Capitolo 8: Niente sesso

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« Cosa gli chiederai appena la vedi?» Mi chiede Emily.
« Sarei curiosa di sapere come mai è uscita stamattina senza svegliarmi, poi onestamente non lo so... Intanto vedrò come entra in clinica e se mi da la possibilità di parlare.»
« Almeno hai avuto la decenza di lasciare l'auto al parcheggio! Se eri veramente ubriaca come dicevi, qualcosa di buono è uscito da questa situazione!»
« Onestamente non ero poi presa tanto male! Avrei potuto guidare benissimo!» affermo « Pregando il buon Dio di non incrociarti per strada!»
« Ti avrei fatto la multa, sbattuta in galera e aspettato che quel buon Dio pagasse la cauzione.»
« Grazie tante! Sei proprio un'amica.» sbotto.
« Non faccio favoritismi.» afferma lei seria.
« Ti avrei aiutato. Tranquilla! Avrei pagato io la cauzione.» risponde Emily dandole una pacca.
« Se ti sentivi tanto brava di guidare come mai hai preso il taxi?!» torna alla carica Alexia, guardandomi dal finestrino retrovisore: se non la conoscessi bene potrei pensare che sia seria nel pormi quella domanda, invece capto benissimo il tono ironico che nasconde dietro.
« Onestamente la macchina è nuova! Mi sarebbe dispiaciuto battezzare con del vomito..» rispondo sfidandola, convinta che si sarebbe aspettata una risposta un po più esaustiva. In parte è anche vero, quando sono venuta a sapere che Brittany mi tradiva, al contrario di tante altre donne che spiegherebbero le loro frustrazione in un nuovo taglio di capelli: io ho deciso di regalarmi un auto.
E non un auto qualsiasi. Una signora auto. Grande e spaziosa, quanto bastava a colmare il mio vuoto interiore.
« Che soldi buttati al vento! A me basta abbia quattro ruote, un motore che mi porti casa o lavoro! Forse... più che paura per del vomito, se ti avrebbero realmente fermata, la cauzione più la multa, sarebbe stata così salata che avresti dovuto vendere quel tuo gattone di razza per pagare!»
Colpita e affondata.
Comprare quell'auto è stato un finanziamento importante, per quando il mio stipendio sia sostanzioso, erano soldi che avevo preventivato di usare semmai io e Brittany avremo deciso di comprare casa o un un appartamento insieme.
Resto in silenzio in segno di resa, ma tranquillo Mr George che dal trasportino si è raddrizzato appena ha origliato il suo nome « Mamma non ti vende nemmeno se deve andare ad abitare sotto un ponte!» gli sussurro a bassa voce.
Una volta recuperata la macchina, mi prendo l'ennesima lavata di capo da parte di Alexia sul prestare attenzione a quello che dico e faccio con Samantha:
« Almeno questa volta, cerca di chiederle quelle domande stupide che usano per conoscersi!»
« Per fare cosa? Poi non vorrai mica che ti informi...» alludendo che servano più a lei che a me. Giusto per indagare, quel pochino che le serve per giudicare una persona ancora prima di conoscerla.
« Stai attenta Dottoressa.» non risponde direttamente.
« State tranquille! Sono grande!» Dico ad entrambe ironizzando la loro preoccupazione mentre apro la portiera della mia macchina.
Sono grande si, abbastanza grande per capire se una persona sia o no una malvivente: ma forse ancora una bambina, nel credere nell'amore a prima a vista e pensare che un invito per un drink possa portare due persone a una storia dal lieto fine al "finché morte non ci separi". Ingenua direi, nell'invitare una sconosciuta a casa mia: ma sono grande, è i grandi fanno anche questo.
Alexia e Emily hanno le loro ragioni per essere preoccupate per me, il loro pensiero non è indirizzato a chi sia Samantha in particolare: ma che io possa in qualche modo trarre delle fantasie amorose, in merito a questa faccenda, per poi magari restarci male.
Maledettamente nata sotto il segno del cancro, ho una personalità che difficilmente si lascia andare alle novità: ma in campo amoroso siamo degli eterni romantici e traiamo conclusioni affrettate anche quando riceviamo quel minimo di attenzione, che magari non porterebbe a nulla di fatto.
