Quando varco la porta, mi trovo di fronte a quella classica situazione del: la devo abbracciare...? Che faccio...? La bacio diretta in bocca, o sto discreta e mi limito a un semplice bacio sulla guancia...?
Cazzo, io le salterei addosso.
Ma concludo restando ferma, porgendole una bottiglia di spumante che ho preso direttamente in ristorante.
« Non serviva... La porgo subito in frigo!» Anche lei sembra indecisa sul come accogliermi, restando ferma a guardarmi, ma arresa, forse vedendomi inchiodata al pavimento, mi fa cenno di seguirla in cucina.
Che cavolo mi prende? Devo aver lasciato tutta la mia spavaldagine in clinica.
« Il vino è italiano. Ti risparmio ovviamente tutta la descrizione, lunga e assai noiosa sul perchè secondo il cuoco è meglio di quello francese. Ma c'è l'ha offerto! Quindi sono certa che dopo un paio di bicchieri, la storia potrei anche raccontartela.»
« Sono stata in Italia e il vino ovunque vai, è veramente buono!» mi sorride. « Ci sei mai stata?»
« No!» mento, ci sono stata eccome.
Mio padre era solito organizzare svariate vacanze all'estero, e tra le mete ambite per la scelta del buon vino e del buon cibo: l'Italia rientrava tra quelle fughe momentanee, dove poter fingere di essere una famiglia spensierata. In realtà, insaziabile per il lavoro, quelle vacanze altro non erano che una scappatoia per trovarsi con altra gente ricca, discutere d' affari o investimenti a cui lui, ci era infischiato solo come hobby personale. Ad ogni modo, almeno mia madre in quelle occasioni sembrava rilassarsi talmente tanto che diventava persino simpatica: e in qualche occasione il dialogo tra me e lei, era in grado di tenermi testa in qualche dibattito senza scaldarsi o rimproverarmi.
« Lo vuoi aprire adesso?»
« Sinceramente si! Lo avevo adocchiato nel frigo ancora il primo giorno in cui ho messo piede all' Antony's! Lo usiamo per fare anche vari miscugli per i cocktail.»
« Wow! Cenerò con un esperta! Spero solo che la mia scelta di vino, sia alla pari della tua bottiglia.» esclama afferrando due calici.
« Non ho scelto di appassionarmi agli alcolici solo per bere!» mi difendo « Anche se... Alla mia prima sbronza, ero così emozionata nel provare i vari tipi di miscugli, che non mi sono resa conto che ormai il danno era fatto!»
« Deduco quindi, che sia stato quello il tuo trampolino di lancio!»
« Mmh... si è no.»
Ma Key indaffarata a capire come stappare la bottiglia, sembra distratta da tutto ciò che la circonda.
« Vuoi che la apra io?»
Keyline mi guarda, e si mette a sorridere imbarazzata « Sono una frana ad aprire questo genere di bottiglie con il tappo in sughero! Più che altro ho sempre paura che litigando con lui, poi per dispetto, mi scoppi tutto in mano!»
Mi avvicino, mi metto al suo fianco e mi diletto a stappare la bottiglia, versando il vino nei calici: il suo profumo intenso dalle note fruttate divampa nell' aria.
« L'hai fatta tanto semplice.» borbotta.
Gli porgo il calice, e alzandolo leggermente gli faccio cenno ad avvicinarlo, per farlo toccare in segno di brindisi.
« A cosa lo dedichiamo?» Mi chiede, lasciandomi in sospeso con il braccio alzato.
« Mmh» ammetto di essere stata colta impreparata in quanto questa nuova situazione che sto vivendo è ancora un po tutto surreale dentro la mia testa « Alla nostra seconda serata di bevute...?»
« Speriamo solo di non finire nuovamente nude.» e lo alza. Il suo tono malizioso, ammetto che mi stuzzica.
« Sarebbe un problema?»
« Il problema sarebbe se tu, fingeresti poi domani mattina di non ricordare ancora nulla!»
Mi metto a ridere « Dubito. Imparo dai miei errori!» esclamo « Alla nostra serata...di qualsiasi direzione essa voglia prendere!» ripropongo facendo tintinnare il mio calice con il suo.
Il suo sguardo non smette di fissarmi, e mentre quel liquido dal gusto deciso e frizzantino scende giù, rimaniamo a fissarci.
« Buono!» commenta soddisfatta « Puoi rasserenare il tuo collega che in fatto di vino ti ha consigliato decisamente molto bene!» poi ci pensa « Sanno che sei con me? Cioè nel senso...»
« Sanno che ho un appuntamento per cena.» mi limito a dirgli, di fronte al mio lungo monologo di prospettiva della mia serata, che l'ha in qualche modo rallegrato nel regalarmi quella bottiglia.
