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«Prendiamo la navetta e festa finita, no?» Propongo verso la castana qua accanto a me.

«Sicura, sicura che non vuoi guidare la mia macchina?» Ripete per la centesima volta Samantha, ma io rimango ferma nella mia decisione.

«Te la distruggerei e non voglio prendermi nessuna responsabilità».

Stiamo andando nel locale che mi ha proposto Sam e che mi ha indecentemente vietato Liam.
Lei vuole bere e per questo non desidera guidare, quindi le opzioni sono due: O lo faccio io, o si va con i mezzi pubblici.

Direi che la prima ha fallito miseramente.

«Vabbè, allora andiamo velocemente a comprare i biglietti in una tabaccheria. Purtroppo Liam e Trevor non possono venirci a prendere, sono con dei loro amici», mormora insoddisfatta, mentre ci incamminiamo nella strada principale.

«Scusa, e Richard?»

«Oh, stasera non c'è. Lunedì avrà un esame», mi informa.

«Quindi chi siamo scusa?» Chiedo colta alla sprovvista.

Cavolo, l'unico motivo per cui ci andavo era Ric... oltre al dispetto contro Liam.

«Io, te, Liam, Trevor e dei loro amici», sorride raggiante, io invece mi sto deprimendo.

Non mi trovo a mio agio con solo maschi e Trevor, che è l'unica boa di salvataggio, starà sicuramente con loro.
Poteva venire Aria, ma purtroppo è andata a trovare i suoi genitori ad Hartford.

Proprio in quel preciso istante rimbomba un tuono, sopra alle nuvole nere che coprano il cielo stellato. «Merda, facciamo in fretta se non vogliamo prendere una bell'acquata», stabilisce Sam subito dopo, alzando la testa al cielo.

Marciamo verso la tabaccheria più vicina, che fortunatamente è aperta, dopodiché giungiamo alla fermata giusto in tempo per l'arrivo del bus.

Insieme a noi ci sono diversi ragazzi, molti più piccoli visto che alla nostra età vanno praticamente tutti in macchina. Notiamo due posti liberi in fondo quindi, dopo aver timbrato i biglietti, ci accomodiamo.

«Beh, è stato facile», sorrido subito dopo, osservando l'ambiente.
È un veicolo giallo all'antica, anche se stranamente pulito.
Ci sono diversi sedili in plastica vuoti, ma molte persone preferiscono stare in piedi stranamente.

Dopo all'incirca cinque minuti, Samantha alza lo sguardo verso di me, in seguito ad aver guardato il navigatore sul suo cellulare. «Credo che bisogna scendere alla prossima», dice dopo aver ricontrollato per l'ennesima volta il suo telefono.

Mi alzo riluttante dal sedile. Seppur scomodo mi sono appisolata qua dentro. Fuori fa freddo, mentre adesso sono al calduccio con tutta l'aria condizionata che hanno sparato.

Appena uscite, come immaginavo, inizio a battere i denti dal freddo e in più piccole gocce gelide iniziano ad accarezzarmi il volto.

«Cavolo piove! Facciamo veloce se non vogliamo inzupparci tutte», parla di sbieco la mia amica. Iniziamo a correre ai lati delle case per non prendere ulteriormente altra pioggia.
Potevamo servirci di un ombrello, ma siamo stupide e ce ne siamo completamente dimenticate.

Scoppio a ridere quando Sam perde l'equilibrio sull'asfalto bagnato; a stento si regge in piedi su quei trampoli che si è messa.

Però accentuano le sue gambe lunghe ed è davvero bella. Arriva a un metro e ottanta sicuro.

Io invece sono un misero scarafaggio in confronto a lei, ma ho preferito mettere le mie dr martens.
Date diverse esperienze con i tacchi in discoteca, ho capito che è meglio essere un po' più basse, ma con almeno i piedi sani il giorno dopo.

Prova a fermarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora