Coincidences

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Secondo antiche favole, la scuola dovrebbe essere un luogo di perdizione, dove tutti i pensieri, le ansie e le paure vengono lasciati fuori per seguire torrenti di parole per ore e ore.

Ma chi l'ha inventata sta leggenda? Una scemenza assoluta! Sarebbe più facile trovare un ippogrifo per strada che togliere il peso della conoscenza dalle mie povere spalle. Sempre ben accetto, specialmente se mi fa conoscere egregi personaggi come Cesare, però comunque pesante.

Siamo già a metà settimana e stamattina, non so bene perché, sono stata assalita dall'ansia. Se prima era la mia ombra, che tenevo ben nascosta dietro di me, oggi io stessa sono l'ansia.

È cominciato tutto ieri pomeriggio, in realtà.  Cioè da quando ho avuto la malsana idea di partecipare al ripassone via Teams organizzato dalla classe. A volte, quando ci sono periodi particolarmente pesanti, lo facciamo per aiutarci a vicenda; i più "bravi" in una certa materia aiutano gli altri a ripassare, e la partecipazione è liberissima. Infatti, mai aderito prima d'ora, lo sapevo che avrei solamente peggiorato la mia ansia! Dunque, tutta colpa mia aver voluto provare proprio ieri ad ascoltare il ripasso di filosofia. C'erano alcune persone, anche tra chi spiegava, così preoccupate per il compito di oggi che mi faceva male solo ascoltarli.

Due. Ore. Di. Alta. Tensione. Peggio di prendersi la scossa.

Poi, stanotte è stata senza sogni: un incubo probabilmente sarebbe stato meglio, specialmente per una come me abituata ad avere la mente sempre attiva e di notte piena di unicorni volanti e attori carini. Quello sì che mi avrebbe tranquillizzato.

Infine, stamattina mi sono volati addosso tutti gli impegni che ho nei prossimi giorni. È stata un'improvvisa doccia fredda, come quegli scherzi estivi in cui ti stai abbrustolendo al sole e l'amico di turno ti bagna col secchiello d'acqua rigorosamente gelata. Solo molto più traumatica.

Il compito di oggi, l'interrogazione cui volevo andare volontaria domani per togliermi scienze, gli allenamenti di quidditch, non aver ancora aperto libro per il compito di fisica di martedì prossimo, le uscite, le cose da fare a casa, la puntata settimanale di Wandavision e il film del sabato da vedere con le mie amiche, la parte con più pathos del libro che sto leggendo lasciata in sospeso da giorni e poi... l'uscita con Stranger, ovviamente.

Nella mia mente, al momento, non riuscirò mai ad incastrare il tutto. È come un enorme puzzle e non riesco a trovare la giusta combinazione dei pezzi. Eppure fino a ieri la conoscevo, tutto sembrava più che perfetto.

Fisso i cancelli della scuola. Miracolosamente, proprio oggi l'autobus era in anticipo e sono tra le poche anime dannate del classico a stare già davanti al liceo. O Azkaban. Per il momento, mi ricorda tanto una prigione.

E i professori chi sarebbero? Le guardie o i dissennatori? Ouch, questa l'ho trovata cattiva io stessa.

"Ehi!". Sento una voce spuntare in modo abbastanza inquietante alle mie spalle, e sobbalzo spaventata.

Girandomi, ho come un dejavù della prima volta che io e Stranger ci siamo incontrati. Quella famosa mattinata in centrale in cui, sono sicura, ci siamo odiati entrambi a vicenda, almeno per un momento.

A ripensarci ora, mi viene da ridere. Sembrano essere passati anni e al contempo un solo giorno, anziché un mese e più.

"Tutto bene?". Mi chiede Raffaele, risvegliandomi dal torrente di pensieri e ricordi.

"Si sì... cioè no... più o meno?". Faccio io. Come si suol dire dai la parola ad una persona stressata, in piena crisi e con un livello di intelligenza temporaneamente basso, e vedrai la confusione che ne ricavi.

"Direi che più o meno ci sta". Ride, senza indagare oltre. Probabilmente lo sa già.

"Lasciamo stare che è meglio. Tu invece?".

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