13. Vuoto

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Che non ha nulla dentro di sè.

L'arrivo del fine settimana coincise con la prima festa francese a cui Andrea era stato invitato. Lo stupì sapere che Yves aveva potuto fare ben poco per arrestare la sua popolarità con le donne, tanto che qualcuna lo aveva effettivamente voluto alla festa. Andrea era certo che sarebbe riuscito a trascinarsi dietro Manech se solo l'altro non avesse voluto trascorrere il fine settimana a Plaisir, nella dolce compagnia del suo ragazzo con cui di recente aveva avuto qualche incomprensione.

Il povero Manech non se la passava bene per niente, mentre per Andrea le cose sembravano iniziare a funzionare: aveva qualcuno da tormentare fino alla fine dei suoi giorni e, allo stesso tempo, aveva anche qualcuno da portarsi a letto per ammazzare la noia. Quel giorno, fu con una certa allegria che tornò a casa dopo le lezioni. Solitamente non c'era mai nessuno in giro a quell'ora del pomeriggio, Yves sembrava intenzionato ad evitarlo il più possibile dopo il loro incontro ravvicinato, mentre Lydia e Jacques lavoravano fino allo sfinimento.

Quella volta però c'era già qualcuno in casa. Andrea fu stupito di sentire le voci basse dei suoi zii in salotto. Non ci voleva molto a capire che stessero avendo una discussione importante, parlavano in fretta e con un tono concitato. Andrea fu costretto ad accostarsi il più possibile alla porta per captare qualche parola.

"Non vuole testimoniare, Lydia. Ci ho parlato ... sai come si comporta quando tiro fuori qualcosa che non vuole sentirsi dire. Dovresti provarci anche tu, forse con te sarebbe diverso ..." stava dicendo Jacques con un tono preoccupato che raramente gli apparteneva.

"Io? Jacques, andiamo. Sei tu suo padre. Sono sicura che se ci parlassi io Yves la vedrebbe come un'intromissione. E se chiamassi su madre, invece?"

"Lascia perdere. Non so neanche dove sia in questo momento."

"Vale la pena provare. Yves la adora. Sai anche tu che la sua testimonianza potrebbe cambiare ogni cosa. I-io credo che lo farebbe sentire anche meglio, potrebbe tirare fuori tutto, vedere quella gente essere punita come merita" diceva Lydia e mentre parlava sembrava muoversi lungo la stanza con passi nervosi.

"Non gli importa o forse è quello che vuole farci credere. Non lo capisco e tutti i miei tentativi di parlarci finiscono così. Questa storia va avanti da sei anni. Non ha mai voluto farsi seguire da un terapeuta ... io non so più cosa fare. Vorrei solo che lui trovasse la forza di testimoniare e chiudere per sempre con il passato."

Era stato un rumore all'entrata ad allarmare i due che avevano smesso subito di parlare. Anche Andrea lo aveva sentito, erano le ruote della BMW sul selciato di casa, un chiaro segno del rientro di Yves. Così l'italiano aveva camminato piano verso le scale per evitare di ritrovarsi tra il cugino e gli zii.

Andrea era stato assalito da una marea di domande. Che storia era quella? Aveva a che fare con un processo e una testimonianza che Yves rifiutava di fare. Cosa poteva essere successo nella vita del cugino per metterlo di fronte a un problema del genere? Qualsiasi cosa fosse, Andrea era deciso a scoprirla. Doveva essere un segreto sporco, di cui nessuno voleva parlare, qualcosa di grosso e pericoloso che forse aveva a che fare con quello che faceva anche adesso. I suoi zii ne parlavano come se quella situazione avesse fatto del male a Yves e quello, per Andrea, era un motivo in più per andare fino in fondo nelle sue indagini.

"Ti spedisco io dal terapeuta, figlio di puttana." Disse a denti stretti, mentre accendeva il suo portatile e andava a sedersi alla scrivania, folgorato da un'idea.

Aprì il motore di ricerca e scrisse in fretta il nome e il cognome del cugino, aspettandosi di trovare un mondo nuovo da scoprire, ma bastò poco più di qualche secondo per far capire ad Andrea che non avrebbe trovato nulla.

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