Capitolo 6: Questione di punti di vista

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Ma perché? Perchè Samantha ha deciso di andarsene via senza nemmeno svegliarmi? Più ci ragiono su, più non riesco a trovare una risposta soddisfacente, se non quella che possa aver pensato che mi sia approfittata di lei da ubriaca.
In soli dieci minuti dopo aver trovato per terra il suo telefonino, avrò azzardato come minimo mille spiegazioni diverse: dall'ipotesi del ritardo sul lavoro, e quindi sbrigativa è dovuta giustamente a "scappare" ; ho azzardato che fosse addirittura uscita per andare a prendere una colazione per entrambe ( ipotesi scartata quasi subito)
Ad ogni modo, resto dell'idea che se ci fosse stata una giustificazione per la sua fuga, avrebbe sicuramente lasciato un bigliettino con scritto il motivo o semplicemente il suo numero di telefono: che poi questo gli sia caduto o meno, è solo un dettaglio.
Almeno, io avrei fatto così.
Ma lei, non avendo provato in nessun modo un tentativo di approccio diverso dalla fuga, ritorno senza giustificazioni all'ipotesi iniziale: Keyline Rodriguez ti sei approfittata di una ragazza ubriaca!
Dannazione, se fosse così, giuro che ci starei più male della mia attuale rottura con Brittany: ma perchè devo sempre dare la colpa a me stessa su tutto?!
Sapeva che ero gay, mi ha baciato per prima e non si è nemmeno prodigata a tirarsi indietro quando la situazione si è fatta un po più interessante: magari alla fine di tutto, è lei che si è approfittata di me, e terminato quello che doveva fare, ha deciso di andarsene come niente fosse.
Ubriaca o meno, posso essere stata la sua cavia di slancio, per provare cosa vuol dire andare a letto con un altra donna già che ne aveva la possibilità: seppur non siamo nemmeno arrivate a far sesso, e tanto meno preliminari vari.
Bene. Ed è con questa nuova convinzione, un po più soddisfacente della prima, che posso smettere di fissare a vuoto la porta d'ingresso e dirigermi in cucina a farmi un caffè: eppure questa cosa di essermi svegliata da sola, dopo essermi addormentata con qualcuno, proprio non mi va giù.
Non sono mai stata una persona dal sonno pesante, ho sempre avuto la reperibilità notturna in caso di emergenza: ultimamente avendo poi, aumentato le ore, ho sempre la paura di non sentire il telefono suonare nell'eventualità che qualcuno mi cerchi in piena notte; portandomi con il tempo ad essere preparata e pronta al risveglio immediato di fronte ad ogni minimo rumore. Forse troppi drink, forse arrivo da una settimana pesante o forse mi sono rilassata troppo, sapendo di essere in dolce compagnia: ad ogni modo, ho scelto proprio la serata giusta per concedermi il sonno di Cenerentola.
Il telefono di Samantha è bloccato dalla password, quindi se anche volessi telefonare a qualcuno per avvisare che il suo cellulare c'è l'ho io, non potrei: e per chiamare chi poi? I suoi genitori sono a New York, e da come ho capito non scorre un buon rapporto. Durante la serata di ieri mi aveva raccontato della sua collega Natasha, che potrebbe essere il mio candidato perfetto: oppure avrei optato con il chiamare questa Julia, che gli ha da poco inviato un messaggio. Poi ci penso e rifletto a come lei per prima, si sia rifiutata di contattare qualcuno quando le ho proposto di portarla a casa.
Quindi... avrei dovuto trovare una spiegazione valida per giustificare il perché il suo telefono è con me e non con lei.
« Ma cosa ci penso a fare?» Sono cose che capitano, ma l'importante è che l'iPhone venga restituito al proprietario: il come o il perché non mi dovrebbero interessare e se fosse, le spiegazioni le dovrebbero chiedere a lei e non a me.
Ora che ci penso, è da ieri sera che non adocchio pure il mio di telefono, e frugando nella borsa, lo estraggo nella speranza di non trovare messaggi o chiamate che appartengono a qualche paziente: con questo risveglio un po traumatico, non ho la concentrazione per affrontare da subito il lavoro. Il display, esasperato per la batteria quasi scarica, è colmo di messaggi e chiamate perse da parte di Alexia:
« Cazzo.» commento pronta a ricevere un rimprovero da premio Oscar.

"Dannazione Keyline! Spero tu abbia perso il telefono, o hai una spiegazione logica al fatto che sei sparita da ieri sera! Non è da te non rispondere...! E la tua macchina è parcheggiata ancora a Hollywood!" Alex

In effetti pensandoci, da quando son entrata al locale ad ora, non mi è mai passata l'idea di controllare minimamente il telefono, dettaglio che da parte mia per chi mi conosce è alquanto strano: nemmeno durante la mia relazione con Brittany, lo avevo accantonato per così tanto tempo, come è appena successo. Ma c'è sempre una prima volta, e prima che Alexia mi mandi per casa l'intero corpo di polizia di Los Angeles, decido di chiamarla:
« hey! Buongiorno...!» Cerco di addolcirla.
