49. Fragile

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Debole, inconsistente.


Yves si era portato una sigaretta alle labbra e l'aveva accesa con un gesto nervoso della mano. Le lezioni erano finite per quel giorno e il moro lanciò un'occhiata veloce al cellulare che si era imposto di non controllare più. Aveva fallito. Amir era collegato in quel preciso istante, ma ormai era evidente che non si sarebbe degnato di scrivergli.

Erano trascorsi quattro giorni di silenzio totale, durante i quali Yves era stato pervaso dalle emozioni più disparate, passando dall'incredulità alla rabbia e, infine, alla rassegnazione.

E' fuori di testa. Cosa diavolo si aspetta da me?

"Vieni, andiamo a prenderci un caffè al Beaubourg. E poi vedi di spiegarmi cosa sta succedendo stavolta."

La voce di Gaspard interruppe i suoi pensieri, il biondo gli si era accostato accanto con il suo solito sguardo profondo quanto impassibile dipinto sul viso. Era così evidente che ci fossero dei problemi, pensò Yves? Era davvero così facile leggergli dentro ormai?

"Cosa vuoi che ti dica? Sembra che qualsiasi cosa faccia non vada bene" commentò mellifluo Yves. Era così che si sentiva ormai, come se chiunque al mondo stesse cercando di metterlo alle corde per ottenere qualcosa.

"Cos'è successo con lui?" quella era una domanda diretta e impossibile da eludere. Eccoli lì, in quella seconda fase della loro amicizia dove i vecchi silenzi carichi di assenso e comprensione erano ormai stati sdoganati una volta per tutte.

Yves prese un profondo respiro. Da dove doveva iniziare? Nella sua mente il comportamento di Amir non aveva senso.

"Si è incazzato perché ho negato di stare con lui davanti ad un altro uomo. Puoi crederci? Dice di aver iniziato a conoscermi, dice di capirmi e poi perde la testa per una stronzata del genere. Ma cosa si aspettava da me? Sto già facendo fatica ad esprimere ... insomma, lo sai ... vado a casa sua, f-facciamo quello che vuole ..." rispose confusamente il moro, sentendo quella ben nota ondata di vergogna assalirlo a ogni parola. Non poteva essere più specifico di così.

"Chi è quest'uomo?" chiese Gaspard, con la sua solita pragmaticità.

"Un pezzo di merda con cui faceva degli affari. Una sorta di socio che poi si è trasferito in Inghilterra, ma è palese che sia tornato qui per cercare di ottenere qualcosa da lui" Yves si lasciò andare ad una smorfia carica di disgusto, "lo dovevi vedere. Si è presentato al suo appartamento di notte, di sicuro pensava di trovarlo da solo. E di sicuro conosceva ogni metro di quell'appartamento." Aggiunse subito dopo, divorato da quel nuovo sentimento che fino a quel momento non aveva mai conosciuto davvero. Era odio corrosivo, era gelosia.

"E vi ha chiesto se stavate insieme?"

"Ovviamente voleva tenersi informato" Yves emise una risatina nervosa, "e alla fine guarda un po' chi risulta lo stronzo di tutta questa storia. Indovina? Il sottoscritto!"

Gaspard aveva scosso appena la testa, "hai negato di avere una storia con Amir davanti ad un suo ex ancora palesemente interessato a lui?"

Yves sbatté le palpebre in un'espressione confusa, "che cazzo potevo fare? N-non voglio che la gente sappia di me, di quello che faccio ... di cosa cazzo sono."

Il biondo sospirò stancamente, "ti rendi conto di come debba essersi sentito Amir?"

"E di come mi sono sentito io?"

"Lo hai umiliato" gli fece notare Gaspard, sostenendo lo sguardo sempre più sbalordito dell'amico.

"Che novità! Umilio Amir da quando lo conosco e non ne ha mai fatto un dramma prima dell'altra sera. Il nostro amico arabo sta diventando un po' troppo sensibile, se vuoi sapere come la penso."

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