55.

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«Fammi un caffè Trev», parlo non appena arrivo davanti al bancone del bar.

Lui accenna un sorriso e io prontamente aggiungo: «Doppio.»

«Ricevuto.» Afferra una tazzina ben lavata, per poi disporla sotto alla macchinetta. Dopodiché, con le sue movenze sinuose, agguanta il filtro e lo riempie con del caffè macinato.

«Allora? Come stai?» mi chiede sempre girato verso la macchina.
Sposto lo sguardo altrove, forse per vergogna.

«Insomma. Tu?»

Si volta aspettando che il liquido bruno si versi nella tazzina. «Insomma.»
Nonostante la risposta, a differenza mia, sorride.
«A casa non siamo più così uniti», continua facendomi sentire maledettamente in colpa.

Abbasso lo sguardo paonazza. «Mi spiace.»
Mi porge il caffè e io lo bevo in un solo sorso. «Liam e Richard non si parlano vero?» domando tamburellando le mie unghie laccate sul bancone del bar.

Lui rivolge un attimo lo sguardo sull'altra barista, con lui dietro al bancone, per accertarsi che stia servendo un cliente. Successivamente dirige i suoi occhi scuri sulla mia figura. «No, direi di no. Le sole volte che si sono rivolti la parola stavano per finire a botte.»

Rabbrividisco all'idea, ma nell'attimo dopo aggrotto la fronte.
Non capisco perché Liam ce l'abbia tanto con Richard... alla fine gli unici che hanno sbagliato siamo noi.

«Hai parlato alla fine con Samantha?» domanda poi facendomi mozzare il respiro all'istante, perché lui non ha idea di tutti gli avvenimenti che sono successi in queste ultime ventiquattro ore.

«Ci ha scoperti...»

Sbarra gli occhi. «Seria?!» Annuisco immediatamente e lui, colto alla sprovvista, compie una smorfia. «Cazzo. Peso...»

Sospiro guardando fuori dalla porta. «Già...»

«E come è andata a finire?»

«Come pensi sia andata a finire?» Sbuffo.

Scrolla le spalle. «Di merda.»

«Corretto.»

«Cavolo Emily, mi dispiace», tentenna dopo un attimo di silenzio e sembra quasi... intimorito.

Lo fisso negli occhi per poi scuotere la testa. «Non devi dispiacerti, la colpa è mia. È giusto che sia finita così. Non la merito.»

Pare contrariato. «Non dire così, avete legato molto voi due. Secondo me le cose si risolveranno.»

«Non lo so... stento a crederci. Ci odia», proferisco mettendo al centro del discorso anche Liam.

A proposito di quest'ultimo... dovrebbe arrivare qui a momenti.

«Aria lo sa?» chiede a seguire. Io nel mentre tento di non sorridere per il fatto che ogni volta che si parla fra noi c'è sempre di mezzo lei.

«Era con noi quindi sì», rispondo mentre lui, nel frattempo, sta preparando una spremuta di arance a un signore in camicia.

«Capito. E come l'ha presa?» si informa dopo aver porto la spremuta al sessantenne che prontamente lo paga. Trevor sorride ringraziandolo. Aspetto che il signore se ne vada prima di ribattere.

«Meglio di come pensavo», borbotto e lui mi guarda pensieroso.
«Trevor», lo chiamo.

«Sì?»

Vedo dritta al punto. «Ti interessa Aria?»
Per un attimo mi guarda con sconcerto, ma nel momento in seguito scoppia a ridere.

«Intendi dire se me la scoperei?»

Prova a fermarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora