Uscii da casa del biondino qualche ora dopo: con la pancia piena ed un sorriso sulle labbra, avevamo parlato, giocato a carte, guardato wipeout e scherzato tutto il tempo.
Mi ero incamminata per la strada verso casa più leggera e felice di quando ero uscita all'ora di pranzo da scuola.
Non avevo pensato, però, a cosa mi avrebbe aspettato una volta giunta casa.
Salii le scale di casa con un sorriso imbarazzante stampato in volto, sembrava avessi una paresi. Posso assicurare che avreste potuto contare tutti i miei denti solo standomi davanti.
Arrivai davanti alla porta, lo zerbino a greche nere sembrava più spelacchiato del solito e il porta ombrelli di Lauren era rovesciato sul pavimento.
Suonai il campanello contrassegnato da un'etichetta dove vi era il mio cognome in brutta calligrafia e sentii dei rumori dalla parte opposta della porta.
Venne ad aprirmi Lauren con una smorfia sadica sulla faccia.
"Lauren!" Esclamai in imbarazzo. "Ciao..." Sorrisi.
"Catherine è qui!" Urlò in tutta risposta facendomi sussultare e indietreggiare di un passo.
Seguì uno sgomento interno sulla gravità della situazione fino a che dalle spalle della mia dolce vicina non emerse mia madre con occhi rossi e gonfi, sembrava avesse pianto.
"Mamma-" sibilai.
Rimase gelida fissandomi dritta nelle iridi mentre faceva qualche smorfia tirando su con il naso.
"Cosa-" Venni interrotta.
"Perché non sei venuta a casa?" La domanda mi piombò addosso come una secchiata di acqua gelida.
"Io-" non riuscii a esprimere niente che già aveva posto una seconda domanda.
"Perché non hai avvisato?" Strinse le labbra in una linea tremolante.
"Mamma non pensavo- sono stata a casa di un amico..." Lasciai scemare la frase.
La donna si morse il labbro e in una mossa inattesa si catapultò tra le mie braccia inermi singhiozzando.
Non mi mossi, sbigottita, mentre lei metteva in fila alcune parole strascicate.
"Vieni dentro." Mi intimò Lauren, mi accorsi solo allora di essere rimasta ancora sull'uscio e di avere gli occhi di un gemello sulla schiena.
"Va' a fare i compiti Dan-" lo ammonì la madre.
Ubbidì richiudendo la porta e girando due volte la chiave nella serratura.
Avanzai nel piccolo ingresso costretta tra le braccia di Theresa che si contorceva ancora tossendo di tanto in tanto.
"Mamma, mamma, è tutto okay. Sono qui adesso. Sono qui e-" singhiozzava sempre più forte e sempre più intensamente.
"No, non lo é. Non" singhiozzò. "Lo." Espirò. "É!"
"Mamma, mamma, calmati su. Adesso ne discutiamo-" Le strofinai la schiena amorevolmente cercando un affetto che mai avevo dimostrato per lei e che sicuramente non avrei, di certo, tirato fuori in altre occasioni.
Annuì sulla mia spalla staccandosi da me mentre Lauren la accompagnava verso il salotto con una mano intorno alle spalle come sostegno, dovevo proprio averla fatta grossa.
Mi sedetti sul divano, non prima di aver appoggiato a terra lo zainetto celeste che si era accasciato subito su sé stesso perché mezzo vuoto.
Mi asciugai le mani sudate sui jeans chiari, fissando la coscia mi accorsi che si erano appena bucati. Un buco piccolo e tondo, della grandezza di un indice.
"Papà." Pronunciò solamente.
Alzai la tessa di scatto sbiancando immediatamente.
"Co-cosa?" Pronunciai le parole con fatica.
"Hai bisogno di un corso di dizione per capirlo, o devo ripeterlo?" Quella donna non perdeva l'acidità neanche in momenti come questi: di puro terrore.
"Cosa voleva?" Il mio sguardo si incupì immediatamente trasudando una patina di odio.
"Parlare credo-" si attorcigliò le dita su loro stesse mentre le fissava inerme.
"Mamma-" la ammonii io, i ruoli erano magicamente invertiti, ora io ero la madre che doveva scucire dalle labbra della figlia la marachella che aveva appena combinato.
"Io- Lui-" balbettò. "Oh insomma! Sai come funziona, ha chiamato per avvisare che veniva in città e voleva vederti." Sputò le parole.
"Non ha risollevato la questione dei suoi diritti su di me?" Domandai accigliata.
"No, ma- è sempre stato imprevedibile. Lo sai." Blaterò.
"Hai degli amici ovunque, potrebbe portarmi via da te con la stessa velocità con cui era arrivato alla conclusione di non dovermi neanche i soldi per mantenerti." Aggiunse velocemente con voce ansiosa e tremolante.
I ricordi piacevoli del giorno appena trascorso si stavano sciogliendo lentamente, ed io non potevo fare niente per convincersi a riacciuffarli prima che mi portassero sull'orlo del pianto convulsivo. E credetemi lo ero già quasi del tutto, da un momento all'altro mi sarei messa a singhiozzare come una bambina e mi sarei nascosta dietro al divano come quando dovevo andare in tribunale per assistere ai processi che vedevano partecipi i miei genitori che mi contendevano come un giocattolo.
"Non sai cosa voglia, quindi?" Domandai spiazzata.
"No, posso solo immaginarlo." Sospirò. "Che d'altra parte è quello che ha voluto fin dall'inizio." Borbottò a denti stretti.
"Cosa?" Deglutii.
"Te."
Spazio-me☕️:
Calssmile con Homework (sempre la stessa che ripubblicizzo sempre più)
@hugforlukej con Can you see the dark? FF sul nostro fantastico Lucas!!CIAOOOOOO, OKAY. DA ORA SE MI VOLETE UCCIDERE SARÒ COMPRENSIVA... STO AGGIORNANDO CON LA STESSA COSTANZA DI UN BRADIPO, VI CAPISCO E MI ODIO PER QUESTO. SPERO APPREZZIATE IL CAPITOLO!
KISS KISS
CHARLIEEEE
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Black sunglasses||5sos
FanfictionPrimo libro della serie. **** "Due appuntamenti, con due ragazzi diversi? Chi sei tu e cosa ne hai fatto della mia migliore amica?" Un urletto eccitato echeggiò nella mia piccola stanza. #cosa succede se Catherine Dixon, una particolare ragazza di o...