12. Incontaminato

811 64 42
                                    

Esente da qualsiasi tipo di degradazione morale; integro, puro.

Manech aveva ormai familiarizzato con la realtà di essere lo zimbello della scuola. Come aveva potuto tristemente notare dall'assenza di provvedimenti, il preside si era chiamato fuori dal far partire una vera indagine sull'accaduto.

Il ragazzo ormai veniva additato nei corridoi e le occhiate di scherno non erano diminuite nonostante fossero passati alcuni giorni da quei volantini.

La scuola si era divisa in due categorie per lui, quelli che lo deridevano e spalleggiavano la perfidia di Yves e del suo gruppetto, e quelli che non gli rivolgevano la parola nel tentativo di restare neutrali e salvarsi da possibili ripercussioni.

Come se far finta di nulla ci renda innocenti e intoccabili.

Quello era il gruppo che lo infastidiva di più, quei ragazzi che erano chiaramente stanchi e arrabbiati per il comportamento di Yves ma che non avevano il coraggio di reagire. Come potevano sopportare tutto quel controllo senza alzare la testa? Come potevano volgere lo sguardo altrove davanti a qualcuno che stava combattendo quella battaglia anche per loro?

"In arrivo la puttana campagnola" disse qualcuno provocando delle risate alle spalle di Manech.

Lo avevano persino scritto in un biglietto infilato nel suo armadietto, insieme all'ennesima foto porno. D'altronde era questa l'idea che quel trio diabolico voleva far passare, che Manech fosse marcio, che la sua individualità fosse un modo comodo per giustificare la sua depravazione, che chiunque alzasse la testa non era altro che un essere infimo da schiacciare.

Forse la cosa peggiore in questo momento non è essere me, ma vivere nella tua testa.

Manech formulò quel pensiero nell'esatto momento in cui Yves varcò la soglia della scuola e sfilò lungo il corridoio con la sua solita aria fredda e disgustata. Il ragazzo non si era mai soffermato troppo a guardarlo ma da quando si era accesa quella inesorabile battaglia fra di loro aveva intenzione di conoscere il suo nemico più da vicino. L'unica cosa che Manech riuscì a cogliere da quel passo austero e quello sguardo distante fu solo un enorme voragine, come se Yves si fosse chiuso in un castello circondato da un fossato.

"Ti prego, evita di fissarmi in questo modo, mi fa schifo anche solo sapere che mi stai pensando con quella testa bacata" disse secco il moro lasciando l'altro attonito per un momento.

Manech strinse i pugni e non si lasciò intimidire "Sei stato tu a cominciare, sei soddisfatto del tuo operato? "

"Posso fare di meglio. Vuoi vedere?" chiese l'altro con un tono che tradiva tutto il suo sadismo.

"E suppongo che dovrei avere paura adesso?" quell'affermazione e il volto serio di Manech fecero vacillare per un istante la sicurezza di Yves "Pensi di essere il primo stronzo che incontro nella mia vita? O che queste rappresaglie vili mi scalfiscano? Dovrai fare dannatamente di meglio se vuoi ferirmi, Yves" dichiarò a denti stretti "pensi che screditare chi sono possa farmi sentire sbagliato? Io ti guardo negli occhi e penso che qui l'unico viscido figlio di puttana sia tu. Posso anche scoparmi tutti gli uomini del mondo ma resto comunque migliore di te"

Qualcosa scattò nel cervello di Yves al suono di quelle parole, qualcosa di primitivo e rabbioso che gli provocò un brivido e lo fece avvicinare di un passo all'altro. La sua mano tremava e c'era la tremenda possibilità che colpisse quell'insolente moccioso lì, nel mezzo del corridoio, davanti a tutti.

"Yves"

La voce di Gaspard si intromise nella miriadi di pensieri pericolosi che affollavano la mente del moro, non occorreva che si voltasse, riusciva a sentire la sua presenza alle proprie spalle.

À la tombée du jourDove le storie prendono vita. Scoprilo ora