« Buongiorno un cazzo! Sto per venire a casa tua! Ma dov'eri finita?!»
Alzo gli occhi al cielo:
« Già allora che stai venendo da me, è inutile che ti dia spiegazioni al telefono! C'è anche Emily con te?»
« Si...» afferma più pacata « Dobbiamo andare a fare un po di spese per la bambina»
« Vi aspetto» là liquido, sapendo che devo prepararmi a un confronto a due.
Dove e come Alexia trovi tutta questa energia per affrontare una giornata dopo un turno di notte, me lo son sempre chiesto: a lei, non serve recuperare le ore di sonno perse, e nemmeno da l'impressione che questa mancanza gli incida fisicamente durante l' arco del giorno.
« La notte è fatta per dormire» si giustifica ogni qualvolta gli si chieda di spifferare il suo trucco di resistenza. La realtà è che la sua tempra da ex marines, è ancora molto forte in lei, oltre al fatto che per Alex vige la regola del non sprecare tempo inutilmente.
Quindi, come potresti passare mezza giornata a letto a riposare, se in quelle ore potresti utilizzarle per fare altro?
«Poi comunque, avresti la notte per riposare.» risponderebbe.
Confesso, che con tutte le più buonissime intenzioni, ho tentato ad applicare la sua teoria di vita alla mia: con il risultato che ho passato mezza giornata con l'emicrania, due occhiaie che parlavano da sole, e per quanti caffè avessi bevuto, ho terminato col prendere sonno alle sei del pomeriggio sopra la sedia della cucina.
Non faccio nemmeno a tempo a darmi una sistemata, dopo aver riagganciato la chiamata, che pochi minuti dopo suonano al citofono: il cuore mi salta direttamente in gola, all'idea che potrebbe essere Samantha, ma quando apro la porta mi trovo davanti Alexia ed Emily con in mano una di quelle scatole ricolme di muffin prese direttamente dalla mia pasticceria preferita.
« Cosa si può desiderare di meglio in una colazione tra amiche, con caffè appena fatto e un muffin alla crema?» domando facendole entrare, cercando di essere più disinvolta possibile.
« Ringrazia Emily, le sue voglie, guarda caso combaciano sempre con i tuoi gusti!»
« Ah sua via! non mi sembra tu ne abbia comprati solo due! Ne io e ne Keyline prenderemo mai un muffin light!» la punzecchia la moglie « Eppure qui dentro ce n'è uno, anzi due!» ribatte Emily strizzandomi l'occhio.
« Se voglio correre dietro ai cattivi, devo mantenermi in forma! Ma non è di muffin e di dieta che voglio parlare.»
Anche se sono di spalle e non posso vedere dato che son impegnata a versare il caffè nelle tazze, sento comunque gli occhi di Alexia puntati contro:
« Sono curiosa anch'io a dire la verità! Non mi hai nemmeno degnato un messaggio per dirmi che uscivi ieri sera! E ti ho pure scritto!» Mi rimprovera Emily.
« Scusami» esclamo passandole la tazza « Ma sono sicura che Alexia abbia provveduto al posto mio. Il telefonino lo devo ancora guardare onestamente, ovvero... Ho solo intravisto la schermata e le minacce di morte di tua moglie, che il restante è diventato invisibile.» affermo « Ma te come stai...? La bambina dentro il pancione è pronta a conoscere il mondo?» Gli chiedo, porgendo la seconda tazza ad Alexia.
Lo sguardo della mia migliore amica è ancora puntato nel giudicare e studiare ogni mia mossa, paragonandomi forse a una criminale che ha appena arrestato.
Emily al contrario di lei, è tutt'altro che impostata. Come professione fa l'avvocato: bionda, capelli lunghi e ricchi, con il sorriso sempre stampato sulle labbra; è una di quelle persone che potrebbe cadergli il mondo addosso ma che troverebbe comunque un modo per spostarsi o risolvere il problema. Difficilmente si lascia prendere dall'emotività: quindi è raro vederla arrabbiata, riesce a starsene positiva anche quando Alexia gli fa notare i chili in eccesso che sta ammorbidendo da quando ha iniziato la gravidanza.
« Sono indecisa se paragonarmi a una balena o a una mongolfiera! Ma ho una fame! Per fortuna sono quasi agli sgoccioli!»
« Il dottore continua a rimproverarti che non devi mangiare di continuo! Sai poi che lavoraccio riprendere il peso iniziale? Togliere ciò che stai mettendo su ora?» la rimprovera dolcemente.
« Come li ho presi, li perdo!» controbatte « O potevi benissimo essere tu al mio posto! Sei tanto brava a controllare il mangiare. Ah no giusto! Non sia mai che una gravidanza rovini gli addominali di Alexia!»
« Smettetela!» rimprovero entrambe « Emily sei bellissima!» Concludo mettendo fine a quella che poteva essere la disfatta di Caporetto.
« Tornando a noi! Ci vuoi o no raccontare della tua serata?!» Mi stuzzica Alexia iniziando a soffiare sopra la tazza di caffè, e non riesco a cogliere, se il suo sia un invito nel raccontare per il semplice gusto di sentire come sia andata la mia uscita, o se abbia già colto qualche particolare e stia solo aspettando il verdetto.
« E andata... una serata, piacevole. Abbiamo parlato molto, abbiamo bevuto, molto bevuto... lei non si ricordava dove abitava, quindi l'ho invitata a venire da me... Mi ha baciato! siamo...scivolate in camera, ma non abbiamo fatto nulla! Ma... siamo state nude! Lei si è svegliata e io no...ed uscita di casa senza dire niente. Fine.»
Credo di non aver nemmeno preso fiato nel lungo monologo riassuntivo della mia serata: e di fatti il silenzio che ne segue, mi lascia alquanto imbarazzata, dove per ammortizzare quel senso di giudizio che mi sento accollare addosso in questo momento, inizio a bere il caffè ( bollente) senza nemmeno guardarle.
« Che bello Keyline! E senza pensare a Brittany! Era ora che ti lanciassi un po...» commenta Emily con voce sottile, delineando quello che presumevo fosse un sorriso ancora sconvolto.
E posso dire? Amo Emily, amo il suo trovare comunque quell'appiglio di positività, che altri non scoverebbero.
« Come che bello?!» le domanda Alexia « In sostanza sta dicendo che non ha fatto sesso, intanto...! E questa ragazza si è pure presa la briga di andar via senza salutare dopo che l'ha ospitata!» Commenta rivolgendosi verso la sua dolce metà, per poi ritornare con i suoi occhi marroni scuro, a guardare dritto verso la mia direzione.
« Si può sapere chi è? È quella famosa del taxi?»Mi chiede infine.
« Si chiama Samantha! Abita in zona, ma proviene da New York» le rispondo prendendo un grosso respiro.
« E allora?! Cosa importa?! Insomma...! Capita a tutti di fare sesso, o quasi... con qualcuno, e poi... arrivederci è grazie!" Rilancia Emily, cercando ancora di salvare la situazione. « Anche io e te abbiamo fatto sesso la prima sera!»
« Era diverso!» le controbatte Alexia, imbarazzata in un dettaglio che aveva sorvolato di raccontarmi « Quanti anni ha?» Domanda, ignorandola per evitare altri argomenti sulla loro relazione.
« Non lo so...» ammetto imbarazzata « Ma sicuramente è maggiorenne»
Lo spero.
« Che cognome ha?» Ritenta la domanda in modalità interrogatorio. E devo dire che se questa è la sua modalità di lavorare: tono serio, postura dritta e uno sguardo che trapassa l'anima, non mi viene difficile pensare che i criminali con lei hanno poco da tirarla lunga.
« Non lo so...» rispondo quasi sottovoce, e per quasi, intendo che la mia tonalità era indecisa pure a me, se voler essere udita o meno. Mi rendo conto che alla fine, di Samantha conosco gran poco; ma ciò mi ha spinto comunque ad invitarla a casa mia e a dormirci insieme.
« Vedi è diverso!» conferma Alexia guardando la moglie, che povera taciturna mi scuote la testa dandomi l'impressione di non avere salvagenti da usare.
Quando prendo coraggio e mi alzo a guardarla, Alexia rimane fissa su di me pronta a gettare la sua sentenza:
« Ha dimenticato il suo cellulare nella fuga!» Dico prima che possa emettere anche solo un'altra sillaba.
« Davvero?» Chiede Emily, ancora con la bocca piena dell'ultimo pezzo di muffin.
« Si...! È bloccato dal codice di blocco, non che volessi impicciarmi dei fatti suoi... Ma se non ci fosse stato, almeno avrei potuto chiamare qualcuno per restituirglielo...» rispondo innocentemente, prendendolo dal lato del tavolo e ponendolo al centro tra noi tre.
« Benissimo! Anzi... meglio! Lo porto in centrale e lo faccio aprire! E sai che c è? Ora tu ed io daremo un occhiata in giro per la casa! Che non ti abbia anche rubato qualcosa nella fuga!» Esclama con Alexia già in piedi.
