Capitolo 30: opportunità

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Samantha è in piedi davanti a me: è ancora vestita da cameriera quindi deve aver staccato poco dopo che c'è ne siamo andate.
Ho preparato mentalmente questa scena varie volte dentro la mia testa, fantasticando vari scenari, e arrivando addirittura nel cacciarla via: il tutto solo e unicamente per dimostrare a me stessa di essere forte di fronte alle delusioni d'amore.
Invece mi ritrovo ora, come un castello di sabbia travolto da un'onda di mare, a sgretolarsi a causa dei sentimenti che provo per lei.
« Ciao.» sussurra incrociando il mio sguardo e poi abbassandolo successivamente. Non avevo notato durante la cena quando il suo viso sembrava stanco e tirato.
« Cosa vuoi.» sono diretta. Troppo. « Mi sei corsa dietro?» le chiedo incredula.
« Si.» diretta come me, mi guarda seria, mi porge il mazzo di chiavi, lo stesso che le avevo dato per entrare e uscire da casa mia, come fosse sua.
Esito a riprenderlo « Sei venuta solo per restituirle? Non credi che posso anche aver cambiato serratura?» sparo domande impreparate, di fronte a una situazione mentalmente ben preparata. Ma quando provo a riprenderle, con un groppo alla gola, lei retrocede la mano intrappolandole su di sé un'altra volta.
« Lei chi è...?» la sua voce è fredda e decisa. « In una sola settimana, hai fatto tutte queste cose..? Mi sembrano tanti cambiamenti...»
Rimango senza parole di fronte a quella che potrebbe essere una domanda ma che non è, dato che sembra dare per scontato, che da parte mia arrivi una risposta. Che Camila abbia centrato a pieno nel suo ruolo di attrice durante la cena, oramai non ci sono più dubbi: ma dovevamo arrivare a tanto? L'unico modo per riavere Sam era unicamente farla ingelosire? Sempre se lo è.
« Non voglio darti spiegazioni. Non da una settimana fatta solo di silenzi, dove scopro che sei tornata a Los Angeles solo per casualità!» la affronto « Mi hai ignorato a pieno e ora, ti presenti davanti alla mia porta solo e unicamente per chiedermi come ho investito la mia libertà in tua assenza?»
Se per lei sono io che devo dare spiegazioni, e non il contrario si sbaglia di grosso: la rabbia inizia a salire « Io a te, non devo nessuna spiegazione! È finita. Sei stata chiara.» le rispondo secca pentendomi poco dopo di aver pronunciato quella frase, di essere stata troppo precipitosa. Mi viene una fitta allo stomaco all'idea, che ora potremo giocare a una partita di scacchi che potrebbe determinare realmente la fine della nostra breve storia.
Samantha incassa il colpo, dandomi la sensazione che si aspettasse che le avrei risposto così: ciò che mi stupisce però e come lei mi guardi direttamente e non accenna nemmeno un sguardo alla stanza dietro le mie spalle, per verificare se realmente sono da sola o ancora in compagnia.
« Hai ragione...» afferma « Non sono affari miei...» sibila rassegnata, forse dispiaciuta. Mi ripropone le chiavi, questa volta intenzionata a restituirle.
« Cosa vuoi Samantha?!» ma sono io a non accettarle, dimostrando quel rifiuto che mi viene da dentro incrociando le braccia e nascondendo le mani.
« Te.»
Il cuore inizia a battermi in gola: letteralmente.
Samantha indietreggia, si strofina gli occhi e fa un respiro per scacciare qualsiasi emozione stia lottando contro di lei « Ma io non sono Brittany! Anche se adesso, capisco cosa ha provato quella poveretta nel sapere di averti persa!» afferma con voce tremante « Non voglio farti scenate di gelosia davanti ad un'altra donna, quindi ti prego...! Accetta le chiavi, e fammi andare via.» allunga il braccio, guardandomi provata.
Mi sposto lentamente « Sono da sola Sam.» la tranquillizzo, intenzionata a non averle, ma cerco di tenere salda la mia posizione, sebbene senta una fitta allo stomaco ogni volta che parlo: dentro di me temo che se tiro troppo la corda rischio che potrebbe offendersi ed andarsene come giá accaduto, e ora che è di fronte a me, diventa un rischio che non voglio che accada.
