« Giuro signora Rodriguez che non ho mai mangiato una crostata migliore!» Lo affermo mentre mi preparo a mangiare la seconda fetta, senza vergogna. Eppure non è la prima crostata che mangio in vita mia, reduce di aver sempre assaggiato torte preparate da chef stellati: questa profuma da mamma, profuma d'amore e passione nel cucinare qualcosa per la propria famiglia.
La signora Rodriguez rispecchia tutte le caratteristiche di quella persona che fino ad ora si è dedicata con cura e passione verso la propria famiglia: controlla che tutti e tutto sia apposto, e si intrattiene con i proprio figli in un atteggiamento amorevole, che nella mia famiglia credo di averla vista solo nei film. Anche in questo lato, Keyline deve aver preso caratteristiche da ambo i genitori.
« Mangia tesoro! Mi sembri tanto magra!» Commenta compiaciuta lasciando sul piatto una fetta che basterebbe per due persone, lasciandomi nettamente di stucco, guardo Key scoppiare a ridere « Mia mamma se non fa uscire la gente di casa rotolando, non è contenta!»
Una affermazione, che ora, con un pranzo da ritenere alla pari di un matrimonio, mi obbliga a slacciare il bottone del jeans. Keyline lo nota, si mette a ridere silenziosa, mentre io faccio l'ultimo, spero, boccone della giornata.
Il clima famigliare che si respira è ammirevole, lasciandomi taciturna e incantata allo stesso tempo: per la prima volta, mi sento come una persona fuori dal mondo, un pesce fuor d'acqua in questo tanto estraneo. Anche gli argomenti che si scorrono lungo la giornata sono semplici: si discute di baseball, donne di cucina, i bambini di cartoni animati e si accenna qualcosa di lavoro. Nessuno parla di affari, quote in borsa, denaro investito, abiti di lusso o gioielli.
L'argomento però che più mi attrae, e che mette tutti composti e sereni, sono i vari racconti che rivivono i ricordi della famiglia: Max era capitano della squadra, ha conosciuto Lisa al liceo, hanno due figli ed è l'unico dei fratelli maschi a non lavorare in fattoria; ha proseguito gli studi in educazione fisica e ora si ritrova a lavorare nello stesso liceo che ha frequentato. Logan era più in punizione che in classe, e da come la racconta la signora Rodriguez, gran parte dei capelli bianchi che ha in testa sono stati causati da lui e dalle sue bravate: ad ogni modo ha preferito fermarsi con il liceo e aiutare in fattoria, dove una sera ad un pub ha conosciuto Sarah, che gli ha messo la testa apposto regalandole la piccola Angy. A breve gli arriverà un'altra sorellina. Enrique è il più taciturno, anche lui ha preferito terminare il liceo ed aiutare il padre: è sposato con Hope, amica di Sarah ed è la coppia che al momento non ha figli.
Arriviamo finalmente a Keyline: brillante fin dalla primaria, si è dimostrata una studentessa modello in tutte le materie a parte in educazione fisica. Timida e riservata, è l'unica dei fratelli ad essere andata via di casa.
« Fisicamente non ero allenata...» si è difesa in quelle battute che la miravano.
« Eri così paffutella!» Interviene sua madre, andando a prendere una foto che la ritrae in piedi su una staccionata. In posa con un fiore in mano, quella bambina ha tratti simili ma contrastanti della donna che è ora. La guardo, guardo lei che imbarazzata me la ruba dalle mani.
« Mamma!!» la rimprovera « Ho capito mettermi in imbarazzo! Ma non serviva prendere anche una foto. Credo che Samantha sappia il significato di "paffutella"!»
« Invece no!» Obbietto riprendendo ciò che mi era stato rubato. Mi viene difficile rimanere seria: con i capelli sciolti, spettinati e una t-shirt rosa confetto, forse troppo larga per meglio nascondere le forme; quella Keyline posa, a chiunque glie l'abbia scattata, del tutto inconsapevole che un domani sarebbe arrivato questo giorno.
