9. Empasse

820 70 54
                                    

In foto : Amir Nasser

Difficoltà che non permette soluzioni o vie d'uscita.

Yves non era riuscito a chiudere occhio quella notte. Il peso di quella situazione lo aveva schiacciato di colpo e la sicurezza che aveva ostentato con Gaspard e Victoria, adesso che era da solo, iniziava a vacillare. Si era messo in contatto con la peggior specie di individui che conosceva, era abbastanza disperato da cercare perfino un vecchio contatto da cui qualche volta si erano riforniti. Quello aveva risposto con calma, dopo ore e ore in cui Yves aveva tentato di chiamarlo. Aveva solo due uomini a disposizione e per un prezzo che definire eccessivo era poco. Yves sbatté i pugni contro la scrivania, si trovava di fronte a un vicolo cieco. Abbassarsi a chiedere scusa ad Amir gli sembrava pura fantascienza. Lo pagavano già profumatamente, ma il rispetto era un'altra cosa, quello non poteva essere comprato e lui non intendeva fingersi suo amico.

Non esistono patti tra quelli come me e quelli come lui.

Eppure il tempo passava, il cielo della notte aveva lasciato posto ad una luminosa giornata di sole. Yves fece una doccia veloce, poi indossò la divisa scolastica e si costrinse ad assumere la sua solita aria imperturbabile, mentre si dirigeva in sala da pranzo con lo stomaco completamente chiuso.

Andrea era già lì, il solito problema che si sommava a tutti gli altri e che, quel giorno, non aveva il tempo di affrontare. Si sentiva messo alle strette sotto ogni punto di vista possibile e immaginabile.

Cercò di prendere parte alle solite chiacchiere di Lydia e suo padre, ma fu felice di potersi sollevare da lì e andare a rifugiarsi nel silenzio dell'auto. Andrea non sarebbe ancora tornato a scuola e quel breve momento di pace era tutto suo, quel giorno.

"Non fermarti al Café. Portami a scuola." Non aveva voglia di dover scontare ancora una volta le occhiate furiose dei ragazzi. Pensò a Gaspard, alle sue parole volgari, mirate a colpirlo dove il biondo sapeva che avrebbe fatto più male.

Sa più di quello che mostra. Forse lo ha sempre saputo.

Bastò quel pensiero per fargli gelare il sangue nelle vene. Il tempo avanzava incontrastato e Yves non aveva ancora una soluzione per la festa di quella sera e tutte quelle che si sarebbero tenute nei giorni a venire. Non osava chiedere a Louis di posticipare il party ... a che pro poi? il moro dubitava che in un paio di giorni avrebbe potuto risolvere la cosa.

Quando Yves fece il suo ingresso all'interno del Saint-Anthèlme si portò dietro una lunga serie di occhiate curiose: era raro vederlo da solo. Gli altri due arrivarono poco dopo e Yves era ben intenzionato ad ignorarli entrambi. Fu Victoria ad avvicinarsi al ragazzo, poco prima che suonasse la campanella di inizio lezione.

Era bella come sempre, quel giorno aveva dovuto usare un correttore più coprente per nascondere le occhiaie che quella notte insonne aveva portato con sé. Nessuno dei tre era riuscito a dormire, evidentemente.

"Non ho intenzione di sentire le vostre stronzate pacifiste, Victoria." Mise subito in chiaro Yves, poi chiuse rabbiosamente l'armadietto, "risolverò la cosa da solo."

"Forse hai dimenticato che tu in questo affare non sei da solo però" commentò la bionda con un tono irritato, "se non riesci neanche a chiedere scusa ad una persona ... forse non sei tagliato per questo genere di lavoro, Yves. In questo ambito avremo sempre bisogno dei favori di qualcuno. Lo hai capito, vero?"

"Mi chiedi di farmi umiliare da un arabo del cazzo che passa la sua vita tra locali a luci rosse e piazze di spaccio?"

"Non ti chiedo di umiliarti, non lo farei mai. Ti chiedo solo di fare il tuo lavoro e di saper riconoscere quando l'opzione B non esiste, come in questo caso. Tieni. Me l'ha passata Gaspard, ti servirà."

À la tombée du jourDove le storie prendono vita. Scoprilo ora