10. Contraccolpo

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In foto: Baptiste Roux

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isposta ad un urto che si manifesta sul corpo che ha scatenato l’urto.

Manech aveva indossato la divisa con espressione sofferta, doveva affrontare un’altra giornata in quella scuola ma non voleva sembrare intimidito. Andrea sarebbe tornato a lezione quel giorno e doveva farsi bastare la sua compagnia per  non cedere alle futili provocazioni di quei tre.

L’entrata della scuola era affollata come sempre, i ragazzi stavano scambiando le ultime parole prima di entrare in classe e cominciare la lezione. Manech provò a sfilare a testa bassa, per evitare i primi mormorii mattutini ma si rese conto immediatamente che la situazione era diversa dal solito.

Dio, come non mi piacciono queste facce.

Era davvero così, gli occhi di tutti furono su di lui istantaneamente appena cominciò a percorrere la scalinata dell’ingresso. Alcuni faticavano a trattenere le risate, altri parlottavano a bassa voce seguendolo con lo sguardo.

“Qualcuno qui si dà da fare” disse ad un tratto uno studente che Manech non conosceva.

Il moro era sempre più confuso mentre quella frase veniva accompagnata dalle risate generali.
Come se non potesse decisamente andare peggio, l’attenzione degli studenti fu attirata dall’arrivo del ben noto trio. Manech strinse i pugni quando li vide sfilare lungo le scale e osservò un ragazzo precipitarsi a consegnare una sorta di volantino nelle mani di Yves.

“Interessante, non immaginavo che la Saint-Anthèlme offrisse un nuovo servizio” commentò quello mentre le sue labbra si incurvavano in un sorriso diabolico.

A Manech gelò il sangue mentre Gaspard e Victoria si scambiavano uno sguardo divertito e complice. Il cuore aveva cominciato a battere tanto forte nel petto del ragazzo che riusciva a sentirlo rimbombare nelle orecchie. Cosa stava succedendo?

“Ehi Monreau, per un talento come il tuo hai sbagliato quartiere” disse ancora un altro ragazzo.

I tre erano passati oltre, Manech non era riuscito a fare nulla, troppo turbato e confuso da quella realtà che non riusciva ad afferrare. Ad un tratto si sentì picchiettare su una spalla, si voltò pronto a urlare addosso a chiunque fosse lì per deriderlo o commentare con altre battute assurde, ma si trattava di Andrea.

Manech si ritrovò davanti il visto pesto del ragazzo, per un attimo rimase senza parole. I lividi erano violacei e uno dei due zigomi era gonfio.

“Cristo … la tua faccia …” per un attimo dimenticò lo strano atteggiamento degli altri studenti.

“Lascia perdere la mia faccia, abbiamo problemi più grossi …” disse stancamente l’altro, il suo volto era funereo, si limitò a mostrare all’altro uno di quei volantini che circolavano per la scuola, “mi dispiace.”
Manech prese il pezzo di carta e potè constatare con i propri occhi cosa aveva divertito tutta la scuola quella mattina. Si trattava di lui ovviamente, anzi, per la precisione della sua faccia, incollata malamente con photoshop su una foto porno in cui c’erano tre uomini intenti a fare sesso.
Gli si gelò il sangue, non tanto per quel volgare tentativo di umiliarlo ma quanto per il fatto che accanto ai corpi, sul fondo nero, si leggeva la scritta ‘Chiamami’ ed il suo numero di cellulare era lì.

“Come …” mormorò senza fiato “sono stati loro, cazzo. Sono stati loro! Come diavolo fanno ad avere il mio numero personale?”

Il batticuore era aumentato di intensità mentre le domande si ammassavano nella sua mente.

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