45. Azzardo

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Rischio cui si va incontro senza scorgere alcuna possibilità a favore o contro.

Dicembre era arrivato e aveva portato con sé un freddo gelido e spietato. Andrea e Manech si erano rifugiati nel loro solito pub, in quella che sembrava una sorta di bolla lontana dalla vita frenetica e caotica del Saint-Anthèlme.

L'italiano non poteva fare a meno di controllare l'entrata del locale a intervalli regolari e quella strana irrequietezza non sfuggì all'amico.

"Che ti prende? Non mi pare che incontrare le tue fiamme ti faccia sentire così nervoso di solito ..."

"Ma Emilien non è una mia fiamma, forse il problema è tutto qui. Penso francamente che mi stia usando per colmare qualche sorta di mancanza" commentò Andrea, lanciando l'ennesima occhiata verso l'ingresso.

"E ti sta bene?" Manech scosse la testa, "quanto in là siete andati?"

L'italiano si lasciò andare ad una risatina smorta "non abbiamo fatto niente. Sto cercando di comportarmi da amico" aggiunse con aria disgustata, "puoi crederci?"

"Amico" ripeté l'altro, per niente convinto, "non finisce mai bene quando uno dei due ha la testa altrove"

"Dici? So essere persuasivo io. Sono bravo a scovare le incertezze degli altri ... se c'è qualcosa su cui fare perno, sappi che ci proverò. E credo proprio che Emilien non sia per niente felice della sua situazione attuale"

"E se finirai per essere usato?"

Bella domanda, pensò Andrea. Lui non aveva mai avuto paura di provare, perfino il fallimento non gli sembrava poi una grande tragedia.

"Per uno come lui potrebbe valere la pena rischiare ..." disse poi e fu proprio in quel momento che la porta del pub si aprì e rivelò Emilien. Andrea lo prese come un segno del destino.

Sollevò la mano per farsi notare dal ragazzo e subito gli occhi di Manech passarano dall'amico al nuovo arrivato. Era indubbiamente bello, dai capelli chiari, la pelle diafana e gli occhi azzurri ... l'esatto opposto di Andrea, si ritrovò a pensare l'altro. Eppure c'era qualcosa di stonato in tutta quella bellezza evidente, come un velo di malinconia e tristezza che rendeva il sorriso del nuovo arrivato quasi artificiale.

"Ehi, scusate il ritardo. Oggi le lezioni sono andate per le lunghe" disse Emilien, poi allungò una mano verso Manech.

"Lui è Manech, l'amico di cui ti parlavo."

"Il ragazzo che vorrebbe iscriversi al Conservatorio?"

Manech strinse la mano dell'altro e sorrise "già. Sembra più facile a dirsi che a farsi ..."

"Lascialo perdere, gli piace fare il modesto, ma col violino è un fenomeno" disse Andrea.

"Esagerato"

"Mi piacerebbe sentirti suonare" commentò il nuovo arrivato, prendendo posto accanto ai due.

"Suono al jazz club un paio di sere a settimana, dovreste venire qualche volta" rispose Manech, certo di aver fatto un favore all'amico. Gli stava fornendo una scusa in più per frequentare Emilien, in fondo.

"Che ne dici? Sei disposto a sopportarmi per una serata intera?" lo provocò l'italiano.

"Se la musica è buona, potrei anche farcela" ribatté il biondo, con un ghigno sarcastico impresso sul viso.

"Allora ti toccherà suonare da Dio, Manech. E' tutto nelle tue mani" scherzò Andrea, poi lanciò un'altra delle sue occhiate maliziose a Emilien.

Il pomeriggio trascorse all'insegna delle chiacchiere, perfino Manech aveva dimenticato per qualche tempo i suoi problemi, assorbito com'era da quei battibecchi continui.

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