Non voglio illudere a niente tra me e Samantha, e anzi mi sento abbastanza tranquilla che quello che è successo è stata solo una serata di sballo, ma in parte non posso negare a me stessa che essermi spinta a tanto con una persona estranea non è da me. Lei è bella e giovane: maledizione come se è bella! Quando l'ho vista dentro quel taxi per un secondo ho creduto di averlo rubato a una modella, o una celebrità ancora sconosciuta. Ma non a una cameriera. Come fa a svolgere un lavoro così dignitoso a Los Angeles, e passare inosservata?
Ma non sono queste le caratteristiche che ritengo importanti, ma bensì il modo di come mi abbia fatto dimenticare tutto ciò che non andava nella mia vita, prima di ieri sera.
Immersa nei pensieri, non mi accorgo nemmeno di essere arrivata in clinica: mannaggia, e come se per tutto il tragitto avesse guidato un'altra persona e quindi non posso fare a meno nel chiedermi se ho rispettato o no, tutte le norme della strada. Sospiro scendendo dalla macchina cercando di sotterrare le paranoie stradali: prendo il trasportino con Mr George, e mi dirigo in clinica.
« Buongiorno dottoressa Rodriguez!» Mi accoglie Lucy prima di rispondere al telefono, ricambio il saluto con un cenno di capo e mi dirigo nel mio ambulatorio. Ignara, che Tommy alle mie spalle mi segue come un segugio.
« chi deve venire?»
« come?»
Mi volto di scatto di fronte alla domanda, ancora con tutte le mie cose in mano: Tommy, sulla soglia della porta, appoggiato con le mani in tasca e la sua solita espressione assonnata, mi fissa dalla testa ai piedi senza remore.
Se non fosse, che il suo curriculum presenta degli ottimi voti e una esperienza lavorativa in varie cliniche importanti, non che, un periodo di volontariato in un safari in africa: quando si presentò la prima volta, con una barba da fare e un taglio di capelli trasandato e folto; giuro che ero pronta a dirgli che aveva sbagliato luogo di lavoro. Adesso la situazione è tale e quale al suo primo giorno: da un anno e mezzo a questa parte che è con noi, son riuscita a fargli tagliare i capelli una sola volta in occasione di un appuntamento con una ragazza.
« Parlo di te!» adocchiando nuovamente.
« Cosa vorresti dire?» Gli chiedo prima di liberare Mr George dal trasportino e appoggiando tutte le mie borse alla scrivania.
« Sei tutta in tiro. Ti sei truccata!» si avvicina « E hai messo il profumo!» conclude.
« Guarda che son sempre truccata per venire a lavoro!» ribatto.
« Non ultimamente. Anzi, non da quando quella rossa ti ha lasciato!»
Colta in fallo, lo guardo cercando di capire come difendermi.
« Oggi mi sono svegliata bene.» mento.
« Chi devi impressionare con quel rossetto rosso...?» persevera ad indagare.
Rimango in silenzio a fissarlo nell'attesa che mi venga in mente una risposta brillante da dare, ma lui mi prende in contropiede.
« Aspetta. La ragazza di ieri sera?» domanda sicuro « Mmmh...Sei arrivata anche tardi rispetto al tuo orario! Normalmente non rispetti mai gli appuntamenti e ti precipiti a lavoro anche quando potresti stare a casa. Guardandoti meglio, sembri anche rilassata in volto. Ci sei andata a letto?» Il suo invadere il mio spazio vitale, mi mette una certa ansia.
Tommy mi fissa sicuro di aver centrato l'obbiettivo: ma è possibile che io sia talmente scontata, che la gente riesca a leggermi in viso così facilmente?
Come se Tommy avesse pronunciato le classiche paroline magiche, anche Lucy sbuca sulla soglia della porta incuriosita.
« Quindi l'appuntamento è andato bene!» Dice prima di voltarsi al sentire le campanelle della porta d' entrata.
« Non era un appuntamento! Ma un invito di cortesia.»
« Solo voi due?» chiede Tommy.
« Si...»
« Appuntamento.» conferma annuendo insieme a Lucy.
Ed ecco, come per Emily e Alexia ora, anche Tommy e Lucy restano fermi a fissarmi in attesa di sentire la storia.
« Non ci sono andata a letto! Cioè si... ma no! insomma si... ma non abbiamo fatto sesso!»rendendomi conto di aver parlato velocemente. La porta ancora aperta, fa sbucare il primo paziente ma prima di subire l'ennesimo interrogatorio, prendo fiato e ordino le idee « Lucy, per piacere non fissare appuntamenti per l'ora di pranzo... per cominciare.»
« Come niente sesso?» si chiede Tommy quasi dispiaciuto più per lui, che per me.
« Arriva lei in quella fascia oraria?!» Mi chiede Lucy sorridendo, socchiudendo leggermente la porta.
« Si!» affermo sentendo le farfalle sullo stomaco « Ieri sera, anzi stamattina ha lasciato il suo telefonino da me... quindi passa a riprenderselo.»
« Come si fa ad andare a letto con una persona senza farci sesso? Vi siete guardate un film...? Avete parlato di cose noiose? Ma come si fa? Oddio! Ti sei accorta che una volta portata a casa e struccata, era brutta?» Continua a commentare Tommy, e io continuo a ignorarlo guardando Lucy che frettolosa si volta alle sua spalle nel sentire un altro tocco di campanella.
« Lucy, niente appuntamenti! La ragazza si chiama Samantha! Bionda, occhi verdi...» poi guardo Tommy « Troppo bella per me.» aggiungo sotto voce sentendomi arrossire.
« Va bene! Ma quindi ci hai dormito insieme, o no? Insomma dopo Brittany speravo di sentire che almeno ti fossi divertita un po! Ma niente...niente?" Mi chiede incuriosita ma in toni frettolosi.
Faccio inizialmente una smorfia imbarazzata ma felice, che potrebbe illudere che sia realmente successo qualcosa.
« Niente, niente...! I vestiti hanno visto il pavimento ma eravamo ubriache e quindi i ricordi son un po 'tutti all'aria» decido comunque di tenerli sulle spine.
Sentiamo il telefono della segreteria suonare, Lucy non può più trattenersi, per quando la sua faccia esprima tutta la sua curiosità, prende Tommy per la casacca e apre la porta.
« Il Sign. Brawn ha un appuntamento con te! mentre per Keyline è arrivata Annette con la sua gattina! Io rispondo al telefono e buon lavoro a tutti!»
Mettendo così fine a una riunione provvisoria nel mio ambulatorio.
« Rodriguez non è finita qua!» esclama Tommy prima di salutare il suo paziente e invitarlo in ambulatorio.
Faccio un enorme respiro: sistemo delle carte, mi infilo il camice e affacciandomi alla soglia della porta invito il primo paziente della giornata ad entrare.
La mattinata si svolge normalmente, ma al contrario di altri giorni mi sento diversa e per quanto cerco di restare concentrata continuo a fissare l'orologio in attesa che si avvicini l'ora. Ogni volta che il mio sguardo si appoggia sulle lancette sento una fitta allo stomaco: il tempo passa dannatamente lento ( fatalità) e quindi cerco di convincermi ( inutilmente) nel non guardare più l'orologio.
Sono ancora nel pieno delle mie energie ma quando arriva nel mio ambulatorio la signora Mary, con il suo cagnolino d'antiquariato, mi accorgo che l'ora X è imminente: il problema è che questa signora mi impegna sempre molto tempo, e ogni volta che fissa la visita mensile, Lucy cerca sempre di piazzarla a termine giornata.
La visita non consiste solo nel controllare che il suo Rocky: un meticcio di sedici anni, goda ancora di buona salute, ma devo anche preparare la povera anziana nel fargli capire che i cani non hanno una vita lunga quanto l'uomo. Prepararla, che per quante cure posso fargli, arriverà quel momento, e lei dovrà comprendere che la sua bestiolina non gli rimane ancora molto da vivere. Il piccoletto è un guerriero, come se capisse che la sua vita sia molto preziosa per l'anziana padrona: ma nell'ultimo periodo anche per lui la vecchiaia si sta facendo sempre più spazio nella sua vita, limitandolo sempre di più.
Mary ogni volta, non fa che ricordarmi che quel cane è l'unico e solo ricordo che le è rimasto del defunto marito: sommato al fatto che la coppia, non ha avuto figli, una volta che rimane da sola per lei non resta più niente di importante in questa vita. Continuo a fissare l'orologio tra una parola di conforto e l'altra, Rocky oggi fortunatamente sembra più attivo di tante altre volte, quindi la visita si rivela positiva e fiduciosa riuscendo così a cavarmela in breve tempo.
