QUINDICI.

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Soonyoung venne svegliato da una base musicale assordante e caotica. Spalancó gli occhi, frastornato, una batteria che suonava ininterrotta e le tapparelle delle finestre aperte, lasciando la luce debole del sole filtrare e puntare dritta sul suo viso. Chiuse gli occhi e tornó a sdraiarsi, coprendosi la faccia con il braccio e iniziando a mugugnare dei lamenti impercettibili. La musica si spense pochi minuti dopo e una voce irruppe al suo posto.

- Alzati, Soon, dobbiamo andare in biblioteca. - Soonyoung si mise a sedere di colpo, confuso al suono di quella voce. Aveva riconosciuto subito il tono. Che ci faceva Jeonghan in camera sua?

Strabuzzó più volte gli occhi e si rese conto di non trovarsi a casa sua. Quella stanza era troppo grande persino per lui e tutti quei mobili bianchi lo stavano stordendo. Vide l'amico in piedi sulla porta, con in mano il cellulare.

- Che ci faccio qui? -
- Ieri ti sei ubriacato, Soon. Non potevo portarti a casa. - E quindi lo aveva nascosto in camera propria. Non era la prima volta che dormiva nel suo letto, quindi sapeva di poter star tranquillo. Ma ogni volta che accadeva ciò, si sentiva angosciato, pensando ai suoi genitori. Tornava a casa con il corpo pesante e sapeva di doversi presentare in salotto e dare spiegazioni.
- Ti hanno chiamato? -
- Ho mandato direttamente un messaggio. Ho detto che eri con me qui a guardare un film e ti sei addormentato. -
- I tuoi c'erano, ieri? - Jeonghan scosse la testa.
- Quindi devono fidarsi di me. Peccato. - Alzó le spalle e aprì la porta. Gli indicó il lato del letto sistemato e Soonyoung vide un cambio di vestiti. Riconobbe il suo maglione viola, che aveva lasciato in quella casa diverse settimane prima. Dopo anni passati a rifugiarsi da lui i weekend, Jeonghan aveva sistemato un'anta dell'armadio appositamente per lui e ormai convivevano.

- Ti aspetto di sotto, ci hanno già preparato la colazione. E sbrigati, che vorrei trovare posto in biblioteca. -
- Ricevuto! - Rimase da solo in quella camera minimalista e si affrettó a sistemare le tende, così da non dover affaticare gli occhi a tutta quella luminosità. Corse nel bagno della camera e si lavó in fretta, trattenendosi di fronte allo specchio per la maggior parte del tempo, osservando la propria faccia devastata: aveva gli occhi arrossati dalla stanchezza e le occhiaie più pronunciate della settimana prima. Aveva sbagliato a bere così tanto e lo sapeva, ma aveva approfittato di quella situazione giocosa e allegra per non essere controllato da Mingyu e dagli altri ragazzi.

E si rese conto di aver dimenticato metà della serata. Si vestí in fretta e corse al piano di sotto, trovando l'amico seduto a gustarci una spremuta di frutta. Si sedette vicino a lui e gli strattonó il braccio, rischiando di fargli cadere il bicchiere di vetro.

- Jeonghan, come sono arrivato qui? -
- Mingyu mi ha chiamato. - Soonyoung si rilassó. Prese a sua volta il bicchiere colmo di frutta e la bevve in piccoli sorsi.
- Mi dispiace. Hai dovuto fare tanta strada per prendermi? - Jeonghan scosse il capo, mostrando totale tranquillità per quella situazione.
- Stavo comunque tornando a casa. Ti ho preso davanti al campus. Mingyu e Wonwoo ti stavano tenendo sul marciapiede. - Alla nomina di quei due, Soonyoung quasi si strozzó con la spremuta. Tossí un paio di volte e si picchiettó il petto, bevendo di nuovo per cercare di calmarmi.
- Erano assieme? - Appoggió una mano sullo schienale della sedia e attese con estrema ansia quella risposta.
- Erano da soli. Tu eri stravaccato sulle gambe di Wonwoo. Li ho beccati mentre ridevano e parlavano. - Soonyoung sentí il proprio petto riscaldarsi di gioia. Sorrise per la prima volta, in quella mattinata fredda, e svuotó  il resto bicchiere con un solo sorso.

- Finalmente stanno iniziando a stare assieme. - Jeonghan lo guardó confuso, prendendo del pane tostato dal tavolo e iniziando a spalmarci del burro.
- È successo qualcosa ieri, vero? Mi sembrava troppo strano che foste tutti assieme. -
- Beh. - Soonyoung si tiró indietro i capelli disordinati e raddrizzó la schiena, pronto a raccontare tutto. - Ero con Mingyu e gli altri e stavamo andando al campetto, e abbiamo beccato Wonwoo con due suoi amici. Ho chiesto anche a loro di giocare con noi, ma Wonwoo è rimasto seduto a bere, e indovina? Mingyu è rimasto con lui. -
- Wow. - Quella parola uscí dalle labbra di Jeonghan senza alcuno spirito. Cercó di mostrarsi sorpreso ma non ne fu affatto capace. Continuó a mordere la fetta di pane, che sembrava più interessante ai suoi occhi, rispetto ai deliri sociali di Mingyu. - E hanno parlato? -
- Hanno passato metà del tempo a urlarsi, li sentivamo tutto il tempo. Poi ad una certa si sono calmati e poi sono andato da loro per dirli che saremmo andati a cena fuori tutti assieme. - Sul volto di Soonyoung comparve un sorriso spaventoso, troppo tirato, mentre ricordava ciò che era successo la sera precedente. - E non sai cosa ho sentito. Mingyu gli ha detto, letteralmente: 'Io sono interessato a conoscerti.' -
- Oddio, no. - Jeonghan si portò una mano sulla fronte e cominciò a cantilenare in tono drammatico, mentre finiva di masticare l'ultimo pezzo di pane caldo. - Mingyu si è fatto avanti! Con quale coraggio. Che uomo intraprendente, il nostro Mingyu. - Soonyoung scoppió a ridere e si diedero una stretta di mano.
- Esattamente quello che gli ho detto! E mi ha raccontato che Wonwoo gli ha spiegato alcune cose che lo avevano ferito. Te l'avevo detto, quei due hanno un trascorso. Quella tensione non nasce dal nulla. -
- Buon per loro allora. - Jeonghan si alzó dal tavolo e indossarono i propri cappotti, mentre Jeonghan avvertiva l'autista, che corse a preparare l'auto.
- Mingyu ha paura che Wonwoo non ne voglia però più sapere di provare a riprendere il rapporto. - Jeonghan, a quelle parole, schioccó la lingua con disappunto. Non poteva credere che Mingyu fosse così stupido e disattento.

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