28. Vero

699 60 43
                                    

Che possiede in modo totale e incontestabile i caratteri necessari a individuare il proprio essere.

Gael era entrato all'Heros per il suo turno serale, il piano era lì che l'aspettava, perfettamente lucidato. C'erano già alcuni clienti ai tavoli ma il ragazzo, nonostante la penombra, notò uno spartito appoggiato sullo sgabello.

Si diresse immediatamente dal barista che lo salutò.

"Ehi Samuel, perchè c'è uno spartito al piano?" chiese Gael stranito"di solito suono io dei pezzi che conosco"

L'altro sorrise, sornione "è una di quelle sere, non hai notato il palco?"

Gael fece più attenzione e vide che le luci del piccolo palco erano accese anche se con bassa intensità. Sapeva che all'Heros, qualche volta, qualcuno si esibiva su quel palco ma non gli era stata data una spiegazione su come e quando avvenisse, né a lui era mai importato di approfondire l'argomento.

"Qualcuno ballerà sul palco?"

"Già e tu dovrai accompagnare l'esibizione. Non voglio dirti altro, preferisco guardare la tua faccia da qui" rise.

Gael scosse la testa trovando il divertimento dell'altro infantile, si diresse al piano e si sedette appoggiando lo spartito di lato e cominciando a suonare il suo repertorio.

Fu dopo circa un'ora che uno dei camerieri gli si avvicinò, sussurrandogli all'orecchio: puoi iniziare a suonare lo spartito.

Gael non perse tempo, vide le luci spegnersi per qualche istante e poi cambiare colore, un blu oceano invase il palco. A quel punto osservò meglio di che pezzo si trattasse e rimase per un attimo attonito, non era qualche ballata qualsiasi come si aspettava.

Chopin, Etude Opera 25 Numero 11. Qualcuno qui vuole mettermi alla prova.

Sistemò i fogli e senza indugio cominciò, suonò le prime note e una figura si mosse nella penombra, era sempre stato lì in attesa e adesso muoveva il corpo sinuosamente, in perfetto accordo con quella melodia.

Gael si trovò in difficoltà perchè doveva tenere la mente concentrata sull'esecuzione che si faceva di attimo in attimo più complessa, ma allo stesso tempo era attratto da quella danza. Voleva vedere quei movimenti così precisi e aggraziati, capire di chi si trattava.

Inspirò, conosceva la sequenza di note successiva per cui potè staccare gli occhi dal piano per dirigere lo sguardo verso il palco, dove il ballerino aveva appena effettuato un salto che lo aveva portato in alto, come se non pesasse nulla e poi era ricaduto giù, sul parquet. Poi aveva allungato le braccia ed il volto verso gli spettatori e gli occhi di Gael incrociarono quelli di un viso a lui estremamente familiare.

Jean ...

Nonostante la luce blu confondesse i suoi lineamenti, Gael era certo che fosse lui e la cosa lo stupì il doppio. Aveva sempre visto Jean come una persona mite, timida, dai tratti fragili a cui serve la compassione altrui, persino lui stesso gli si era affezionato perchè credeva che gli servisse aiuto. Ma in quel momento, la persona che stava ballando non era nulla del genere.

Gael dovette concentrarsi sullo spartito, anche se sarebbe rimasto a fissarlo per tutto il tempo, esattamente come il resto degli spettatori che aveva abbandonato i loro drink per non perdersi nulla di quel momento.

Il pezzo si avviava verso la fine e quando Gael suonò le ultime note la luce si spense. Fu tanto brusco che il moro sobbalzò, fissando il palco, in attesa che si accendessero le luci e che Jean uscisse allo scoperto per godersi l'applauso scrosciante che si era sollevato nel locale. Ma nulla del genere accadde, il palco restò buio, dopo alcuni minuti le persone smisero di applaudire e tornarono a parlare fra loro mentre suo malgrado anche lui riprese a suonare.

À la tombée du jourDove le storie prendono vita. Scoprilo ora