« Ti prego non la commentare!» mi supplica un po sulle spine.
« Sei bellissima!» gliela porgo, innescando senza volerlo la risata di tutti.
« Spiritosi!» si finge offesa, nascondendola tra le braccia.
Ma rimango di più affascinata dal fatto che sua madre poco dopo estrae un intero album fotografico e tutta esaltata mi mostra ogni pagina, raccontandomi una storia breve delle foto che più la emozionano.
Accarezzo quell'album di foto, un po sbiadito ai bordi con le pagine ingiallite dal tempo passato: lo accarezzo e lo ammiro gelosamente.
« Ti va di salire e fare una doccia?»
Non mi sono nemmeno accorta che la signora Rodriguez mi aveva lasciata da sola nella poltrona, impegnata com'ero a sfogliare il resto delle foto: Keyline mi guarda dolcemente e io annuisco appoggiando quell'album con una delicatezza come fosse un trofeo importante.
La casa dei genitori di Keyline è sufficientemente grande per poter ospitare tutti, ma a parte Enrique e la moglie che ancora vivono in casa: gli altri membri della famiglia preferiscono tornare ognuno alla propria abitazione una volta calata la sera.
« Hai una famiglia meravigliosa!» esclamo una volta arrivate in stanza, gettandomi a piombo sopra il letto. « Ho mangiato troppo.» commento soddisfatta e appagata.
Keyline mi imita, si getta a piombo e ansima rilassata
« Una famiglia come tante altre, ma ho sempre pensato che la mia sia la più rumorosa.»
« Sei solo a cinque ore di strada, perchè li vieni a trovare così poco?»
Avessi una famiglia così, ci verrei ad ogni occasione possibile.
« E ti sembrano poche? Appunto perchè sono cinque ore di strada... Se mi trovo a farla da sola ho il pensiero di addormentarmi mentre guido.»
Sospira chiudendo gli occhi « Ho mangiato troppo!» esclama, facendomi ridere.
La bacio e non riesco a non pensare alla mia di famiglia.
« Sai non ricordo nemmeno se io ho un album come il vostro...» ammetto « Ci sono delle foto di quando ero piccola, ma niente a che vedere con quelle che possiede tua mamma!»
« Vuoi dirmi che tua madre non ti ha mai scattato più di una foto mentre eri piccola? Recita scolastica...? Compleanno...?»
« Se ci sono, credo di non averle mai viste.» preferisco fare la smemorata, che ammettere l evidenza. Se sono onesta con me stessa, non ho realmente ricordi di mia mamma che mi scatta foto nella quotidianità, ma solo nelle occasioni speciali o eventi di famiglia dove tutti bisognava stare composti, esibire un sorriso tirato e fingere di volersi bene. Tutte formalità, sono stata cresciuta più dalle mie tate che da mia madre: quindi è più probabile che abbiano loro più ricordi della mia infanzia, invece di chi mi ha messo al mondo.
« Non sono l'unica a perdermi in me stessa...»
« Ne sei sicura?»
« Ora hai anche tu quel sguardo che tanto mi hai accusato di avere quando faccio un pensierone!»
« È vero...» non posso dire il contrario
« Solo che tu, diventi triste... e sono quasi certa che stavi pensando alla tua famiglia.»
La guardo e non sono sicura di voler continuare il discorso, ma non voglio nemmeno comportarmi come la sera prima:
« Mia mamma si chiama Penelope. È una donna abbastanza fredda, quanto severa e ostile a tutto ciò che le è estraneo dal suo modo di vivere e pensare. Oggi guardando la tua, mi sono realmente chiesta cosa significhi essere una mamma. Non mi fraintendere, sono sicura che dietro a quel cuore di ghiaccio ci siano dei sentimenti nei miei confronti. Ma fidati, hai una famiglia rumorosa ma piacevole. In tutti i sensi.»
« E tuo papà...?»
