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C'è silenzio.

Un silenzio che non imbarazza, bensì mette ansia.
Specifico, molta ansia.

Sono rinchiusa nella sua audi nera da ormai quindici minuti e per tutto questo tempo Liam non ha fatto a meno di ridere sotto ai baffi, consapevole del mio stato d'animo e della mia impazienza nel sapere qualsiasi cosa.
Da quando siamo partiti mi ha semplicemente consigliato di indossare una felpa comoda e un paio di pantaloni, anziché il mio stupendo e nuovissimo vestito. Solo questo.

Dove cavolo ci stiamo dirigendo?

«Smettila di muovere quel piede Emy, metti il nervoso pure a me.»
Solo in questo momento mi accorgo che, come ha detto lui, sto facendo rimbalzare il piede su e giù in modo alquanto ossessivo.

«Se mi specificassi qualcosa starei più serena, perché cavolo ci stiamo mettendo così tanto? Mi vuoi far fuori?» spalanco gli occhi, osservando il paesaggio intorno a noi.
Siamo in piena Boston, ma la città è enorme e questa strada ce l'ho poco presente.

«Cazzo mi hai scoperto, ti dovrei ammazzare adesso o rapire in qualche modo? Tu che proponi?» sorride divertito.
Non l'ho mai visto così di buonumore come in quest'ultimo periodo... non so se preoccuparmene o esserne maledettamente felice.

«A questo punto preferisco essere rapita che uccisa su due piedi.» Faccio finta di rabbrividire e i nostri sorrisi si allargano ancor di più, per quanto possibile.

«Be', in effetti chi non vorrebbe essere rapita da Liam Brooks», vaneggia continuando a guidare sereno.

«Bleah... sento puzza di vanità fin da qui», scherzo facendo finta di spostare l'aria con dei cenni della mano.
Vago successivamente lo sguardo per le strade, cercando di riconoscerne alcune, mentre l'ascolto ridacchiare.

È un bellissimo suono.

Proprio in questo instante intercetto il telefono squillare in segno di un messaggio e appena lo leggo mi pento amaramente di averlo fatto.

Da Ric: Tesoro, come te la passi a Boston? Io sono seduto davanti al cesso per quanto ho mangiato. :)

Chiudo un secondo gli occhi, avvertendo un macigno farsi spazio nel mio petto.
Perché mi dispiace... mi dispiace troppo per lui che magari crede in un futuro assieme.

Ma io non posso esaudire il suo desiderio; l'ho capito nel momento in cui il moro si è fatto strada nel letto, a un palmo da me, e mi ha abbracciato, tenendomi stretta al suo corpo muscoloso per tutta la notte. Facendomi sentire protetta, al sicuro, tra le sue possenti braccia.

Ho compreso che sono ancora in fissa di lui.
Qualsiasi cosa faccia, sia brutta che sbagliata, resterà in una parte del mio cuore.
Anzi, il mio cuore lo ha lui e non riesco purtroppo a riprendermelo.

Può suonare sdolcinato e melodrammatico, ma non posso farci assolutamente nulla. E lo so che è errato, ma è così, punto. L'amore è così.

«Tutto bene?» chiede la voce dei miei pensieri, guardandomi di sbieco.

Chiudo in fretta il telefono, depositandolo dopodiché all'interno della tasca della mia giacca. Annuisco svogliatamente, voltando lo sguardo, per l'ennesima volta, verso il finestrino, soprattutto per non fargli notare il mio malessere.
A un tratto la strada sembra essere familiare.

Oddio mio.

«Non vorrai mica...» apro bocca, affascinata da ciò che sta compiendo.

«Oh sì, voglio la rivincita dall'ultima volta.»
Si gira in un attimo verso di me, solamente per farmi un occhiolino degno di nota.

Prova a fermarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora