Capitolo 13: Prima il cuore o la testa..?

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« Dannazione, dannazione, e dannazione!» Urlo in macchina mentre sono alla guida, prendendomela con il manubrio a suon di pugni.
Eravamo a un passo, anzi a soffio per far si che io e Sam ci baciassimo, e no, che quell'arpia di Melinda rovina tutto.
Sinceramente, ma per che cavolo ho risposto? Potevo lasciarlo suonare, insomma onestamente nessuno poteva sapere che cosa stessi facendo in quell'istante: potevo essere in doccia, o fuori a portare la spazzatura o a fare qualsiasi altra cosa che mi impedisse di risponderle nell'immediato. Eppure dannazione, ho risposto.
Mi sento una totale stupida per aver rovinato quel momento, che ora come ora mi viene addirittura il pensiero che Samantha non l'abbia presa come una scusate per non baciarla. Fosse per me quel momento l'avrei creato già dall'istante in cui l'avrei vista con il mio pigiama addosso, fosse per me, ieri sera difficilmente l'avrei fatta dormire.
Ma Samantha non è gay. Forse è stato un bene. Quel bacio mi avrebbe distrutto, avrebbe gettato le fondamenta per un illusione che poi mi avrebbe spezzato.
Non posso dire di essermi riposata a pieno dato che, quando mi son addormentata, la paranoia di svegliarmi nuovamente da sola mi pressava la mente: sicché il mio sonno, veniva disturbato da piccoli intervalli dove con la coda dell'occhio controllavo se Sam mi fosse ancora accanto a dormire. Paranoia che onestamente non avevo motivo di avere, dato che in questa occasione e in maniera del tutto lucida è stata lei a proporsi di fermarsi.
Oltre a ciò, trovavo dannatamente sexy vederla con il mio pigiama addosso che tra l' altro essendole largo, la maglia aveva preso una piega che le lasciava scoperta la vita e l'ombelico portandomi a guardarla incapace di staccarle gli occhi di dosso.
Era tutto dannatamente perfetto: mi sono alzata piano, ho inviato un messaggio ad Alexia chiedendole se gentilmente poteva recapitare dieci muffin. Mi sono cambiata, preparata, cercando di recitare al meglio che riuscivo nel dirle che quella colazione mi serviva per portarla a lavoro.
Era tutto dannatamente perfetto: Alexia non ha sospettato di nulla, dato che doveva presentarsi in caserma, fortunatamente non aveva nemmeno il tempo di fermarsi molto a chiacchierare. E questo da parte mia è stato un bene, dato che lei è la seconda persona al mondo, dopo mia madre, a capire al volo se sto mentendo o meno.
Ma Sam non e gay.

" Mi sento in colpa.." Key

Le scrivo non appena parcheggio la macchina, stupita nel ricevere la risposta quasi subito:

" Di cosa?" Sam

Già di cosa? Per non averla baciata, per essere andata a lavoro? O a quanto pare, per averle messo confusione?
Mi precipito all'ingresso, dove Melinda, aspetta seduta nei divanetti della sala d'attesa.
« Buongiorno.» Le dico non appena le poso lo sguardo sopra, fortunatamente porto ancora gli occhiali da sole quindi non può vedere l'occhiataccia che gli ho lanciato prima di rivolgermi a Lucy : « Cinque minuti e arrivo.»
« La signora Baker vuole vedere i cuccioli. L'avrei accompagnata volentieri io, senza disturbarti, ma preferisce parlare con il suo veterinario di fiducia.» puntigliosa Lucy, mi fa presumere che deve aver subito la pressione di Melinda nell'arco di tempo da cui è arrivata fino ad ora.
« È pagata per questo... mi sbaglio dottoressa Rodriguez?» Precisa subito « E profumatamente direi.» mette quel punto delicato che difficile da controbattere, ci tiene in pugno.
« Come darle torto Melinda! Mi sistemo un secondo, e sono da lei!»
Scappo nel mio ambulatorio e mi siedo sbuffando quei pochi secondi che mi separano ancora dall'inizio del turno.
« Ti giuro! Non so come fai a restare calma! Per lei sarò solo la segretaria, ma per mostrare dei cuccioli non ci vuole un dottorato! Mi dispiace averti chiamato prima... » Esclama Lucy entrando in ambulatorio poco dopo aver chiuso la porta alla spalle.
« Hai sentito? Ci paga profumatamente... e la mamma mi ha donato la pazienza. Almeno, ha fatto un buon lavoro, dove devo ricordarmi di darle il merito.»
Mi alzo a fatica, ed insieme a Melinda mi dirigo nei box dove gli mostro il buon lavoro svolto durante la notte, complimentandomi con la piccola Susan per essere stata brava nel parto. Non che ci sia molto da dire, dato che la neo famiglia sembra stazionaria, e mamma e cuccioli son tranquilli: la rassicuro assicuro in tutte le sue domande, spiegando anche, che una volta a casa, deve avere per aiutare la piccola Susan in questo nuovo capitolo della sua vita.
« La tirocinante si è presa a letto?!» Mi chiede prima di uscire dalla clinica, davanti a Lucy che non capendo, mi guarda perplessa.
« Spero per lei di no! Arrivederci Melinda! Per ogni dubbio o incertezza chiami pure.» Rispondo frettolosa, senza dilungarmi troppo cercando di liquidarla subito.
« Aspetti un minuto.» mi ferma, capendo la mia intenzione.
« È di Los Angeles quella ragazza?»
Ma alzo le spalle, indecisa se darle corda o no. « Si.» decidendo di mentire. Lei titubante, si mette gli occhiali ed esce senza continuare.
« abbiamo tirocinanti...?» Mi domanda Lucy ironicamente, una volta che Melinda è finalmente uscita.
« Samantha.»
« L' hai portata in clinica con lei presente?! in piena notte!? Aspetta... Ma che ci facevate te e Samantha insieme alle tre di mattina...?» sorride.
« Abbiamo fatto partorire Susan!» rispondo ironica « È una lunga storia. Adesso...ho appuntamenti particolari?»
Lucy cerca di obbiettare il mio cambio di discorso « Tu non me la racconti giusta!» ma la clinica si sta riempiendo di persone e quindi non c è molto tempo per perdersi in racconti. Accenna ad un paio di appuntamenti più specifici, e tra una pausa e l'altra decido di aiutare Tommy nel smaltire i giornalieri: visite di routine, dermatiti da crocchette scadenti, punture d'insetto o richiami per vaccini; fanno parte di un insieme di che non richiedono più di dieci minuti a testa. Nell'ultimo periodo però ci stiamo avviando all'idea di voler espandere le nostre visite veterinarie non solo in ambito di animali domestici, e quindi tra le belle notizie della mattinata è che la parte burocratica di questa nuova iniziativa, si sta concludendo.
« Dalla settimana successiva potremmo già essere operativi!» mi complimento con Lucy.
« Lo sai che dovremo quasi sicuramente trovare un terzo veterinario! Voi due da soli è troppo da gestire.» Mi incalza Lucy in una pausa tra una visita e l' altra.
« Anche le spese sono altrettanto impegnative! Vediamo come andare avanti senza aiuti. Poi, se non riusciamo a starci con i tempi e ci troviamo un po incasinati con gli appuntamenti... allora cominceremo a fare dei colloqui» le dico guardando le carte.
Sono abbastanza tranquilla, ma Lucy ha ragione, la voce che la nostra clinica si sta espandendo deve aver già aver subito un bel passaparola: abbiano cominciato a ricevere già qualche telefonata che ci chiede consulti e visite, quindi nel complesso e con il tempo dovremo pensare ad un' altra assunzione. La cosa mi eccita molto: in Luisiana onestamente sono partita come veterinaria di fattorie e ranch, solo una volta arrivata a LA mi sono accasata e rinchiusa in una clinica. Ma il mio cuore richiama la voglia di voler ritornare sul campo.
Adesso che sono in pausa pranzo, posso concentrarmi in quella risposta che devo ancora dare.

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