Lo percepisco dal timbro frenato, che la domanda gli è uscita con sforzo per paura di una mia reazione. Ma sospiro, un lungo sospiro.
« È sempre stato assente. Troppo impegnato per vedere la figlia crescere.»
« E sei realmente figlia unica?»
« Si fortunatamente! Anche se, non so cosa sarebbe stato meglio.»
« Posso chiederti il perchè?»
Ci rifletto un po prima di rispondere:
« Non lo so: insomma hanno solo me, e quindi mi evito di provare pena per un altra persona nell'essere capitato nella mia di famiglia. Però se fossimo stati in due o in tre, o in quanti altri figli avrebbero potuto avere... avremmo diviso il tutto, sarei stata messa in disparte, e non avrei i problemi di ora...»
« Quali problemi?» si alza a guardarmi.
La questione sta andando troppo oltre, e mi sto rendendo conto che mi sto lasciando andare:
« Non dovevamo farci una doccia?!» La bacio e mi faccio spazio alzandomi di scatto. Noto subito per come mi guarda, che il mio cambio di argomento non le garba molto « Key ti prego...» la supplico di non proseguire, le torno in braccio, la bacio ancora, inizio a spogliarmi e mi dirigo nel bagno in camera facendogli segno di seguirmi.
Lo so, la vedo che non è contenta di come mi sto comportando: e non lo sono nemmeno io, ma come ha notato lei stessa, cambio umore ogni volta che ci penso, rischiando di rovinare questi due giorni.
Una volta sotto il getto d'acqua ci aiutiamo a lavarci a vicenda, commentando la giornata: Keyline mi confessa di come gli sia rimasto impresso l'aver trovato la stalla dei cavalli vuota; e di come, ha notato inoltre, una diminuzione del bestiame. Lei mi parla, parla ma io inizio a lavargli la schiena, baciarle le spalle mugolando vogliosa.
« Stai tranquilla! Devi chiedere chiarimenti a tuo papà.» tappando la sua voglia di rispondere facendo scivolare le mie dita nella sua zona X.
« È bello parlare con te! Mi stai proprio ad ascoltare...» ironizza in un rimprovero ansimato che tentava di tappare un urlo. Vado piano, inizio con due dita, poi inserisco il terzo, prendendo un ritmo regolare. Sono diventata brava, ho imparato e non mi vergogno ad ammettere che mi piace sentire la sua voglia cadere limpida nella mia mano.
« Vuoi sapere perchè l'ho ritenuto strano, la prima volta?»
Ma lei non risponde, si appoggia sulla mia spalla, afferra la mia mano volendo aiutarla ad aumentare il ritmo. La sento ansimare, innescando qualcosa di innato che non credevo di possedere.
« Non avrei mai creduto di sentirmi così potente con un'altra donna. Sapere che posso essere alla pari di un uomo, se non meglio, per far godere il mio stesso sesso. È qualcosa di mentalmente appagante!» dandole quell'ultimo colpo che portandola a mordermi il collo ha tappato quell'orgasmo che tanto tratteneva.
« Non è che tua madre entri vero?» Mi blocco non appena il pensiero mi sfiora la mente.
Lei si ricompone, prende fiato.
« Anche se fosse i miei lo sanno che stiamo insieme, e poi no...non entrerebbe. Se tutto va bene mio padre starà dormendo in poltrona e mia madre sarà in veranda a cucire!»
È il mio turno. Ora cerco io di invitare le sue dita da me. Keyline però mi blocca comunque la mano e la cosa mi lascia perplessa « Non in doccia.» esce, prende due asciugamani, ed io esco stranita: sarà che non avrà voglia per la stanchezza? O forse sarà arrabbiata perchè per l' ennesima volta ho evitato l' argomento della mia famiglia? Ad ogni modo inizio ad asciugarmi con calma, mentre lei mi anticipa uscendo.