« Cena?» mi chiede lei stranita.
Capisco subito che la gaffe, deve avermi ingannato o per lo meno sospettato ad alta voce che avremo mangiato assieme. Ma lei, forse per colpa del mio orario di arrivo, pensandoci, non avevamo menzionato a nessuna cena in se: impallidisce colpevole di non avermi aspettato.
« Cazzo! Tu non hai mangiato?!» mi chiede ulteriormente con tono preoccupato. Onestamente non ho più messo nello stomaco niente di genuino, e se per cena intendiamo un primo accompagnato da un secondo e contorno, con la coccola di un dessert, giusto per rendere il tutto perfetto:
« No. Non ho cenato.» ammetto divertita.
« Non ho nemmeno pranzato... a dire il vero. Gli spaghetti sono rimasti al calduccio nel loro contenitore... da te! Ed è strano che io riesca a rimanere ancora in piedi.» Notando la sua espressione notevolmente disagiata « Ma tranquilla! Ho comunque mangiato una caramella! Divorato una fetta di dolce in velocità...e un'altra caramella alla menta prima di venire qua!» ma la mia pancia dopo aver origliato che potrebbe anche mangiare ancora, pensa di rispondere al posto mio gorgogliando disperata.
Quel urlo di battaglia del mio stomaco che reclama a voce alta qualcosa che lo renda soddisfatto di essere stato creato, fa ridere ad entrambe, oltre che mettermi leggermente in imbarazzo.
« Una caramella alla menta?» alludendo che la mia scelta non sia stata causale.
Appoggio il calice sul tavolo « Credo che il vino mi abbia già cancellato il gusto.» ammetto in quella scelta fatta volontariamente, sebbene mi fossi lavata i denti prima di partire.
Lei sorride, si sistema i capelli dietro un orecchio e appoggia il calice. « Posso sentire?» guardandomi le labbra.
« Ci speravo ancora quando sono entrata.»
Lasciandola libera di avvicinarsi. Il suo bacio sobrio, appare timido, quanto la situazione che ci ha reso protagoniste all'entrata. Una danza lenta, che vuole prendere un po 'di iniziativa quando la sua lingua cerca di assaggiare il mio sapore.
« Mi sento ancora impacciata.» le sussurro staccandomi piano, stampandole un secondo bacio, lasciandolo attaccato alle sue qualche secondo « E non è da me!» affermo sicura della mia indole.
Lei sorride, mi afferra la mano, intreccia le dita.
« Sono curiosa allora di sapere come sei quando ti lasci andare.» per portarmi vicino al frigo « Ma ora pensiamo a cosa farti mangiare!»
Ma mugolo, la abbraccio, cerco il collo e inizio a baciarlo piano.
« Sam!» mi richiama, ma faccio per intervenire quando il mio stomaco brontola nuovamente. Arrendendomi nel staccarmi sbuffando.
« Ho capito che tu hai mangiato...ma il tuo stomaco no!» Mi guarda ridendo, tornando ad immergere la testa dentro il frigo « Allora... Che vergogna, non ho proprio nulla di interessante se non avanzi. Abitando più in clinica, che a casa, il mio frigo penso mi serva più per tenere le bibite al fresco che per altro. Sai cosa?! Ordiniamo una bella pizza!» Chiudendolo.
« I miei spaghetti?»
« Divorati!» esclama « Erano buoni» sorride « Così buoni che Tommy dal chiedermi un assaggio, ha finito con il finirli!»
L'idea di pizza fa brontolare nuovamente il mio pancino « Oddio! È una situazione grave.» guarda la pancia « Preferenze?» estraendo il telefono dai jeans.
« Basta abbia tanto, ma tanto formaggio!»
Fatta l'ordinazione, mi appoggio con le mani al balcone.
« Dov è George?» chiedo cercando di scacciare la voglia che mi ha messo. E non parlo di cibo.
« Credo sia in camera mia, forse sopra al letto, o in divano... non so, cambia posto ogni volta in base a come gli gira.»
La afferro per la maglia, la spingo verso di me e cerco nuovamente le sue labbra. Ma mi sembra strano come il suo interesse per me si limiti solo ed esclusivamente per baciarmi: mi aspetterei che le sue mani provassero a toccare qualche parte del mio corpo, che mi esplorasse, ma lei rimane ferma.
Mi divincolo, mi allontano, e prendo aria.
« Cos'hai?»
« Mi vedi frenata?» gli chiedo di getto.
Lei scuote la testa, torna ad avvicinarsi. « Cosa intendi?»
