testa poco fa; passargli una mano tra i capelli? Siamo agli inizi di una traballante relazione e questo mi viene in mente? Lui non ha avuto nessuna reazione al gesto, ed io ho poi lasciato perdere.

Non pensiamoci.

Esco dalla cucina e vado verso la camera dei due fratelli, da dove sento provenire dei singhiozzi. Concentriamoci su Raf, che è meglio. Il nostro bel pomeriggio in compagnia si è improvvisamente trasformato in una sceneggiatura di Hitchcock, con l'entrata in scena di un personaggio cui non voglio nemmeno pensare. Sul serio, quell'uomo è... ah! Eh, ih, oh, uh.

Ho solo insulti in bocca, ma è pur sempre loro padre. Dunque dovrai trattenere le parole gentili nei confronti di quel codardo e... trattieniti, Mary. Trattieniti.

In realtà fino ad un certo punto era andato tutto bene. Io e Miguel siamo arrivati in contemporanea, abbiamo mangiato anche noi un biscotto o due, loro poi si sono messi a giocare come da programma ed io e Monique ci siamo divertite ad incitare, acclamare e fischiare.

Ovviamente la sorellina per fare un dispetto al fratellone, ha preso ogni volta le parti di Miguel. Solita routine tra fratelli.

Poi hanno bussato alla porta, Raf è andato ad aprire e il finimondo è iniziato. Appena Andrea, suo padre, si è presentato davanti a lui.

In realtà all'inizio nessuno di noi aveva capito cosa stesse succedendo. Eravamo tutti impegnati a divertirci, e i due discutevano a voce bassa. Noialtri siamo arrivati quando hanno iniziato ad alzare i toni.

Parlavano di una certa Sonia, della fuga dell'uomo e, sopra ogni altra cosa, Raf continuava a ripetere, più e più volte, come un disco rotto, che non capiva come avesse potuto abbandonare la sorella; non solo quando era scappato, il padre l'aveva lasciata andare ogni volta che non aveva risposto in caso di urgenze, o quando erano in ospedale, o per i soldi di cui erano sempre a corto.

Sentire quelle parole uscire dalla bocca del mio amico, vedere le lacrime che gli rigavano il volto mentre l'uomo che sarebbe dovuto essere suo padre non faceva altro che affrontarlo con una faccia arrogante, mi ha spezzato il cuore.

Mi appoggio alla porta in legno. Mentre i due gridavano ho pensato al mio, di padre, e al rapporto che ho con lui, quel professore pieno d'attenzione per le sue figlie e sempre pronto a scovare ogni singolo errore grammaticale nelle nostre frasi. A come sarebbe la mia famiglia se lui avesse anche solo un grammo del menefreghismo che sembra impregnare il signore Andrea. Non sono nemmeno riuscita ad andare oltre a quel se, perché era un pensiero davvero insopportabile.

Non so come debba essere per Raf vivere questa situazione, anche perché sembra essere del tutto nuova: un po' di mesi fa il padre è improvvisamente scomparso e se la sono dovuti cavare da soli. Da quel che ho capito c'entra questa donna, Sonia.

La porta si apre di botto e ne esce Miguel, tutto sconsolato, facendomi prendere un micro infarto. Anche lui sembra un po' sorpreso di vedermi fuori da quella stanza, ma poi mi dice che Raf mi vuole parlare e se ne va. Io guardo quel ragazzo disteso sul letto, col corpo rivolto verso il soffitto ed un braccio piegato a voler ostinatamente nascondere gli occhi. Non gli dico che non serve celare quelle lacrime. Non gli dico che l'ho sentito piangere. Non ho nemmeno parole di compassione da dargli. Mi siedo sulla sedia vicino la scrivania ed aspetto. Quando inizia a parlare, la sua voce è ferma, a dispetto dei singhiozzi di poco fa.

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