Sono intenta a mettermi il reggiseno e gli slip immersa nei miei pensieri quando la vedo rientrare con le mani dietro la schiena:
« Voltati.» mi ordina, senza lasciarmi il tempo di vedere cosa abbia tra le mani che lei, mi spinge a voltarmi, mi afferra le mani che a sua volta fanno cadere l'asciugamano e me le ammanetta in men che non si dica dietro le spalle.
« Ma cosa...?!» Mi volto a guardarla e lei compiaciuta di avermi incastrato, mi sorride soddisfatta. È ancora avvolta dallo asciugamano, mentre resto in piedi cercando inutilmente di muovere le braccia « Oh cazzo! Mi hai ammanettato sul serio?!» Commendo sorridendo.
Lei mi guarda e tace.
Mi afferra per il bacino e mi bacia, mentre lentamente mi trascina fuori dal bagno per poi spingermi sopra il letto.
« Key!» Le urlo silenziosamente, dato che ancora l'idea di farmi sentire dai suoi in casa non mi attira particolarmente. Se mi lascio andare, sono nettamente più rumorosa di lei.
La sua mano si fa largo nei miei slip e le sue dita iniziano a penetrarmi lentamente. Gemo silenziosa e sorrido preoccupata.
« Vediamo quanto sei brava a stare in silenzio.» mi sfida.
La guardo, mi mordo il labbro convinta che potrei anche farcela e godermi questo momento: ma la sua bocca inizia a fare una discesa lenta, e il mio corpo ammanettato, comincia a opporsi a questa situazione.
« Ti prego... non puoi! Non così... Key?!» provo a fermarla « Cazzo! Sai che se vai giù con la lingua , non riesco... a trattenermi.» comincio a divincolarmi, consapevole di dove vuole arrivare a questo gioco del silenzio.
Inizio a credere di non riuscire a reggerlo.
Ad aumentare poi la mia preoccupazione è che fuori dalla porta sentiamo sua madre passare per il corridoio. Lei si ferma, guarda la porta.
« Adesso è strano!» commenta tornato a lavorarmi. « Cerca di stare zitta. Vuoi il potere? Su di me poi... ? Sono gay da più di te ragazzina.» continua a sussurrare divertita mentre la sua bocca inizia a baciarmi il ventre e a giocare con l' ombelico.
Maledizione, inizio a sentire a caldo « Non puoi!» La supplico ma dall'altra parte questa situazione inizia realmente ad eccitarmi. Provo inutilmente a muovere le braccia, sento come se le mie mani volessero essere liberate: vogliono toccare, giocare e il mio corpo consapevole che non può muoversi a suo piacimento, sussulta ad ogni bacio.
Keyline mi guarda continuamente, mi sfida e mi bacia, quando ormai scesa agli inferi, è dove voleva essere fin dall'inizio.
« Dio ti prego...» la incito eccitata ma anche preoccupata quando sento che lentamente mi sfila gli slip.
La mia tortura di piacere inizia.
La sua lingua si fa spazio in ogni mio angolo, mi assaggia e si rende colpevole di ogni mio gemito taciuto. Non resisto, ma devo. Mi mordo le labbra, cercando di soffocare qualsiasi vocale mi venisse in mente di dire in quel momento, mi dimeno ma con cautela perché per quanto poco il mio corpo la incita a proseguire.
Lei continua, vuole vincere la battaglia. Dio quando vorrei poterla toccare, stringerle i capelli e manovrare la sua bocca a mio piacimento. Ma non posso e questo mi fa venir voglia di urlare al mondo che sono eccitata.
« Ti prego sali...» la mia voce trema, è riuscita a pronunciare quelle tre parole di disperazione. Voglio vincere, ma lei sembra non voler sentire ragione, lasciandomi così andare al piacere, in procinto di urlare perchè non resisto più.
Keyline in men che non si dica, sale e mi appoggia una mano sulla bocca tappando quel mio urlo che libero di esprimersi, rilassa anche tutto il corpo « Ho vinto!» mi sibila soddisfatta. Ansimo e respiro. La guardo mentre la sua mano ancora mi tiene tappata. Gli cenno un leggero "sì" con il capo e quando la toglie, la bacio appassionatamente.