« Stia tranquilla! Il nostro Rocky oggi è il cagnolino più in salute che ho visitato in tutta la mattinata!» Le dico accompagnandola alla soglia della porta una volta terminato.
« Ne sono lieta dottoressa Keyline! Per quanto sia ormai diventato cieco sono sicura che ieri abbia provato ad inseguire una lucertola...» allude in qualcosa che dubito sia realmente successo.
« È un guerriero l'ho sempre detto! Lo tenga in movimento e non si faccia problemi per la vista! Lui, ha lei che guarda al posto suo e quindi non teme di andare a sbattere da qualche parte!» la conforto.
Ed eccola, alzo lo sguardo e la vedo seduta nella saletta d'attesa: Samantha sta guardando verso la mia direzione e io mi sento arrossire. Accompagno la signora Mary da Lucy, e gli prenoto la visita per il mese successivo. Faccio un respiro, ho il cuore in gola, e invito Sam in ambulatorio sotto lo sguardo di quei due colleghi dalla lingua lunga.
È troppo bella per me.
Frase che formulo dentro la testa: mi sembra surreale la situazione che sto vivendo. Cerco di non darlo a vedere, ma credo di averla guardata come un adolescente osserva il suo primo amore: porta un paio di jeans aderenti e un t-shirt bianca che le risalta le curve del seno, con gli occhiali da sole posti sopra la nuca, lasciando spazio al volto per far vedere i suoi occhi verdi. Appare tranquilla, anche se la vedo visibilmente a disagio quando tocchiamo l'argomento sulla serata incriminata. Mi sento le farfalle nello stomaco quando accetta il mio invito per pranzo: giuro che in mattinata avevo fantasticato vari scenari sul fatto che si prendesse il telefonino, e uscisse dall'ambulatorio senza tanti contorni.
« C è un gatto che ci fissa...» mi indica Sam, prima di uscire dalla porta.
« È il mio gatto» le rispondo.
« Il tuo gatto vive in ambulatorio?» mi chiede avvicinandosi al tiragraffi. «E come fai con gli altri animali quando entrano?! E con i cani?!»
« Samantha ti presento George! Onestamente ci ha fatto l'abitudine. I cani quando entrano qua dentro, grossi o no, fidati... non lo guardano nemmeno. Lavoro molto, passo molto tempo fuori casa, non trovo giusto condannarlo a una vita solitaria in appartamento. Alla mattina prima di partire si fa trovare davanti al trasportino e una volta arrivati qui si piazza la sopra.»
« Ma è senza orecchie o mi sbaglio?»
« Ci sono! E fidati ci sente benissimo! È una razza particolare, sono semplicemente piegate. È uno scottish Fold. C'era anche lui ieri sera! E stamattina, ha preso il tuo posto una volta che te ne sei andata.»
« Davvero...?» mi dice sorridendo. « Giuro di non averlo visto!»
Controllo di aver preso tutto quello che mi serve ma prima di uscire, attirata da una vibrazione nella tasca estraggo velocemente il cellulare.

" maledizione ma è bellissima! Ma si può sapere voi lesbiche che genere di rito fate per avere queste ragazze...?! Come hai fatto a non farci sesso?!" Tommy

" tagliati i capelli e la barba e forse potresti avere qualche possibilità con le ragazze!"

Rispondo soddisfatta, gettando nuovamente il cellulare in borsa.
« Tutto ok?» torna a chiedermi guardandomi in viso.
«Si... Si!» mento impacciata.
Samantha mi segue, saluta Lucy ed esce con me che cordialmente le tengo la porta aperta.
Gli propongo il ristorante davanti alla clinica e una volta sedute, torniamo in silenzio.
« Non pranzate in ristorante?»
« Si... Ma ero impegnata con te. Quindi non sei l'unica ad aver fame»
Fame, che ci conduce a prendere due piatti di insalata:
« Mangerei molto di più se non avessi ancora lo stomaco sotto sopra.» si giustifica
« Io ho già divorato due muffin, sento i jeans tirare. È meglio che stia leggera.»
« Wow! Hai fatto una colazione da campioni.»
« Sei tu che sei scappata.» affermo.
« È vero! Ma perchè non ricordo una cosa: Abbiamo fatto sesso?» Mi chiede subito, come volesse togliersi un sassolino dalle tasche.
« No.» rispondo con un filo di voce guardandola dritta negli occhi.

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