« Stai calma! Non ha preso niente, si è semplicemente alzata e uscita. Che senso avrebbe rubarmi qualcosa? È una ragazza giovane e non mi ha dato l'impressione di essere una delinquente. Ieri mattina in taxi con me, si è fatta portare a lavoro... quindi in caso, prima di andare in clinica, passerò per quel ristorante.» gli rispondo, sfilandogli il telefono dalle mani prima che prenda iniziative strane.
« Ma se vorrebbe riprenderlo, presumo avrebbe già chiamato... o no? E poi la gente è brava vendere una realtà che non gli appartiene pur di adescare qualcuno! Fidati! A lavoro vedo queste situazioni tutti i giorni!»
« Cosa vorresti dire? Che ho la faccia da disperata è quindi facilmente addescabile?»
« Non voglio dire quello! Ti sei presentata da sola ad un invito fatto su un taxi... Ci hai passato la serata assieme senza nemmeno sapere chi è...! Sai solo il nome Keyline! Sempre se è quello giusto. Potrebbe essere chiunque.»
« Grazie detective! Ma sono più che certa che Samantha non rientri nella lista dei cattivi. Il messaggio sul display è di una ragazza di nome Julia... è la barista che ci ha servito al bar. Poi durante la serata in più occasioni della gente passava e la salutava.» Esclamo guardano Alexia « E Jim la conosce!» Concludo soddisfatta quell'ultima frase quasi come fosse la risposta a tutte le domande.
« Chi è Jim?» Interviene Emily
« È un mio paziente! Cioè... il suo cane è un mio paziente. Ma lui è grosso! Enormemente grosso come uomo! I cattivi li butta fuori dai locali con una mano sola» esordisco zittendo Alexia almeno per qualche secondo. « Premetto che non ho idea di che ora sia uscita di casa Samantha... ormai dal mio risveglio ad ora è già passata più di un ora! Quindi dubito non si sia accorta che gli manca il telefono.» quando al giorno d'oggi prima di uscire di casa è più facile controllare di aver preso in mano prima il cellulare, che un mazzo di chiavi in sé.
Rimaniamo assorte nei nostri dilemmi, in silenzio un paio di minuti nel mentre che finiamo di bere il caffè e mangiare il muffin: solo Emily, giusto per cambiare argomento, accenna dell'ecografia che dovrà fare e sull' indecisione di prendere o no un modello di passeggino, rispetto ad un altro. Ho dovuto accontentare Alexia nel fare almeno un'ispezione alla casa, tranquillizzandola nuovamente una volta tornate in cucina constatando che non mi manca all'appello nemmeno un paio di mutande.
Io non riesco a non pensare ad altro che a Samantha, e a che cosa potrei dirgli quando e se, avremo la possibilità di vederci nuovamente: mae la casualità della sorte, come se il fato stesse leggendo il mio pensiero, ecco che il suo telefonino inizia a suonare.
« Natasha..?» Esclama Alexia guardando il nome sul display.
« È la sua collega...» rispondo immediatamente guardando.
« Key rispondi...!» Mi esorta Emily
« Oddio! E cosa gli dico?!» sobbalzo impreparata.
Avete presente quelle situazioni, dove immaginate una scena che dovrà accadere nella vostra testa, preparandovi mentalmente ad affrontarla? Ma poi, quando realmente succede non avete la più che minima idea di cosa bisogna fare?
Ecco. In questa medesima situazione, dove più e più volte dentro di me, avevo già impostato il cosa dire e cosa fare, sono entrata letteralmente nel panico.
« Keyline rispondi! O rispondo io!» Mi urla Alexia, e dato che lei non avrebbe il più che minimo pensiero nel farlo realmente, prima che provveda, mi sento obbligata ad alzare il telefono.
Samantha impreparata quanto me, per l' appunto ha intenzione di farsi restituire l'iPhone: la telefonata non dura molto, e quel frangente di tempo riesco a guardare in internet se il ristorante e chiuso o aperto, concludendo che ci vedremo durante la mia pausa pranzo in clinica.
Gli fornisco l'indirizzo, e quando riaggancio mi rendo conto di avere il cuore che batte a mille:
« In parte sono contenta che il telefono gli sia caduto nella fuga!» affermo felice « Ho modo di rivederla.» e non mi importerà se quello che è successo finirà per essere catalogato come un errore causato dall'alcol.
Sono onesta nell'ammettere a me stessa, che spero che questa vicenda possa almeno dare un inizio a qualcosa nella mia vita: come un trampolino di lancio, che spezza il passato e mi proietta in una nuova me, carica a ricominciare. Con questa nuova prospettiva di vita, chiedo ad Alexia ed Emily di riaccompagnarmi alla macchina parcheggiata ancora al Hollywood, preparandomi mentalmente all'incontro con Sam.

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