« Non è qui con te?»
Scuoto la testa.
« Ma se senti il bisogno di scappare... per non farmi intendere che sei stata gelosa: prego, puoi andare. Appoggia le chiavi anche per terra, non voglio rovinare il tuo orgoglio.» la sfido.
Come se non bastasse, la vicina, attratta dal brusio, apre la porta: ci saluta titubante per tornare dentro casa sicuramente incuriosita.
Ma non gli bado. Rimango ferma e sospiro: ma Sam sorride.
« Sono schifosamente gelosa!» mi guarda « Non è orgoglio! ma solo pura gelosia, che nutro per te...nel ritenerti ancora mia. Ma noi ricchi siamo fatti così, entriamo nella vita delle persone, pretendendo di uscire quando lo riteniamo necessario: o mi sbaglio? Forse troppo egocentrici per capire anche quando bisogna tornare.» mi risponde. « Facili da giudicare, perchè il denaro è la prima fonte di ispirazione per qualche giudizio affrettato! Se sommiamo poi, che sono maledettamente figlia unica... chissà quanti aggettivi mi hanno descritto, per un solo sbaglio che ho commesso!»
Ora sono io a incassare il colpo.
Scuoto la testa. « Guarda come mi hai trattato! Pure tu, mi hai giudicato, ma conoscendomi! La mia situazione è indubbiamente diversa dalla tua...! Io non ho mai mentito.» infilo la lama nuovamente « Ma sono facile in amore! È vero, non sei Brittany, ma io sono io...! Voi lo capite, ne approfittate...» incalzo « Serviva renderti gelosa per farti tornare?!» le chiedo « Non ho prenotato io all'Antony's... e nemmeno sapevo che eravamo a cena li! Ma se le cose fossero andate diversamente, per quanto ancora mi avresti tenuta lontana?» esplodo « Cosa ho sbagliato Sam?! Come faccio a farvi credere ogni volta, che io sia la solita stupida ad aspettarvi?» concludo a voce leggermente alta.
La vicina questa volta, ingannata da un rumore troppo evidente della maniglia, non spalanca la porta, ma tiene quella fessura sottile che le permette di origliare quel che le interessa: giusto forse, per arrivare a Natale con qualche storia interessante da raccontare.
Ma non gli bado. Nuovamente. Sebbene Samantha, notevolmente irritata, alza gli occhi al cielo: tanto da farmi sporgere di quel poco per verificare che la nostra spia sia ancora in agguato; ma io sicura di voler prendere ancora del tempo per non fare entrare Samantha dentro casa, rimango ferma per la voglia repressa che ho di baciarla, e che farebbe crollare in un solo gesto tutto la mia fermezza di donna, non appena la porta gli si chiuderà alla sue spalle.
Lei questo lo capisce, guarda le chiavi che tiene in mano, e pronta ad appoggiarle a terra per non rendere questa litigata una questione di condomino, sospira iniziando ad inchinarsi:
« Mi hai seguito perché eri gelosa di me?!» la blocco.
« Si.» afferma « Non accetto che un altra donna ti tocchi la mano, non così, non con secondi fini.»
« Entra.» spostandomi per invitarla e rendere questo teatrino privato.
Il castello è crollato. Sento come se mi avessero tolto un macigno di dosso, leggera e libera da ogni pensiero che in questa settimana mi logoravano l anima. Incrocio le braccia e tento di mascherare la commozione per quella frase.
« Allora dove ho sbagliato Samantha? Se non sono riuscita a farti innamorare, tanto, da farti sentire sicura di parlarmi... di farmi sapere che eri tornata. Forse ho realmente pessimi gusti in fatto di donne.»
Visibilmente più rilassata, appoggia le chiavi nel mobile in entrata. Guarda l'albero, sorride spenta e mi afferra la mano per condurmi vicino a quei regali che ancora chiusi, aspettano di essere aperti. Le sue dita si stringono sicure, tanto da portare le mie a fare altrettanto involontariamente.
