Capitolo 22: Famiglia

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Son passati ormai due mesi, da quando io e Key stiamo assieme. Anzi, da quando lei ha provato a rubarmi il taxi e abbiamo fatto partire la nostra storia. Nei due mesi dopo la cena al Antony's posso affermare di essermi letteralmente trasferita a casa sua: tra la sua professione, il mio lavoro, il corso ormai quasi terminato; riusciamo a trovarci solitamente o nelle pause pranzo o alla sera, o direttamente di notte in casi estremi. Ma mi piace come malgrado entrambe, arriviamo stanche, la passione tra di noi non si faccia mancare.
Con Josh far l'amore era diventato una cosa da fare perchè si deve fare. Almeno da parte mia. Ma serviva ad entrambi per riequilibrare qualsiasi cosa dovevamo riequilibrare.
Con Keyline è tutt altra musica: non ci facciamo scappare un occasione, e posso dire con fermezza che non ho mai fatto così tanto sesso come ora. Un giorno, sono andata a trovarla in ambulatorio dopo lavoro, quel pomeriggio poi, avevo tutta l'altra metà della giornata libera: ho passato la maggior parte delle ore, seduta su un sgabello a studiare, fingendo quando serviva, di essere la sua tirocinante. Studiavo, aiutavo, rendendomi conto che un animale a casa nostra forse, avrebbe potuto fare la differenza.
Ogni tanto tra noi scattava un occhiata maliziosa, un sorriso, niente di più che dava ovviamente ad intendere che ci fosse di più oltre a quello che recitavano. La cosa è andata avanti così per tutto il pomeriggio, finchè liquidato l'ennesimo e ultimo paziente, la vedo chiudere la porta e dirigersi verso di me esausta.
« Sai forse avrei bisogno di un controllo pure io» le ho esclamato, quando sole, mi ha abbracciato in cerca di attenzioni.
« Vuoi essere il mio ultimo paziente?»
« Ti va bene lo stesso se sono senza peli e pulci?»
Lei si è messa a ridere « Mi farebbe un po strano.» baciandomi. « Però un controllo... giusto per verificare.» scendendo lentamente per il collo.
Abbiamo fatto l'amore. Solo e perché lei si sentiva sicura che nessuno sarebbe venuto a bussare alla porta. Ma Dio, mi sono lasciata andare, libera di urlare quanto quel suo maledetto camice da veterinaria mi abbia distratta dal memorizzare degli ingredienti per un cocktail.
Ho potuto conoscere più a fondo Alexia e la sua compagna Emily: la poliziotta mi tiene ancora sott'occhio, preoccupata per l'amica per la mia giovane età e il mio poco interesse nel raccontarmi; è convinta che finirò con il deludere Keyline forse peggio di Brittany. Per non parlare della mia poca chiarezza in ambito sessuale, che per lei determina a distanza di giorni un ruolo fondamentale per capire se la nostra storia possa funzionare o meno: sono stata onesta del dire che per quanto desideri Keyline, sono fermamente ancora convinta che lei sarebbe l'unica donna con cui riuscirei ad avere un rapporto. Cosa mi spinge a cambiare sponda solo in questo caso?
Non lo so. Mi sono interessata a Keyline senza un motivo specifico.
Se tra noi non andasse, non sono certa che cercherei un'altra figura femminile, ma nemmeno, se andrei nuovamente con un uomo.
Emily al contrario è più mite della moglie: divorziata da un ex marito, mi ha rincuorata e sostenuta nella mia scelta di non prendere una posizione « L'amore non ha sesso!» ha ribadito molto tranquillamente, lasciando la compagna taciturna. Più curiosa però ha cercato di farmi qualche domanda su mia madre, mio padre, se ho studiato o lavorato: tutte domande di prassi, che giustamente si fanno per conoscere una persona nuova.
Ma sono stata diretta, altrettanto onesta come per Keyline la prima volta: ho navigato nella superficialità, raccontando che mia madre si è dedicata alla famiglia e casa, che sono figlia unica, e mio padre ha un lavoro d'ufficio che preferisco evitare di parlarne. Mi sono lasciata però più andare, accennando a come ho lasciato gli studi di giurisprudenza per venire qua a lavorare.
« Giurisprudenza?!» ha esclamato Emily compiaciuta del fatto che pure lei è avvocato. Tra me e me ho pensato che il destino sia beffardo e maligno, incalzandomi di continuo, ovunque io vada questo ramo della società. La cosa mi aveva colto alla sprovvista, ancora di più quando Emily ha raccontato di essere venuta a New York per un master tra l'altro, organizzato da mio padre e dalla sua società. La serata ad ogni modo si concluse in tranquillità, ma giuro che una volta salita in auto, ho esclamato un sospiro di sollievo.
« Come mai hai lasciato gli studi?»
« Avevo bisogno di una pausa. Li ho solo bloccati, posso riprenderli quando voglio. Non ero certa che quella fosse la mia strada» le ho risposto pregando non aggiungesse altro, la serata era già stata impegnativa di suo.
« Mi viene difficile immaginarti in un aula con un giudice! Saresti sexy...ma pensarti lì, seria e compatta...» aveva commentato osservandomi con occhio studioso, che il suo fosse un commento ironico o che lo dicesse seriamente, gli sorrisi e ironizzai.
« Vero? Sento proprio che servire spaghetti sarà la mia professione!» anche se avrei voluto dirgli che è proprio da quella Samantha, seria e compatta che sto scappando.
Ad ogni modo ora, voglio concentrarmi di più su chi voglio essere: servire spaghetti tutta la vita non è di certo il percorso che voglio fare, ma sarò grata alla Tolman per avermi dato un lavoro in questo frangente di tempo. « Aprirò il mio locale.» lo riguardata, convinta che anche questa strada potrebbe piacermi.
In questi due mesi, Keyline sarà passata per casa mia una volta sola. Si è guardata attorno, forse alla ricerca di qualche particolare che raccontasse la mia storia al posto mio. Ma il mio appartamento, spoglio come quando lo ho affittato, aveva ben poco da dire.
Casa, che ci torno di tanto in tanto, giusto per figurare che ancora ci abito, pago le bollette e prelevo la posta. Come ora, dove seduta nel divano, guardo il soffitto a riflettere: la questione dell'università ha suscitato un certo interesse attorno alla mia figura, alimentata dal fatto che non ho voluto rispondere a che facoltà ero iscritta: come potrei giustificare la mia iscrizione a una delle Università tra le più prestigiose e care della nazione?
Alexia mi ha giudicato con lo sguardo, quando molto freddamente ho deviato l'argomento. Mi crederà una falsa, una cialtrona che potrebbe aver ingrandito una storia per apparire. Ma non mi importa, ho passato una vita ad essere giudicata, e non sarà un estranea a farmi venire dei complessi mentali. Adoro studiare, quella pausa è solo momentanea perchè un domani, alla fine, il mio destino sarà quello di prendere il posto di mio padre.
Decido di sfogliare le email universitarie, era da mesi che non entravo nella mia cartella postale, e mi stranisco di come ora, mi sia venuta la voglia di leggere se ho posta.
Resto basita di come la mia casella postale sia colma di email tra studenti e docenti che mi esortano a tornare: ma tra le tante l' unica che mi sento di aprire, appartiene al docente di diritto Richard Martin. Forse uno dei pochi, che ha avuto il privilegio di vederti vulnerabile e che mi ha fatto sentire libera di sfogare le mie ansie da erede dei Reynolds.

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