38. Proposito

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Ferma volontà di compiere un'azione.

Andrea si era svegliato con un solo obiettivo quel giorno. Il suo era un progetto fin troppo lungimirante che, probabilmente, non avrebbe risolto nulla, ma che ormai voleva perseguire fino alla fine. Lanciò un ultimo sguardo alla pagina facebook del ragazzo, passando in rassegna le informazioni scarne sulla sua vita e, più di ogni altra cosa, cercò di imprimere a fuoco nella sua mente il volto di Emilien Lemaire. Yves non aveva mentito riguardo alla bellezza del ragazzo, ma ciò che colpì Andrea più di ogni altra cosa fu la brillantezza di quegli occhi azzurri e all'apparenza sinceri.

Così si diede coraggio e continuò ad addentrarsi nel campus universitario, chiedendosi a ogni passo se quell'idea non fosse stata la peggiore degli ultimi tempi. Che diritto aveva di irrompere nella vita di Emilien? Chi diavolo era lui per arrogarsi quella prerogativa? E soprattutto: cosa sperava da ottenere?

Quella domanda aveva una risposta semplice e concisa: Andrea voleva aiutare. L'idea gli era venuta in mente qualche giorno prima, mentre fissava la figura magra e nervosa del cugino a cena. Si era chiesto se ci fosse qualcuno al mondo in grado di potergli far scattare dentro una vera e propria reazione. E poi gli era tornato in mente quel nome ... quel ragazzino che insieme a Yves aveva vissuto l'inferno, ma che era riuscito a venirne fuori affrontando i propri demoni. Chi, più di Emilien, avrebbe potuto capire e aiutare Yves?

E così stai trascinando in questa storia un'altra povera vittima che probabilmente vuole solo dimenticare.

Ma Emilien era diverso dal cugino, continuava a ripetersi Andrea. Lui aveva denunciato. Era stato il primo a farlo e il suo coraggio era stato essenziale per gli altri ragazzi vittime di abusi che avevano testimoniato nei mesi successivi. Emilien non si era mai nascosto, aveva accusato i suoi carnefici e lo aveva fatto in interviste che avevano avuto una certa risonanza nei quotidiani parigini. Ecco perché trovarlo era stato così semplice per Andrea.

E adesso era lì, nell'ampio piazzale dell'Università Paris V, in cerca di quel ragazzo che secondo i suoi piani avrebbe potuto risolvere le cose.

Forse la sua era pura utopia, forse voleva solo appigliarsi a qualcosa pur di riempire quella vita che gli sembrava vuota e fuori rotta. Andrea aveva il presentimento che quella caccia all'uomo servisse più a lui che a Yves, ma non gli importava, dopotutto non aveva mai avuto paura di tentare.

Il suo piano era stato studiato con attenzione durante un'ora particolarmente noiosa di storia dell'arte. Partendo da un social, era riuscito ad arrivare al corso di studio e agli orari di Emilien. In quel preciso momento, in base ai calcoli di Andrea, il ragazzo doveva trovarsi esattamente al primo piano, nell'aula 5, a seguire psicologia generale che si sarebbe conclusa da lì a pochi minuti.

Così andò ad appoggiarsi al muro che dava sulla stanza. La porta era chiusa e Andrea continuava a ripetere tra sé e sé quella sorta di discorso che aveva preparato durante il suo viaggio di andata.

Sono Andrea Airaldi. Tu non mi conosci, ma sono il cugino di Yves Clairmont. Voglio che tu venga con me. Voglio che tu lo spinga a parlare di quello che è successo.

Cristo, quelle parole suonavano sempre peggio nella sua mente. Che diavolo stava facendo? Come poteva aspettarsi che un ragazzo potesse sistemare la vita di suo cugino con qualche chiacchiera e un po' di comprensione? Dopotutto non si frequentavano da anni quei due. Che legame poteva mai esserci? E soprattutto, Andrea sapeva che Yves avrebbe preso malissimo quell'ennesima intromissione nella sua vita.

E allora? Aveva fatto un'ora di strada per parlare con quel ragazzo e ormai era tardi per farsi prendere dall'ansia.

Andrea era ancora nel bel pieno di quel conflitto interno quando vide la porta dell'aula aprirsi e i ragazzi riversarsi nel corridoio. Li fissò a uno a uno, in cerca di quel viso che avrebbe riconosciuto senza alcun dubbio.

À la tombée du jourDove le storie prendono vita. Scoprilo ora