A Natale manca ancora qualche minuto, ma Samantha si inchina a prendere il primo pacchettino avvolto da una carta rossa e nastro oro:
« Apri...» mi chiede con il filo di voce. Deve ancora rispondere alla mia domanda, ma accetto il suo invito e silenziosa scarto quella carta che nasconde un cofanetto simile a quei contenitori per anelli: ovviamente non nascondo che l'emozione mi stava facendo uno brutto scherzo, ma rimanendo con i piedi per terra, al suo interno ci trovo due semplici chiavi.
« Il mio orgoglio si è dimostrato nei tentativi falliti per venirti a parlare. Nel corso della settimana, ci ho provato più volte, ma avevo paura di sbagliare... ad affrontarti nuovamente, impreparata nel darti le spiegazioni che meriti. Sono le chiavi di casa mia: alla fine mi sono convinta che avrei aspettato che aprissi il mio regalo, usandolo come pretesto per riprendere i contatti.» indietreggia. « Non ho un carattere così forte, come ho sempre dato a vedere! Ci sono aspetti di me, che mi rendono una totale codarda, e tu hai estratto troppi lati che mi hanno resa impreparata ad affrontarmi.» esclama commossa « Sei la prima volta in troppe cose Key!» si strofina nuovamente gli occhi.
Vederla così, mi scatena la medesima reazione: ma non voglio cenere, rimango ferma a guardarla mentre si inchina ad afferrare il secondo pacchettino.
« Non è così che avevo immaginato di fare pace.» sospiro sorridendo.
Ma lei non risponde e me lo porge invitandomi nuovamente ad aprire: leggermente più grande del primo, presenta lo stesso cofanetto ma questa volta, al suo interno ha due portachiavi in oro a forma di puzzle, incastrati tra di loro.
« Effettivamente sembra un regalo da liceale alla sua prima cotta... ma sai, mi piacevano così tanto! È un regalo banale, che non ho mai fatto a nessuno... ma io e te, siamo diverse in tante cose eppure: siamo riuscite ad incastrarci benissimo.»
« Aspettavi che aprissi anche questo?» ora sono io a commuovermi. « Sono bellissimi!» affermo indietreggiando, asciugandomi le lacrime « Al liceo avrei tanto desiderato che qualcuno me ne regalasse uno!» affermo emettendo un lungo sospiro. « Ora come dovrei comportarmi?» gli chiedo « Perchè una parte di me, è ancora arrabbiata con te!»
« E l'altra?» mi ferma.
« Vorrebbe baciarti.» lo esterno senza freni. Guardo quei due regali, consapevole che il terzo non è per me, ma per il mio gatto. « Ma non ci riesco Samantha. Ho ancora troppe domanda su di te, che non possono più essere rimandate.»
« Lo capisco.» si schiarisce la voce, avvicinandosi lentamente « Mi chiamo Samantha Reynolds. E si, sono la figlia di Walter Reynolds, l'imprenditore miliardario: ma tu questo lo sai già. Non ti ho mentito su niente altro, se non sul cognome e da quale famiglia provengo! E giuro su Dio, che non c'entro nulla con la questione della trattativa con la tua famiglia!»
« Cosa temevi? Che mi sarebbero interessati di più i soldi della tua famiglia, che di te?»
Samantha abbassa lo sguardo, colpevole di un pensiero che si era fatta, si morde il labbro nervosa.
« È da una vita che la gente mi guarda solo per il cognome che porto! Con te volevo essere solo Samantha è basta.» Mi risponde commossa, con gli occhi che iniziano ad inumidirsi. « E mi dispiace! Ho sbagliato. Non sei tu che scegli le donne errate, anzi... sei anche troppo perfetta.»
« Per me sei solo Samantha! E si, mi offende che tu mi abbia ritenuto alla pari di tutti gli altri! Mi sono spogliata dei miei sentimenti per te, ho messo in gioco tutto, ho voluto ricominciare senza pretendere niente in cambio se non il tuo amore!»
« Lo so... ma ti è bastato un articolo per giudicarmi. È questo mi ferito: hai usato quegli aggettivi che erano scritti, per descrivermi a sua volta, e distruggere quella che sono stata per te in questi due mesi!» iniziando ad agitarsi « Non sono lei! Non sono quella Samantha della foto! Forse in parte, per certi versi...ma non con te!»
« Mi dispiace...ero arrabbiata.»