Scatto verso di lei, gli afferro il viso, e con lingua cerco la sua spingendola nuovamente verso il tavolo. « Toccami! Accarezzami! Non ho dimenticato le tue mani sul mio corpo.» ansimo. « Voglio riprovare quelle emozioni.» libero quel pensiero che in questi tre giorni mi hanno tartassato il cervello.
« Sei sicura?» ancora incerta della mia poca omosessualità, che ha reso lei titubante su di me.
Annuisco, mi mordo il labbro.
« Non sono ubriaca!» ironizzo. « E non siamo due adolescenti!» spegnendo Natasha e quella sua frenesia nel ritenermi una persona lenta.
Tra di noi parte un bacio che per qualche secondo mi toglie il fiato, che ci sposta, ci porta in salotto sbattendo in vari punti della casa.
Ho tolto le converse, lei i tacchi: sprofondando nel grande divano ad angolo, continuando a sbaciucchiarsi come fossimo realmente tornate delle sedicenni alle prime esperienze.
Keyline mi sale in groppa, posso sentire il profumo di una crema corpo che deve essersi spalmata sicuramente dopo essersi fatta la doccia: i nostri baci ora che siam distese han preso un ritmo meno frenetico e lentamente si stanno trasformando in qualcosa di dolce ma allo stesso tempo intrigante. Il mio corpo risponde ad ogni singolo movimento con frenesia, e quando le sue labbra iniziano ad accarezzarmi il collo, i brividi che sentivo si fan sempre più marcati e vogliosi: mi sento come se non riuscissi a restare ferma, la voglio e la desidero, le mie labbra vogliono guastare ogni singolo centimetro di lei, con le mie mani che in esplorazione, accertano che sono in compagnia di una donna.
Siamo li, nel divano, a intrecciare i nostri corpi ancora troppo vestiti, quando un suono famigliare a un campanello del citofono irrompe prepotente e insistentemente in tutta la casa.
« Le pizze!» Esclama Key alzandosi di scatto. Resto comunque distesa a guardarla mentre è tutta impacciata, e con i capelli spettinati cerca di darsi una sistemata « Cazzo!» si agita divertita, di fronte a quel campanello che sembra avere fretta.
Mi metto a ridere mentre la guardo indaffarata nel riabbottonare alla meglio quella camicetta nera, che molto frettolosamente e accuratamente avevo slacciato per affondare le mani nel seno.
Noto ora, quanto elegante si era preparata per la serata: al contrario mio che mi son presentata molto casual con un paio di jeans strappati e una canotta aderente con una camicia larga sopra, giusto per coprirmi le spalle. Ho deciso comunque nel mettermi del rossetto rosso, risaltando gli occhi con una sola e semplice matita nera.
« Sono apposto?!» Mi chiede velocemente pettinandosi i capelli con la mano, la camicetta con i bottoni spaiati e mezza fuori dai pantaloni, ma senza attendere una mia conferma si dirige verso la porta.
« Appostissimo!» le rispondo ridendo.
Il fattorino, un sbarbatello liceale dalla voce grossa quanto un uomo di mezza età si presenta scocciato per l'attesa: la postura goffa, una costellazione di brufoli in viso, alto e magro, sua madre deve essersi dimenticata di insegnarli a masticare la gomma con la bocca chiusa.
Mi alzo in piedi, li guardo, Keyline tiene il cartone della pizza in mano, in attesa che il ragazzo riesca a fare i conti per dargli il resto dei soldi che ha ricevuto. Mi avvicino e maliziosamente guardo primo il fattorino che, vedendoci ora entrambe alquante scombinate, ci guarda con un occhiata alquanto interrogativa. Prendo dalle mani il cartone a Keyline, che sorpresa del mio aiuto, mi guarda cercando di non mettersi a ridere.
« Ti aspetto in camera. Ma di caldo non troverai solo la pizza.» mi mordo il labbro e mi allontano.
Giuro, che se avessi avuto la possibilità di immortalare la faccia di entrambi, mi sarei gustata questo momento negli anni avvenire: Keyline a bocca aperta, credo che mi abbia seguito con lo sguardo fin quanto ha potuto, esclamando un « Tenga il resto.» a quel poveretto che ancora in piedi, e con una porta chiusa in faccia, sia rimasto fermo ed immobile ancora per un po sul ciglio.
« Sam?» Incerta mi raggiunge in camera, la pizza fumante è aperta in centro letto, Keyline ancora incredula della scena che l'ha appena vista protagonista insieme a me.
« Hai visto che faccia ha fatto il pizzaiolo?!» Le chiedo scoppiando letteralmente a ridere.
Lei mi guarda, si accarezza il viso.
« Cosa penserà?! Forse non era nemmeno maggiorenne!» preoccupata quanto me che quel giovanotto sia ancora sulla porta.