Di lei ho ancora voglia malgrado il primo turno l'abbia vinto « Liberami!»
« Perchè?»
« Perchè ho bisogno di toccarti!» le mordo il labbro, sono carica più che mai.
Sento la sua mano dietro che con un semplice "clic" sgancia una delle due manette, liberandomi.
Mi guardo le mani, afferro una delle sue e l'ammanetto a sua volta insieme a me, iniziando così a far l'amore nella complicità di dover restare entrambe in silenzio.
Credo di non aver mai dormito così profondamente, ancora intrappolata nella fase di stallo tra il voler aprire gli occhi e il concedersi quei cinque minuti di lasco prima di far iniziare la giornata: accarezzo la parte del letto dove avrebbe dovuto essere Keyline; ma al tatto non sento ben che la minima presenza umana. Apro gli occhi ed effettivamente mi rendo conto di essere da sola, ancora.
La luce del giorno entra pimpante dentro la finestra e si sente lievemente nell'aria un aroma da caffè. Sono ancora nuda, mi rendo conto solo ora che la stanza deve essere stata quella che usava Keyline, quando abitava ancora qua: il tempo sembra essersi fermato, in una credenza ci sono ancora dei libri di anatomia, libri scolastici di vario genere e dei trofei che deve aver vinto in qualche competizione scolastica per cervelloni. Ci sono anche dei poster su delle band musicali e uno con il film Titanic: una stanza semplice, come lo è lei del resto. Mi vesto, e quando scendo trovo la sua madre in cucina intenta a preparare forse un'altra crostata.
« Buongiorno...» la saluto cordiale.
« Ciao!» mi saluta rendendosi conto che mi guardo attorno « Se cerchi Keyline è da Selly con suo padre... A momenti dovrebbero entrare.»
« Ci sono stati problemi?» Le chiedo sedendomi sul sgabello della cucina, lei amorevole mi prepara già pronta una tazza fumante di caffè davanti.
« Nulla di grave, è una cavalla vecchia e anche loro risentono degli anni che passano! Keyline ti ha detto che Selly e io siamo in competizione?»
« Deve averlo accennato, si...»
Lei sorride, uguale a quello della figlia, traspare sicurezza e serenità.
« Da quando Keyline è andata via, mio marito si è come smarrito! Ha concentrato tutte le sue attenzioni su quell'animale!» Il suo tono geloso ma scherzoso, mi fa sorridere.
Bevo il primo sorso di caffè, e poco dopo Key entra con il padre appresso.
« Siamo sveglie!» Mi saluta dandomi una stretta di mano sulla spalla.
« Potevi svegliarmi!» replico imbarazzata.
« Eri così sommersa nel sonno che non ti sei nemmeno accorta che mi son alzata, vestita, lavata i denti e ho sbattuto per sbaglio contro il comodino...dovevi essere proprio stanca!» Key mi sorride, sorseggiando anche lei quel caffè dal gusto deciso. Ma guarda sua madre « Comunque potevate dirmi che avevate difficoltà economiche, vi avrei aiutato!» gli esclama. Suo padre si siede, mi saluta con un cenno di capo e si toglie il berretto della coca cola accarezzandosi la nuca. Mi sento alquanto fuori luogo, la discussione non mi appartiene e gli affari di famiglia dei Rodriguez nemmeno, ma Keyline mi guarda rendendomi partecipe senza volerlo:
« Avevo ragione! Quando sera ti dicevo avevo notato un calo del bestiame... ci avevo visto giusto! La banca è anni che prova a portare via la fattoria a mio papà per via dei debiti, ma c'è l'abbiamo sempre fatta.» ammette con un sospiro di incoraggiamento
« Tesoro io e tuo padre siamo vecchi ormai... i tuoi fratelli hanno le loro famiglie da mantenere e tu hai la tua strada e il tuo lavoro... c'è molta competizione ormai, e ci sono fattorie più avanzate e moderne della nostra. I prezzi sono quelli che sono e non ripagano il lavoro. Logan ha trovato un impiego su un cantiere, la paga è buona! Enrique da solo non può pagare tutto.»
