46. Conforto

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Senso duraturo di sollievo provato in seguito all'aiuto spirituale offerto da qualcuno. 

Lucille aveva varcato il cancello con fierezza quella mattina, Manech la seguiva poco distante, con sguardo apprensivo ma lei sembrava avere tutto sotto controllo.

Sfilò accanto alle ragazze con cui aveva condiviso quella terribile notte, nessuna di loro sembrava dispiaciuta o le disse qualcosa, nè Lucille prestò loro particolare attenzione.

Si diresse piuttosto verso l'altro gruppo di ragazze, delle classi superiori, amiche di Victoria.

"Abbiamo saputo" disse Monique "era per guai come quello che vi avevamo consigliato di smettere "

"Lo so, sono stata stupida ma non commetterò più quell'errore. In generale" specificò "mi ritiro, volevo che lo sapeste. Non mi importa se non mi rivolgerete la parola, lo accetterò."

"Non vedo perchè debba accadere una cosa del genere" la voce di Victoria fece voltare l'intero gruppo "penso che tu sia in gamba Lucille, per quello ti ho scelto. Non so come la pensi, ma se vorrai, mi farebbe piacere essere amiche davvero."

La bionda tese la mano e Lucille rimase sorpresa da quella affermazione, si ritrovò a stringerla sentendo il calore dell'essere accettati per la prima volta senza compromessi.

Poi la sua attenzione fu catturata dall'arrivo di Gaspard, aveva la sua solita aria assorta mentre procedeva verso l'ingresso, così la mora si mosse in fretta.

"Gaspard" lo chiamò frapponendosi sul suo cammino.

La ragazza sentiva lo sguardo del fratello su di lei ma non si voltò a guardarlo, continuò a perseguire il suo obiettivo.

Il biondo portò gli occhi su di lei e Lucille non attese altro.

"Volevo ringraziarti, per quello che hai fatto per me quella notte" disse secca "so che non lo meritavo"

Ci fu una pausa per alcuni istanti e poi anche il ragazzo parlò.

"Mi sembra di avertelo già detto una volta. Non ringraziarmi, mai"

Lei scosse la testa "questa volta voglio farlo, perchè non lo avevo capito subito, ma adesso lo so quanto ti è costato e non mi dovevi niente"

Ci fu un nuovo scambio di sguardi intenso, Gaspard sapeva che Manech li stava osservando e non si voltò verso di lui.

"Era furioso anche con me. Ho cercato di spiegargli che non era colpa tua, che non sapevi nemmeno dov'ero" riferì "ma quello che ha davvero ferito Manech è stata la bugia, il fatto che tu non gli avessi detto cosa stava succedendo. È quello che non riesce a perdonarti, se fossi sincero, se parlassi davvero con lui lo farebbe stare meglio"

Gaspard continuava a restare immobile, sforzandosi di non rivolgere la sua attenzione al ragazzo in lontananza, né far trapelare i suoi pensieri alla sorella.

"Non so perchè tu mi stia dicendo queste cose, non ho intenzione di perdere altro tempo con te o con lui."

Poi passò oltre, senza voltarsi.

In poco tempo Manech si era affiancato alla sorella, leggermente preoccupato.

"Ma che diavolo gli hai detto? Non dovresti rivolgergli la parola" commentò astioso.

"L'ho ringraziato, ci tenevo che sapesse delle cose" disse lei abbassando lo sguardo.

"Non gli devi niente, Lu."

"Ti sbagli" mormorò lei, poi si diresse verso l'interno dell'istituto.

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