« A cosa pensi onestamente stasera, quando si troverà sotto le lenzuola pensando a me e te, con una pizza fumante sopra a un letto... proprio non ci voglio pensare!» Continuo ridendo.
« Oddio no! Essere la protagonista di una fantasia di un liceale, non mi entusiasma molto!» esprime divertita. Poi si avvicina, guarda la pizza « Ma l' invito quindi... era solo uno scherzo?»
« Vuoi mangiare la pizza a letto?»
« Perchè no?!» si siede afferrando il primo spicchio.
Prendo posizione, incrocio le gambe « Credo di non averlo mai fatto.» esclamo sincera.
« Stai scherzando?! È un classico da coppia! Pizza, tv e divano... o letto.»
« La mia famiglia è molto rigida su certi... comportamenti.» sospiro allungandomi uno spicchio « E il mio ex fidanzato gli correva dietro.» fin troppo.
Keyline si ferma, mi chiede di appoggiare il mio pezzo nella scatola « Allora bisogna che facciamo le cose seriamente!» si alza, si avvia verso una porta scorrevole, che porta direttamente alla cabina armadio. Quando esce mi porge lo stesso pigiama che avevo usato ieri sera.
« Forza!» mi incita.
« E tu?» lei sorride, alza il cuscino e mi sventola quel pigiama blu scuro dai merletti bianchi.
Guardo la pizza in centro letto, la richiudo, appoggiando il cartone a terra: a quel punto lei capisce benissimo dal mio sguardo che non ho intenzione di infilarmi il pigiama da sola e anzi, ho intenzione di concludere quello che abbiamo iniziato nel divano.
« Mi aiuti?» Le chiedo avvicinandomi, togliendo contemporaneamente la canotta.
« Non hai fame?» Mi chiede ironicamente iniziando a sbottonarmi il jeans, molto lentamente abbassare la zip, facendoli cadere a terra ammirando il mio intimo bianco ricamato.
« Può aspettare! È tutta oggi che aspetto di mangiare... non muoio per qualche minuto di più.» le sussurro iniziando a sbottonare la canotta, facendola a sua volta scivolare a terra.
« Qualche minuto?» mi chiede maliziosa « Ti avviso che non sono una donna da qualche minuto!»
« Ah»
« Ripensamenti?»
Inizio a baciargli delicatamente le spalle, le mie mani sembrano nuovamente pronte a riprendere il gioco « No!» esclamo slacciando i pantaloni. Entrambe in intimo, i nostri corpi ci invitano a vicenda a stendersi a letto, lei da padrona di casa, mi afferra, mi bacia e mi accarezza. Mi sento invadere da un mix di emozioni, tanto che a mia insaputa e senza che potessi controllare il mio corpo, questo comincia leggermente a tremare:
« Samantha sei sicura?!» si blocca nell'istante in cui sembrava in procinto di slacciarmi il reggiseno.
« Togli!» la invito « Mai stata così sicura» e continuo a baciarla lungo il collo, esplorando a mia volta le sue forme.
Sono sicura si, la mia mente non sta pensando a cosa o con chi lo sta facendo.
« Ho paura di non essere all altezza.» dico guardandola dritta negli occhi mentre anche la mia mano vince la battaglia con i suoi gancetti del reggiseno. Key mi guarda dolcemente inizia a baciarmi, mi lascio abbandonare a quella situazione, perchè malgrado tutto la desidero e non c è nessun altro posto dove vorrei stare ora.
« Lasciati andare, rilassati. Al resto ci penso io!» mi sorride e io faccio altrettanto, intrigata da una discesa della sua bocca che mi fa venire la tachicardia. Mi accarezza il bacino, fa scivolare i miei slip lungo la gamba.
La sua discesa è lenta ed intrigante, da far rispondere il mio corpo a ogni bacio. Il tempo sembra fermarsi e quando la sua bocca arriva alla mia zona X, il caldo che provo mi infiamma la pelle.
« Devo darti il permesso?» non la guardo nemmeno, di sfuggita forse.
« Non lo so.» ansima « Devo riceverlo?»
Il mio respiro si fa affannoso. Le sue dita entrano piano, cercano di conoscermi mentre la sua lingua inizia a giocare con il piercing all'ombelico.
Chiudo gli occhi, affondo le dita nei suoi capelli.
« Scendi.» le comando, catapultandomi in un altro universo.
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Teach me to stay 🌈
RomanceUn'ironica coincidenza dà inizio ad un sentimento nuovo e mai provato prima, un sentimento che stravolge, che pone la vita di fronte a infiniti dubbi e alla propria verità. Ed che così che senza preavviso, ma in un modo naturale e passionale, viene...