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Il mio cuore perde un battito appena scopro la sua voce.
Se avessi il suo numero sicuramente non avrei risposto, ma adesso non posso riattaccarle in faccia. Sarebbe un po'... infantile presumo.
«Oh ciao Lib! Scusa non ho questo tuo numero salvato.»

Percepisco un rumore strano attraverso la chiamata prima che inizi a parlare.
«Sì lo so, ho cambiato telefono da poco. Mi sono fatta dare il tuo numero da Liam... prima che partisse.»
Il mio corpo si ghiaccia appena odo il suo nome, a tal punto che decine di brividi iniziano a correre lungo il mio corpo.

«Ah...» sussurro.
Non so sinceramente cos'altro dire.

«Perché bisbigli?» domanda, così mi volto un secondo nella direzione della signora, scorgendola mentre russa beatamente, incollata al finestrino.

Beata lei, che sembra così in pace tra i suoi pensieri.

«No niente. C'è una signora appisolata accanto a me e non desidererei svegliarla», rispondo prima di cercare le cuffie nel mio zaino.

«Capisco... Em ti posso parlare?» domanda di punto in bianco con una nota di imbarazzo.

Mi porto le cuffie alle orecchie e le attacco al telefono. «Dipende», mormoro dopodiché.

«Vorrei parlarti di Liam.»

«Allora no», ribatto in un batter d'occhio, pronta a riattaccare.

«Dai Em, voglio solo farti presente alcune cose... dato che entrambi non capite un cazzo.»

Mi sento offesa per ciò che ha espresso. «Be' grazie...»

«Prego. D'altronde lo sai che la sincerità è il mio forte. E sai anche quanto mi piaccia fare il cupido di turno», ridacchia, ma io non sono divertita.

Sospiro per la centesima volta. «L'ultima cosa di cui ho bisogno adesso è un cupido.»

Questa conversazione sta prendendo una piega scomoda e lo nota anche lei perché la sua voce non è più decisa come lo era un secondo fa. «Emily io vi voglio solo aiutare, ma giuro che non vi capisco.»

Inizio a stringere le unghie nei palmi, dal nervosismo, facendomi male. Ma non è un dolore nemmeno paragonabile a quello che sto provando da quando mi hanno strappato il cuore.
«L'unica cosa che c'è da capire è che tra noi è finita. Finita», ripeto calcando la parola. «Perché nessuno sembra comprenderlo?»

«Perché i primi a non assimilare questo fatto siete voi.»

«Adesso ci sono arrivata. Fidati», ribatto in modo sarcastico alzando leggermente la voce. Capto la signora mugolare di fianco a me, voltandosi con una smorfia, come se volesse scacciare via la mia voce.

«Che ti ha fatto?» prorompe con preoccupazione.

«Perché preludi a questo?»

«Forse per la circostanza che da quando è rientrato quella sera non ha fatto altro che rintanarsi in quella che un tempo era camera sua», replica con un serietà che mi stringe il petto.

«Ha fatto tutto da solo», pigolo, ripensando ai suoi baci, adesso proibiti.

«Su questo ti posso credere; a volte è un tale coglione.»

«A volte?» ridacchio senza un accenno di gioia, alzando un secondo gli occhi al cielo, anche se non può vedermi.

«Hai ragione. Praticamente sempre, ma non ha mai amato nessuna come te. Lo sai vero?» domanda con un tremito. Non l'ho mai sentita così intimorita. È sempre talmente sicura di sé che fa quasi impressione udire questo suo stato.

Prova a fermarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora