La conversazione con Alexia, continua come un registratore incessante a ripetersi dentro la mia testa: ma a trent'anni posso decidere per me stessa? O devo sentirmi placcare ancora come fossi un incosciente?!
Gli voglio bene, troppo forse, per permetterle di sostituire mia mamma: ma il suo essere troppo diretta talvolta mi mette una certa angoscia e rabbia.
Sono consapevole che ha dannatamente ragione: anche all'epoca aveva adocchiato subito Brittany, mettendomi in guardia su delle voci che aveva sentito sul suo conto; infatti tra loro non c'è mai stato un rapporto molto affiatato anzi, presumo che tenessero una certa educazione reciproca perchè c'ero di mezzo io. Però, per quanto Alexia, cercasse di mettermi in guardia in quei suoi "viaggi di lavoro", un po strani, un po sospettosi: non mi hai messo nella condizione di dover decidere tra lei e la mia ex; cosa che invece Brittany aveva provato a fare. E Dio sia lodato, che all'epoca non mi sono fatta trascinare dall'amore e non farmi coinvolgere in quella disputa.
Mentre mangiavamo la pizza, Samantha è riuscita a raccontarsi quel briciolo in più che a quanto pare riusciva a darmi: ammettendo la sua difficoltà nel raccontarsi più fluidamente, sono riuscita a sapere, oltre all'età, che abitava a New York in uno di quei grattacieli di Manhattan. La sua famiglia è un argomento tabù: me l'ha espresso senza mezzi termini, descrivendo sua mamma come una casalinga disperata, e il padre dalla professione sconosciuta, sembra essere un figura emarginata e intoccabile da argomentare.
Ma se fosse una persona squilibrata, dovrebbe dare qualche segnale di instabilità no?!
E poi...Sono così ingenua da non captare che qualcosa non va in una persona?!
Sbuffo, maledendo Alexia e il suo essere una poliziotta anche per questioni private. « No! Samantha è una brava persona! Te lo dimostrerò!» esclamo alzandomi in piedi, carica della mia sicurezza nel riconoscere le persone.
Quando la sua telefonata arriva, mi presto a rispondere, chiedendo cortesemente a Lucy se può attendere una decina di minuti prima del prossimo appuntamento.
Oggi sono sicura, mi ucciderà.
« Ciao!» La sua voce è squillante e questo già mi rasserena, perchè mi sento alquanto a disagio.
« Devo chiederti una cosa.» comincio « Forse è frettoloso...»
« Vuoi già sposarmi?!» mi ferma scherzando.
Ma mi metto a ridere, nervosa, perchè credo che la mia richiesta possa risultare anche peggiore della sua.
« Vorrei prenotare un tavolo da voi per stasera. Vengo a cena con un amica. È possibile?»
« Si!» esclama. « Devo prenotarlo?»
« Potresti?»
« Per due. Va bene.» educata, rimane in silenzio.
« Amica?» mi chiede sopra le righe.
« Solo un amica. Sai, di quelle un po impiccione? Che vogliono mettere le mani avanti, credendosi nella posizione di poter dire la loro mentre ti vedono impegnata in una relazione?»
« Abbiamo una relazione?» mi chiede scherzosamente.
« Per la mia ex ragazza si!» rispondo entusiasta.
Poi rimango in silenzio, onestamente anche io lo stavo pensando. « Vuole conoscerti.»
« Ma io stasera lavoro.» afferma dispiaciuta « Non posso chiedere alla Tolman un altro permesso, mi licenzierebbe!» poi ci riflette « Mi hai incastrato per bene!» ricordandosi che ho prenotato dove lavora.
Ma non mi metto a ridere. Anche se vorrei.
« È una poliziotta.» meglio essere sinceri, giusto per evitare di farla arrivare impreparata davanti a un interrogatorio che Alexia potrebbe iniziare a fargli.
« Ah.»
« Vuole accertarsi che non sei una serial killer...» ci scherzo. Ma sentendola silenziosa, comincio a risentire caldo « Non sei una serial killer scappata da New York... Vero?» ironizzo ulteriormente.
« Avevo una mezza idea di soffocarti nel sonno, ma per tua fortuna mi sono addormentata prima io.» Esclama « Ho la faccia da serial killer?» domanda a qualcuno, che presente con lei, sento sogghignare.
« Samantha scherzavo...» cerco di correre ai ripari.
« Credo che per stasera, valuterà solo se ho il modo di lavorare di una serial killer. Perchè come ladra faccio piuttosto schifo, quel tuo giocattolo giuro di averlo lasciato dentro il cassetto! Ma mi vuole interrogare? Giusto per prepararmi...»
« Potrebbe. Ma cercherò di evitarlo. Mi sento così in imbarazzo! Ti giuro... che io vengo solo per cenare.» sentendomi in colpa « Sennò posso cenare altrove!»
« Keyline! Siamo su un paese libero e democratico! Prenoto per due persone, e poi... se riesco, ogni tanto proverò a rispondere a qualche domanda. È bello che si preoccupi per te.» mi rasserena. « E grazie per avermi avvisato.»
« Posso farti un'ultima domanda?» avanzo timidamente. « È irrilevante... ma mi chiude un quadro di te. Su quel poco che so, e che ancora devo conoscere.»
« Sentiamo...»
« Di te... conosco solo il nome.»
« Lo vuole sapere lei?»
« No! Io...»
Sento il silenzio. Un silenzio che potrei definire pesante.
« Samantha Pitt.» il suo tono non traspare più tranquillo, e il cognome mi viene detto come se l'avessi obbligata a dirmelo. « È tutto? Ora devo andare.» fredda e diretta, mi spegne la telefonata dopo avermi salutato.
Resto così, a fissare la schermata. Il suo cognome mi ronza in testa, in maggior modo la modalità di come la conversazione ha preso la piega dopo la mia richiesta.
Avrò forse esagerato? È così brutto chiedere un cognome a una persona?
Forse si o forse no, ma partendo dal presupposto che non siamo estranee, non mi pare nemmeno una cosa tanto top secret da offendersi. Il mio maledetto segno del cancro, mi porta ogni qualvolta ad entrare in ansia per ogni virgola."Hai la tua cena. Per due.»
Avvisata Alexia, torno da Lucy un po confusa.
« Credo di aver appena combinato la mia.» le dico soprappensiero.
Lei mi guarda, si sporge a guardare la sala ancora troppo piena alle mie spalle « Dimmi che non riguarda il lavoro.» che per lei, viene prima di ogni altra situazione.
« Ho chiesto a Sam di conoscere Alexia.»
« E dove sta il problema?!» parlando sotto voce.
« È Alexia! Troverà sicuramente qualcosa che non va in Sam! E io sono forse ancora troppo instabile per essere razionale. Samantha mi piace, anche se ha quell'alone di mistero che ancora fatico a decifrare. Ma Alex... lei è brava nel suo lavoro. E se scova qualcosa che io ancora non vedo?» chiedo disperata.
Lucy si sporge nuovamente, sorride, si sistema gli occhiali appannati mentre io sento una presenza alle mie spalle che fatica a trattenere un cucciolo di Labrador.
« La vita è tua! Se deciderai di frequentare una criminale, poi... a me interessa che tu, continui a venire a lavoro.» indicando di voltarmi e tornare alle mie faccende.
Eseguo, sorrido e invito il giovane paziente a seguirmi.
Merda, quanto vorrei ora poter tornare indietro. Aspettare, accertarmi di conoscerla.
Poi ci penso. Ma siamo in una relazione? Samantha cosa crede di essere per me? E io cosa penso di lei?
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Teach me to stay 🌈
RomanceUn'ironica coincidenza dà inizio ad un sentimento nuovo e mai provato prima, un sentimento che stravolge, che pone la vita di fronte a infiniti dubbi e alla propria verità. Ed che così che senza preavviso, ma in un modo naturale e passionale, viene...