Lei mi guarda, rimane in silenzio, mentre anch io vorrei poter mettermi a piangere:
« Ti sono rimasta lontano, perchè temevo che i miei genitori provassero a contattarti più direttamente. Loro...sono brave persone!» cerca di giustificarsi con voce tremante « È solo che...io non...» scuote la testa, impacciata come da quando l'ho conosciuta in questo argomento che la rende a quanto pare vulnerabile.
Gli vado incontro, la abbraccio, con lei che si scusa per il loro comportamento.
« Dovevi parlarmene!» gli sussurro.
« Volevo prendermi del tempo sai, per darti tutto ciò che meriti e distaccarmi da chi sono veramente. Mi sento come se essere una Reynolds, mi ha dato il diritto di decidere anche per te! Ma la verità, è che non ho smesso di pensarti un solo giorno, di desiderarti un solo giorno.» si stringe.
« Mi prometti che non scapperai più? Perchè sono stanca di vederti fuggire da me.»
Il suo silenzio, raccolto in un abbraccio che sembra intenzionato a non lasciarmi andare, risponde da solo alla mia domanda: la tensione tra di noi è stata qualcosa di palpabile, ma allo stesso tempo incantevole. Il mio corpo la chiama, il mio cuore sussulta ogni volta che quei occhi incrociano i miei. Ci sono tante altre domande che vorrei farle: ma avrebbero importanza ora?
« Hai veramente creduto che mi fossi già dimenticata di te? Che ti avessi sostituito, con così tanta velocità...» le sussurro « Samantha sono innamorata di te! Sei la mia ventata di aria fresca.» mi sciolgo le braccia quel poco che mi basta per guardarla dritta negli occhi. « E dopo una settimana di silenzio, averti qua. Gelosa di me...» gli asciugo il volto con i polpastrelli.
Lei mi bacia. Mi afferra e mi bacia nuovamente, stringendo le sue braccia attorno al mio collo.
« Sei mia!» Lo sussurra all'orecchio così dolcemente da farmi venire un brivido lungo la schiena. « Anche tu Keyline non ti rendi conto di come entri nella vita delle persone, lasciandole con l'impossibilità di riuscire a dimenticarsi di te. Ed è un pregio Key...perchè ti incastri nella mente, nel cuore...»
Mi guarda mi bacia, si stringe. Rimaniamo così, ferme nel tempo « Ormai sarà anche Natale.» commento.
« Ed è come avrei voluto passarlo.» si stacca, si guarda attorno e mi sorride « Sei bella, troppo. È il mio primo Natale fuori casa.» e torna a guardarsi attorno « Devi ancora dirmi chi era quella moretta con gli occhi azzurri.»
Mi metto a ridere.
« Ancora me lo chiedi?!»
« Si! Mi devo preoccupare?»
« Perché...? Ti preoccuperesti anche? E di cosa?» gli sorrido.
« Cavolo Key! Dimmelo e basta! Mi sono quasi licenziata per corrervi dietro!»
« Saresti arrivata a tanto?!»
« Volevo rapirti già da quando ti ho visto seduta con lei! Allora?» Incalza mentre le nostre dita continuano a giocare tra loro.
Mi schiarisco la voce:
« Signori e signore: gatto!» esclamo guardando George « La qui presente Samantha Reynolds ha preso mia cugina Camila Rodriguez per la mia amante!» Recito divertita.
« Tua cugina??» Esclama, ripensando al suo volto poco familiare con i lineamenti della famiglia Rodriguez.
« Si! Mia cugina...! Lo puoi dire sai che è più bella di me! Per averti fatto venire qui di corsa poi, deve averti per ben impressionato.»
« Vorresti dirmi che mi avete presa in giro?»
Annuisco imbarazzata.
« Ha architettato tutto lei, se eri più furba forse notavi che ero alquanto impacciata. Ti ripeto, che non sapevo avesse prenotato all' Antony's, quindi quando siamo arrivate, è stata una sorpresa nella sorpresa nel trovarti fatalità... anche li!»
« Ah!» esclama.
« Sembra come se qualcuno abbia voluto farci incontrare... di nuovo.»
« Ciò che è destinato a te, troverà il modo di raggiungerti... È una frase che avevo letto su Facebook anni fa.»
« Per te è vero?»
« Non lo so... Ma ho capito che puoi scappare quanto vuoi, ma prima o dopo il destino verrà a bussarti alla porta...» mi abbraccia.