« C'è una società che comprerebbe a occhi chiusi.» interviene il padre « Sono molti soldi.»
« Perchè non me ne avete mai parlato?!»
« Tu hai già i tuoi problemi e la tua clinica da mantenere... fidati di noi, ne verremo fuori!» Il tono di sua madre è pacato e tranquillo, sebbene la situazione non sembra delle migliori.
Io mi limito a bere il caffè ma sento una strana sensazione, come un campanello d'allarme. Quale società potrebbe mai interessarsi di una vecchia fattoria vecchia?
« È questa società? Di chi si tratta?» La domanda mi viene spontanea, la getto fuori di impulso, senza controllare le parole.
Suo padre prende dal portafoglio un biglietto da visita e me lo porge.
Quando leggo la scritta in argento, in quel quadrato grigio topo, un brivido gelato mi passa la schiena: Reynolds.
« Reynolds...» conferma a voce « Da come ho capito dal banchiere è gente che ha un sacco di soldi... Da un mese, poco più, chiamano almeno una volta settimana. Sono abbastanza insistenti!» Suo padre fa una pausa prima di proseguire « Abbiamo venduto un po di bestiame per far fronte a delle spese, abbiamo ristrutturato la casa e il capanno, ma non basta... Se non lo avremmo fatto, ci saremmo trovati comunque per strada.»
« Non voglio che quei ricconi comprano la nostra casa! La casa di famiglia! Per farne cosa poi?! E voi dove andrete?» Il tono disperato di Key inizia a mettermi l angoscia
« Un supermercato.» afferma a denti stretti suo padre, facendo impallidire la mia ragazza che si siede di getto sulla sedia.
Mentre ascolto il signor Rodriguez, assicurare la figlia che troveranno un'altra sistemazione più piccola con i soldi che prenderanno, mi va per traverso un sorso di caffè che automaticamente mi fa tossire.
Sento il sangue gelare, il mio cognome mi martella in testa e lo stomaco si chiude a riccio. Mio padre, vuole comprare la proprietà?
Sento il cuore in gola: i miei lo sanno.
Sanno con chi mi frequento, sanno tutto, e il loro silenzio era solo un'attesa per colpirmi. A mio padre non interessa la fattoria, né tanto meno di farci un supermercato sopra. Ma gli interessa farmi capire che lui ha il monopolio della mia vita, e di chi mi circonda.
Mi alzo di scatto:
« Sam tutto apposto?» Mi chiede Key mettendosi sull'attenti vedendomi notevolmente scossa. « Sei pallida!» guardandomi il volta.
Non lo posso permettere, non posso permettere che "quei ricconi" mettano le mani su questa bella famiglia.
« Devo fare un telefonata scusate.»
Mi presto a salire in camera e prendere il cellulare, quando scendo Keyline mi aspetta e mi chiede ancora se è tutto ok.
« Sì!» mento con il cuore in gola, gli occhi lucidi « Lasciami fare. Non seguirmi. Fidati. Ho dimenticato una cosa.» la scusa non regge, e lo noto che Key non sembra convinta ma accetta comunque di lasciami uscire senza corrermi dietro, a dire il vero non gli ho nemmeno dato modo di replicare e sono scappata fuori chiudendo la porta alle mie spalle. Mi allontano un paio di metri, raggiungo uno dei due salici e mi appoggio con la schiena nel tronco. Ho il cuore in gola, apro la rubrica e guardo quel solo e unico numero che ho tenuto: Penelope Reynolds.
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Teach me to stay 🌈
RomanceUn'ironica coincidenza dà inizio ad un sentimento nuovo e mai provato prima, un sentimento che stravolge, che pone la vita di fronte a infiniti dubbi e alla propria verità. Ed che così che senza preavviso, ma in un modo naturale e passionale, viene...