55. Via

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Allontanamento o assenza.

Emilien osservava la facciata dell'imponente edificio che lo sovrastava. Non riusciva ancora a capire perché avesse scelto di dirigersi lì, né si capacitava del momento esatto in cui aveva deciso di farlo, eppure era successo.

Yves. Yves Clairmont.

Un nome che aveva relegato in una zona ignota e oscura del suo passato. Un viso che quasi si confondeva nella memoria confusa di quel periodo orribile che si era costretto con tutte le forze a lasciare da parte. E, nonostante tutto, erano bastate poche parole precise per far tremare il suo piccolo e instabile mondo.

Anni di psicanalisi e duro lavoro, interi periodi trascorsi a processare un evento che nessun essere umano avrebbe mai dovuto sperimentare ... e alla fine il dolore era ancora lì, poco sotto quella superficie apparentemente integra, ma sotto costante pressione.

Non hai mai avuto nessun tipo di controllo. È sempre stata tutta una dannata finzione e, in fondo, lo sai bene.

Emilien passò una mano tremante sul viso stanco quando vide il primo gruppo di studenti lasciare la scuola. Avrebbe riconosciuto Yves dopo tutto quel tempo? E cosa aveva intenzione di fare, soprattutto?

O forse tutti quei buoni propositi non erano altro che l'ennesima bugia di un codardo. Forse non si era spinto fin lì soltanto per rivedere Yves, ma piuttosto per dimostrare a qualcun altro che anche lui aveva un cuore.

Non gli importerà niente. Non ti perdonerà mai, perché non lo meriti e lo sai bene.

Era quello che voleva davvero? Cosa lo spingeva ad affannarsi tanto per quello sconosciuto che aveva tutto il diritto di odiarlo a morte? Poteva essere tutto infinitamente più semplice se soltanto avesse voltato le spalle a quella scuola.

Lui non ti verrà a cercare. E poi c'è sempre Cole ... non era tutto quello che desideravi? Si può sapere cosa diavolo vuoi dalla vita, Emilien?

Non aveva una risposta a nessuna di quelle domande, sapeva soltanto che stava portando addosso i segni di due lunghe settimane orribili e che ogni cosa sembrava ricondurlo ad una persona ben precisa.

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Victoria stava cercando di fare del suo meglio per affrontare quella strana piega che aveva preso la sua vita. Nonostante gli alti e bassi, supponeva che anche per i suoi due amici non fosse così semplice gestire quello tsunami di novità che li aveva travolti con violenza. Ma c'era un punto su cui non intendeva soprassedere: non avrebbe più permesso a nessuno di loro di isolarsi in quella dannata bolla fatta di mutismo ed elucubrazioni. Ecco perché li aveva presi sottobraccio e adesso si stava dirigendo verso il cortile della scuola con le peggiori intenzioni del mondo.

"Allora? È da un po' che non mi aggiornate sulle vostre paturnie sentimentali. Non è che state cercando ancora una volta di farmi fuori dal giro?" iniziò proprio Victoria, attirandosi subito addosso le occhiate raggelanti e lievemente perplesse degli altri due.

"Paturnie sentimentali ..." ripeté Gaspard, "mi viene da vomitare."

"Io vado a farlo." Ribatté Yves, ma prima di riuscire a sgusciare via, venne fermato dalla bionda che lo afferrò per la giacca, trattenendolo.

"Non credo proprio, caro Yves. Anzi, c'è qualcosa di cui voglio parlarti. Cosa intendi fare per il compleanno di Amir?"

L'altro si gelò sul posto, poi fissò l'amica negli occhi, perplesso "e tu che diavolo ne sai?"

"Ha invitato anche noi" disse monocorde Gaspard prima di mostrare il suo cellulare al moro, "sabato sera, all'Heros, alcol a fiumi, bla bla bla ..."

À la tombée du jourDove le storie prendono vita. Scoprilo ora