« Ti devo fare una domanda però...» indietreggio « Ho un sasso da togliere, e che per tutto questo tempo mi ha assillato: i tuoi genitori ti hanno realmente minacciata di tornare a New York e rinunciare a me?»
Samantha indietreggia, afferra il regalo del gatto e lo scarta. Lo accarezza, gli mostra quel piccolo topo che tramite una molla, scatta a una velocità tale, da lasciare il mio micio impreparato a corrergli dietro.
« Circa.» ammette affranta. Poi sbuffa « Nei film fanno sempre un sesso pazzesco dopo aver fatto la pace.»
« Hai voglia adesso!?»
« Dio si!» mi risponde esausta « Sto solo aspettando che tu mi chieda di andare in camera!» sorride « O in divano... ti spoglierei anche qui se vuoi.»
« È questa sarebbe la risposta alla mia domanda?» sorrido.
« Da appagata, riuscirei a risponderti anche a domande più profonde. Non è un tentativo per deviare l'argomento!»
« Per distrarmi forse...» la correggo.
« Nemmeno!» mi puntualizza « Ho bisogno di sentire che sei tornata con me. Che sei ancora mia, e sentirmi sicura di aprirmi.» mi afferra la mano « Sempre se sei ancora gay...»
Mi metto a ridere, le afferro il volto e questo giro la bacio facendole capire che non mi ha mai perso: il come poi, mi abbia spogliato in salotto, palpeggiato come la prima volta in divano e scopato nel mio letto; l'ha resa per quella sera forse più gay di me.
« Dato i trascorsi mi sono ripromessa di essere trasparente con te, e non voglio nemmeno che il buio di una stanza impedisca la mia sincerità.» mi accarezza, allontanandosi di poco per accendere la bajour nel comodino.
La mia mano è sepolta dal cuscino mentre l'altra le accarezza il fianco: ora che ci faccio caso vedo che ai piedi del letto, anche Mr George che ci guarda aspettando altrettanto una risposta. Entrambe riprendiamo una posizione comoda che ci permetta di guardarci nel volto.
« Da quanto sei tornata a Los Angeles?»
« Sono tornata lo stesso giorno di quando sono partita. Mia madre voleva rinchiudermi su una clinica se fossi rimasta lì, per curarmi da te.»
« Da me?!»
« Quando sono arrivata non mi ha nemmeno chiesto come stavo, non gli interessava sapere niente sul perchè mi sono allontanata da loro. Ma solo che fossi presentabile per gli ospiti.»
« Sam mi dispiace...» commento accarezzandogli il braccio « Come li hai convinti a tornare a Los Angeles?»
« Non li ho convinti!» si siede per abbracciare le ginocchia « Non sono arrabbiata con loro per il fatto che non accettino che ho una relazione con te! Son convinta che nel contesto sia il male minore... Mi rattrista invece che non riesco a farmi capire da loro...» mi guarda « Odio quell'articolo! Mi hanno descritta come se fossi stata messa al mondo con l'unico scopo di ereditare quello che negli anni i Reynolds hanno costruito. Ma io non sono quel cognome, almeno non qui a Los Angeles.»
« E a New York?»
« Non lo so...» afferma « Ma sono scappata per questo. Per scoprirlo.»
Adesso più di prima, mi sento stupida per averla giudicata a spada tratta. Gli vado incontro, mi riapproprio del suo corpo per meglio abbracciarlo come piace a lei per addormentarsi, e come piace a me nel sentirla intrappolata tra le mie braccia.
« Non sei quella ragazza della foto: ma forse anche si! Hai dei tratti che ti accomuna e siete entrambe molto belle! Ma ogni lato che mi presentai, mi innamorerò di te a prescindere.»
« Mi hai perdonato?»
Sbadiglia lasciandosi abbandonare dalle mie carezze.
« Hai ancora dubbi?»
« Hai ancora domande?»
« Ora no... Il tuo fare sesso mi ha distratta. Domani, o forse dopo domani...» gli bacio il collo « Abbiamo tempo...vero?»
Lei si volta, mi abbraccia e mi bacia.
« Voglio regalarti quanto più tempo posso stare con te. Sei mia Keyline Rodriguez.»

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