Sono sempre stata più un amante del vino che dei super alcolici in se, quindi nella varie occasioni in cui mi trovavo ad uscire: farmi accompagnare da un buon calice di rosso o bianco era un modo carino per iniziare la serata, ma dato la circostanza e il luogo dove mi trovo ora non posso fare a meno di ordinare a Samantha un altro cocktail.
Sarò io che magari non ho più l' età, e il mio fisico sulla soglia dei trenta, sta lentamente scivolando verso una direzione di letargo alcolico: ma il cocktail era veramente forte.
Ad ogni modo, seppur l'alcol inizia a farmi sentire caldo, mentre aspetto ne ordino un secondo di analcolico e quando questo arriva, credo di essere già ad un livello sufficiente per potermi ritenere sazia. Dentro la mia testa sento Alexia che mi rimprovera di essere venuta con la mia auto e
quando ci sediamo, il terzo drink, mi fa capire che mi devi fermare.
« Allora sei una veterinaria... Dottoressa Rodriguez!» esclama Samantha terminando in tempo record il suo bicchiere.
« Sai il mio cognome?!»
« Jim ha fatto la spia.» si giustifica. « Ha detto che sei anche molto brava.»
Alzo le spalle « Penso. Non lo so...» affermo imbarazzata. « Hai animali? Così per maggiore conferma, potresti dirmi tu come lavoro.»
« Niente animali.» esclama dispiaciuta. « Sei di Los Angeles?»
« Provengo dall'Arizona. Mia madre è americana, ma mio padre è messicano con origini italiane.»
Cerco di stare al passo con Samantha nei drink, ma quel Long Island sembra addirittura più forte del bicchiere precedente:
« Come mai allora ti sei trasferita?»
« Voglia di un cambiamento. In Arizona la mia famiglia è proprietaria di una fattoria, mio nonno amava gli animali credo quasi quanto amava mia nonna... Fattoria che poi ha preso in eredità mio padre con l'aiuto dei miei fratelli. Amo molto gli animali, e quell'amore mi ha spinto a fare la veterinaria.»
« Ah...»
« Oddio, sto parlando troppo?» mi imbarazzo rielaborando il racconto.
« No! Ma anch'io mi sono trasferita per cambiare.» afferma ruotando il bicchiere « Che casualità non trovi?»
« Chi non sente il bisogno di cambiare di tanto in tanto?» gli chiedo « Perchè questa decisione?»
« Sentivo l'esigenza di prendere altre strade. Non riuscirei al momento a spiegarmi meglio, dato che sono ancora un po confusa su cosa voglio per il mio futuro.»
Samantha sembra rammaricata nel dire quella frase, e questo mi spinge a essere curiosa nell'indagare meglio su cosa intenda, senza essere troppo diretta:
« Quindi deduco che non sei da Los Angeles...»
« Sono nata a New York»
« Wow! Il tuo si, che è stato un salto molto lontano come cambiamento! Ci sono stata una volta sola...È una città molto bella. Un po 'caotica, ma affascinante.»
« Molto caotica e frettolosa forse! quando mi sono trasferita, ho trovato Los Angeles come un paese...lento.»
« Se trovi lenta Los Angeles dovresti venire in Arizona»
« Potrei pensarci! Il mio concetto di cambiamento è molto focalizzato nel desiderare e ricercare la calma e la tranquillità!»
Mi guardo in giro, giudicando divertita, il luogo di questo appuntamento.
« Luoghi di lavoro a parte!» coglie l'ironia Samantha.
« Io al contrario, abituata a campi e trattori, stare ai tempi di una grande città è stato alquanto stressante all'inizio.» La vita del mio piccolo paesino, vantava un numero sufficiente di abitanti, tale da riuscire a portare tutti a conoscere tutti. « Siamo la classica comunità che si riunisce alla domenica nell'unica chiesa presente, e se avevi voglia di andare a bere qualcosa nel fine settimana...Il Jon's Bar , ti propone una vasta varietà di panini e birra!»
« Ti manca l'Arizona?! Si sente da come la descrivi...» Mi chiede terminando l'ultimo goccio del suo cocktail.
« Si e no. Mi manca la mia famiglia. Ci sono momenti nell'arco di una giornata, magari particolarmente pesanti, dove ancora vorrei avere un abbraccio da mia mamma... un consiglio da mio papà e un colpo di incoraggiamento alle spalle da uno dei miei fratelli.»
« Siete così numerosi?»
Annuisco cercando di obbligarmi a bere.
« Li senti per telefono?»
« Certo! Ovvio, ma non è la stessa cosa.» le rispondo « Ma ora dimmi di te... come mai sei passata da una New York caotica a una Los Angeles più calma...?»
Noto come Samantha seppur aver sentito la mia domanda, non risponda subito e anzi sta ferma ad osservare quel nuovo bicchiere con un liquido di colore rosso e una fragolina al lato. La sua espressione si fa cupa, e accorgendosi che la sto guardando, sorride tirata.
« Domanda forse non troppo azzeccata?» Gli chiedo osservandola nel mentre che prende tempo per darmi una risposta. « Ho come l'idea che il tuo traslocare non sia stata una scelta facile. Non ti obbligare a parlarmene.»
Samantha sospira prima di risponde:
« No tranquilla, stavo solo pensavo a cosa raccontarti... È strano. Sei un'estranea, eppure mi fai sentire come potessi essere sicura di espormi. Ma non ho molto da dire, e in più temo che tutti questi drink mi facciano parlare a vanvera.»
« Ben potresti anche semplicemente dirmi cosa speri di trovare a Los Angeles... oppure semmai un giorno decidessi di pranzare nel ristorante dove lavori, sul che cosa mi consiglieresti!»
Ma lei scuote la testa, ancora forse in quel trasloco che fatica a raccontare.
« Non sono partita con grandi progetti, non sono una persona che scrive una scaletta da seguire per pianificare le giornate... Ho fatto le valigie e basta! Ho scelto di trasferirmi a Los Angeles... perchè boh! Penso per il sole, il mare e la troppa distanza da casa.»
« Però! Sei un avventuriera! E i tuoi genitori come l'hanno presa?»
Finalmente si mette a ridere, una risata che potrei innamorarmi.
« Avventuriera non direi! Ti ho detto che l'alcol mi fa parlare a vanvera!?» mi chiede ancora sorridente « In realtà ci ho messo un anno a progettare il viaggio, anche per ragioni economiche. I miei... che fossero d'accordo o meno, non mi importava.»
« Detta così, sembra più che non lo fossero...» le dico se pur in realtà, non voglio sembrare invasiva. Non pretendo mica che Samantha mi racconti tutti gli aneddoti della sua vita, ma quell'ultima frase suonava troppo distorta per lasciarla lì in sospeso.
« Ho genitori difficili. Mio padre... è una persona assente. Mentre mia madre... » Samantha lascia la frase in sospeso un paio di secondi, il suo sguardo sembra assente, come se stesse pensando non a come terminare la frase, ma a tutt'altro. Capisco che l'argomento deve essere delicato, e quella pausa di riflessione mi lascia il tempo necessario per intervenire.
« Sam...» la richiamo « Guarda che non sei obbligata a raccontarmi tutto, qualsiasi sia i motivi che ti hanno portato a LA! Però almeno son curiosa di sapere cosa cerchi o che cosa fai durante il giorno!» Cambio argomento, facendola tornare con la mente al locale.
« Ti ringrazio... Le incomprensioni che ho con i miei genitori non sono argomentazioni piacevoli. Ad ogni modo, stamattina quando mi hai quasi rubato il taxi avevo terminato da poco la lezione di un corso per baristi. Vedrò a fine corso, cosa mi porterà, ma non vorrei scartare l'idea di aprire un bar un domani...»
« Allora qualcosa in progetto nel cassetto c è l hai!»
Samantha mi accenna un sorriso, e la serata prosegue liscio facendomi dimenticare addirittura la mia vita amorosa andata in frantumi, se pur l' argomento sia saltato fuori e senza peli sulla lingua ho espresso la mia posizione di gay affermata.
Non riesco nemmeno provandoci, a stare al passo dei drink che è riuscita a bere Sam tra un discorso e l' altro. Una volta fuori dal locale, mi rendo conto che forse non è proprio il caso di usare la mia macchina per tornare a casa: e a darmi maggiore conferma di ciò, è che per quanto mi sforzo a concentrarmi nel cercare il mazzo di chiavi nella borsa, io ci stia mettendo più tempo del dovuto ( è la borsa non è poi nemmeno tanto grande). Sam da parte sua sembra addirittura messa peggio, e quando gli chiedo in che zona abita, non fa altro che indicare a caso con la punta del dito direzioni differenti con l'indice in punti diversi della strada:
« Di qua... no aspetta di là! Oh cazzo...! non mi ricordo!» Conclude rassegnata sedendosi a bordo strada e ridendoci pure sopra.
« Fantastico.» commento divertita.
Il taxi, fortunatamente ci mette poco, e credo che l'autista, abbia capito da subito la situazione, dato che la poveretta non smetteva di ridere, rischiando per poco di inciampare mentre saliva: a essere onesta, a stento cerco di restare seria almeno io, giusto per non sembrare spacciata come lei e giusto per dare a quel povero tassista un'impressione composta e dignitosa.
« Ascolta! Dato che non sai indicarmi dove abiti, per come sei ubriaca, non riuscirei a stare tranquilla lasciarti da sola..stasera dormi da me ok?!» gli ripeto per la seconda « Hai un numero da chiamare in caso?» tento un altro approccio.
« Non voglio che chiami nessuno! Sei gentile però! Non sei una seria killer vero?! Guarda che tutti li dentro mi conoscono eh...!» farfuglia Sam cercando di trovare un po 'di sobrietà « È aggiungo... che ti hanno vista...! quindi risalirebbero a te velocemente!» Conclude guardandomi dritta negli occhi.
« Se avessi voglia di ucciderti non avrei cercato un taxi per cominciare, sarei anche stupida a farti portare davanti al portone di casa...mia!»
« Ah... giusto..! Brava! sei esperta però...»
« O se proprio vuoi, ci sediamo fuori dal mio appartamento e tu chiami qualcuno che ti venga a prendere!»
« No!»
La guardo e mi metto a ridere, lei fa altrettanto e rimaniamo in silenzio finché il taxi non raggiunge il mio palazzo: sono sicura che il povero tassista preoccupato per il discorso contorto di Samantha, abbia aspettato qualche minuto prima di partire, ma spero capisca che sarei una omicida alquanto poco furba se intendessi uccidere la poveretta dopo che ci ha fatto scendere nello stesso posto e viste entrare nella stessa abitazione.
Mi sembra strano, invitare comunque una sconosciuta a casa mia: alla fine di Samantha conosco poco niente, e per quel che mi riguarda potrebbe benissimo essere lei una serial killer. Omicida o no, al momento tra le due è quella più ubriaca: quindi se solo provasse a fare qualcosa, non solo sono più sobria di lei, ma con quattro fratelli maschi ho imparato a difendermi molto bene.
Arrivate davanti all'ingresso, ci metto anche in questo caso, troppo tempo a cercare le chiavi di casa ma una volta varcata la soglia vittoriosa, indico a Samantha il bagno.
« Prova a darti una rinfrescata o peggio, se ti venisse da vomitare durante la notte, è giusto che tu sappia come arrivarci.» esclamo guardando il divano. Lei annuisce, e si chiude.
Mi presto mentre è in bagno, ad andare in cucina a preparare dell'acqua calda e del limone per entrambe: e con le tazze fumanti mi dirigo verso il salotto, appoggiandole nel tavolino.
« Samantha... tutto ok lì dentro?!»
Le chiedo avvicinandomi alla porta del bagno. bussando piano, e aspettando qualche segnale che mi confermi che almeno sia viva, quando la apre si ferma a guardarmi.
« Sei veramente gay?» mi chiede dolcemente, appoggiando la testa sul ciglio della porta.
« Si...» affermo incerta su cosa vuole realmente chiedermi.
E senza aggiungere nulla, si avvicina con una tale rapidità che il suo bacio si stampa deciso sulle mie labbra.
Ora, potrei benissimo dare la colpa all'alcool: entrambe possiamo aver varcato quel livello sottile che porta a compiere azioni che nella normalità non faremo, tra cui baciare uno sconosciuto.
Non avevo ben che la più minima idea, che la serata avrebbe preso una piega diversa da ciò che mi sarei aspettata quando sono partita: avevo immaginato il classico drink, argomentazioni basilari, e giunta poi al Hollywood e avvistata Samantha indaffarata a lavorare; ero addirittura incerta se mandare o no, un messaggio a Emily. Ero convinta, che mi sarei aspettata di essere fuori da quel posto, nemmeno mezz'ora dopo esserci entrata.
« Sam...! Sam...!» Provo a bloccarla, incapace quanto lei di fronte a quel bacio, che più appassionato, non riesce a staccarsi dalle sue labbra. Ma lei non ascolta, mi afferra il viso, lo rinforza decisa: con quell' alcol nelle vene che detta le leggi su come dobbiamo concludere la nottata.
Non mi sono chiesta se Samantha sia gay o meno ( e son convinta non lo sia), ma il suo bacio sebbene sia del tutto innocuo, ci conduce piano in camera da letto.
Non voglio passare per quella che approfitta di una ragazza ubriaca per colmare la sua carenza d'affetto, ma il bacio di Samantha e come se mi invitasse a ricambiare o per lo meno proseguire: trasformandolo in un lento ma deciso spogliarello. Voglio potermi fermare, voglio poterla fermare ma non ci riesco: entrambe ubriache, mi sento però abbastanza lucida nel capire che cosa sta succedendo e confido che per lei sia uguale. Non voglio rovinare questo momento, da un mese a questa parte è la prima volta che nella mia testa regna il silenzio: Brittany non esiste, la depressione di google nemmeno, e alla faccia tua Mr George stasera troverai la parte del tuo letto nuovamente occupato!
Niente sesso però, per quanto i nostri vestiti sia caduti senza un ritegno nel pavimento, ci concediamo ad entrambe la semplice compagnia di due corpi nudi che si accarezzano sotto le lenzuola. Onestamente mi va bene così, vorrei ancora capire con chi sto passando la notte e se, quello che è appena accaduto non sia solo una bravata dettata dall' alcool.
Dal bacio in poi, non ci sono state parole o dialoghi per commentare l'accaduto: tutto è nato e si è concluso senza l'esigenza di spiegazioni:
un solo « Grazie» farfugliato sotto voce da parte di Sam prima che si addormentasse. L'ho abbracciata, baciato la spalla nuda.
Ma grazie di cosa?
Semmai dovrei io, ringraziare lei, per avermi regalato una via di fuga da quella che era la mia vita fino a qualche ora prima.
Riesco ad addormentarmi sebbene il cuore tamburella impazzito dentro il mio corpo.
Ma le favole finiscono, le fiabe no. E la mia cos'era?
Quando mi sveglio, sento la testa che gira peggio della sera prima, mi sgranchisco un po 'le gambe, cercando Samantha con la mano che a mia sorpresa non c'è.
Se la notte porta consiglio, a Samantha deve aver suggerito di sgattaiolare via al suo risveglio: quella maledetta parte del letto è tornata nuovamente vuota, anzi, occupata da Mr George che mi fissa vittorioso per aver riconquistato il suo posto, per continuare insaziabile la sua mania per la pulizia del pelo mattutina.
Mi guardo attorno, accertandomi di essere da sola, quando osservando il pavimento noto subito che i suoi vestiti mancano: la sveglia segna le otto e mezza e in casa regna il silenzio.
« Cazzo!» commento ancora nuda, ponendomi una mano sulla fronte gettandomi rassegnata con la testa sul cuscino. Rimango li, fin quando vengo catturata da un cinguettio di una suoneria di un telefono che non è il mio: mi alzo incuriosita e speranzosa di trovarla magari in cucina o in salotto, ma quando mi dirigo verso la porta d'ingresso trovo subito per terra un iPhone bianco.
Non ci sono dubbi ora, in una sua fuga frettolosa, che non gli ha dato nemmeno il tempo di accorgersi della caduta del suo telefono.
È adesso..?
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Teach me to stay 🌈
RomanceUn'ironica coincidenza dà inizio ad un sentimento nuovo e mai provato prima, un sentimento che stravolge, che pone la vita di fronte a infiniti dubbi e alla propria verità. Ed che così che senza preavviso, ma in un modo naturale e passionale, viene...