47. Crescendo

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Didascalia musicale indicante l'aumento di sonorità nell'esecuzione di un passo della composizione.

Manech continuava a pensare che fosse una pessima idea, che intromettersi in quella storia non gli avrebbe procurato nulla di buono ma allo stesso tempo non riusciva a togliersi dalla testa il volto di Gael.

Il suo amico stava soffrendo e, nonostante lo avesse usato, lui non riusciva a far finta di niente, a non importargli. Anzi, forse il fatto che avesse mentito per spingerlo verso Gaspard, era la prova di quanto tenesse a quel ragazzo di nome Jean.

Che per quanto sembrasse grossolano, quello era il suo modo di aiutarlo, di proteggerlo e queste erano azioni che Gael non compiva da molto tempo.

Lèon lo ha trascinato nella tomba con lui negli ultimi due anni, se questo fosse l'unico modo per tirarlo fuori?

Era per quel motivo che fissava con ostinazione l'ingresso dell'Hèrmes, doveva trovare il coraggio di varcare quella soglia, doveva trovare quel Jean e parlarci.

Lo devi a Gael, anche lui merita la pace.

Era tardo pomeriggio, mancavano ancora alcune ore all'apertura del locale ma qualcuno degli addetti al servizio era già arrivato.

Manech inspirò e decise che non aveva senso perdere altro tempo, doveva andare lì dentro e dire quello che aveva da dire.

Così si diresse dritto verso la porta, la spinse e si ritrovò all'interno del locale, silenzioso e dall'aria sofisticata. C'erano in giro parecchie persone, camerieri e magazzinieri che portavano i liquori per la serata e pulivano la sala prima dell'apertura.

"Ti posso aiutare?" disse una voce alle spalle del moro.

Manech sobbalzò e voltandosi vide un ragazzo molto alto e dal fisico slanciato e asciutto, aveva dei capelli lunghi e ricci, di un biondo miele molto intenso.

Si schiarì la gola "si, ecco ... sto cercando una persona, Jean ... sai se è qui?"

L'altro rimase sorpreso per un momento "sono io Jean, ci conosciamo?"

Il moro fu scosso da un lungo brivido, non si aspettava di vederlo così, per un attimo non sapeva cosa dire e i suoi pensieri presero il sopravvento.

È tremendamente bello, ora capisco perchè Gael abbia perso la testa per lui ... e anche Gaspard...

Manech si riscosse, non voleva pensare a lui in quel momento, così finalmente trovò la forza di parlare.

"No, non mi conosci ma io ho bisogno di parlare con te in privato. Mi chiamo Manech" disse secco "è molto importante"

Jean sembrava confuso ma acconsentì facendo cenno a Manech di seguirlo.

Si spostarono in una stanza che aveva l'aria di essere un ufficio, Jean chiuse la porta e si accomodarono entrambi su due poltrone.

"Dimmi tutto, come posso aiutarti?"

Manech inspirò "mi dispiace piombare qui ma si tratta di una cosa molto importante, io ... sono un amico di Gael" e si precipitò a continuare quando vide una smorfia apparire sul volto dell'altro "e prima che tu pensi che sia stata una sua idea, non è così! Anzi, non sa che sono qui e se lo sapesse mi ucciderebbe"

Jean si sfregò le mani, nel tentativo di lenire del disagio "e cosa vuoi? Amico di Gael ..."

"Voglio solo ... parlarti di lui e farti sapere che non sta bene" cominciò "so che avete litigato, e sono certo che lui sia stato orribile con te, ma questa cosa lo ha annientato. È chiuso in casa da giorni, credo che non mangi nemmeno"

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