Chapter 22.

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Hai presente quando sei depressa, tutto quello che succede durante la giornata é negativo, sei di umore nero, ti sembra tutto triste, hai un brufolo enorme nel mezzo della fronte e delle chiazze sul collo, hai dormito sei ore scarse e gli occhi ti si chiudono quasi da soli, tratti male tutti e non vuoi vedere nessuno?

Invece avete presente i giorni in cui tutto splende, quando il sole sembra brillare di più, il cielo sembra più limpido, vorresti fermarti a canticchiare aprendo le finestre della tua stanza assomigliando ad una matta bianca neve, sorridi in continuazione e alle tue orecchie arrivano cinguettii che di fatto non esistono?

Ecco, di quest'ultime giornate nella vita me ne sono capitate veramente poche, specialmente nell'ultimo periodo.

Eppure... Eppure questa é una di esse.

Ero uscita quella mattina e avevo visto il sole, non era molto, ma pur sempre qualcosa.

Ero andata a scuola e il tepore tiepido del sole avvolgeva l'atmosfera. Le tiepide giornate in gennaio erano più uniche che rare... Ma era il giorno delle rarità, quello!

Iniziai la prima ora con Tedesco. Materia che ho sempre odiato con tutto il mio cuore, non mi entrava in testa, non che altre materie lo facessero, ma almeno avevo un po' di margine di ignoranza. Qui non ne avevo. Se non sai una sola parola di tedesco non puoi inventare, o sai come dirlo o due in pagella.

Il due era d'obbligo; fortunatamente il signor Blund, il professore di arte aveva questo brutto vizio di mettere a tutti i suoi studenti voti molto alti, e io non facevo eccezione.

Adoravo lui e la sua materia, di conseguenza, e la seconda e la terza ora non furono per niente pesanti.

Altrettanto leggera la lezione di storia dove avevamo due ore buche dato che la professoressa mancava e l'ultima venne la preside a fare un po' di matematica statistica.

La giornata non si poteva svolgere in modo migliore, ma a quanto pare io non posso avere una giornata tranquilla.

Ho bisogno del brivido del rischio e di qualcosa di strambo, sempre. Proprio per questo quando Luke, al termine delle lezioni mi era corso dietro per tutto il parcheggio e ansimante mi aveva raggiunto non avevo osato dire di no ad una sua spiegazione...

"Catherine..." Una voce giunse alle mie orecchie.

Aumentai il passo.

"Catherine! Insomma... Fermati... Mi voglio scusare..." Aveva mormorato un altro paio di volte prima che mi fermassi. Mi voltai solo dopo qualche secondo a rimuginare sulle possibili vie di fuga.

"Come mai così sudato?" Gli avevo chiesto una volta ferma dritta davanti a lui.

"Ho appena fatto allenamento di basket." Pronunciò le parole ansimando alla costante ricerca di ossigeno.

"Nella mia scuola? Come mai non ti ho mai visto alle partite?" Domandai accigliata.

Boccheggiò ancora un po' prima di rizzarsi in piedi come se niente fosse, tornando a respirare normalmente.

"Sono subentrato sul secondo girone... Ho fatto delle selezioni per entrare!" Sorrise.

"Talento il piccolo Wilkinson junior..." Mormorai.

"Uh, quello é il cognome di mia madre. Il mio é Hemmings!" Disse.

"Ah... Me lo aveva accennato Sophie." Ricordai strizzando gli occhi. Avevo veramente una pessima memoria.

"Chi é Sophie?" Storse il naso. "Ehi... Ehi... Le hai parlato di me?!" Sorrise ammiccante.

Ignorai la sua ultima affermazione. "Oh... Non ti preoccupare... Non é di fondamentale importanza!" Sorrisi sarcastica facendo per andarmene.

"Cat- fermati... Ho bisogno di una chance, solo una, per mostrarti come sono... Per... Per conoscerci..." Farneticò allungando un paio di falcate.

"Mh..." Lo guardai di sbieco. "Non credo possa interessarmi." Feci per voltarmi.

"Un caffè!" Mi bloccò. "Solo un caffè, o una cioccolata calda! Una tazza di the?" Sorrise supplicante.

"Un caffé..." Mormorai. "PICCOLO!" Aggiunsi strillando, non so perché lo feci.

"Domani, dopo la scuola." Disse visibilmente contento.

"Okay!" Feci spallucce.

"Perfetto. A domani Cat!" Sorrise allontanandosi di corsa e avvicinandosi ad un gruppo di ragazzi incappucciati appena usciti dalla palestra dove si svolgevano gli allenamenti. Molto spesso i professori permettevano agli alunni di saltare loro ore e recuperarle al pomeriggio.

Era frequente durante le stagioni più importanti, in realtà lo era anche durante il resto dell'anno, valeva per tutti gli studenti.

C'era sempre qualcuno che doveva recuperare qualcosa... E nonostante non ne avessi fatto molto uso li trovavo un'idea geniale.

Un po' meno geniale la trovavano, invece, i professori che dovevano stare più a lungo a scuola o addirittura venire da casa apposta.

Avevo partecipato ad un paio di lezioni di biochimica di recupero, erano una decina di persone massimo. Alcuni facevano i compiti mentre altri appuntavano cose su quadernini cercando di captare qualche informazione in più.

In questo periodo, mi dicevano, le classi si popolavano di almeno il doppio. I giocatori e i novellini erano in veramente tanti. Dalla prima alla quinta vi erano diverse categorie e vari titoli di gioco, la mia scuola otteneva sempre quello più ambito con la squadra degli allievi, giocatori di quarta e quinta.

Tornai a casa e mi sistemai sul letto con un libro in mano sfogliando distrattamente le pagine. Per una volta non avevo voglia di leggere, non volevo sapere cosa si celava dietro quei ghirigori iscritti nel soffice ripiano.

Sembrava essere persi nel nulla.

Avevo una distrazione, forte, molto forte.

Due occhioni verdi vorticavano nella mia mente, strappandomi dalla lettura, mi stavano iniziando a piacere.

Spazio-me☕️:

PROSSIMO CAPITOLO A 150 VISUALIZZAZIONI E 20 VOTI.

Grazie mille e bacioni,
Charlie🐱💕.

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