Presi a camminare per il marciapiede lurido delle strade del centro di Londra.
Avevo un po' paura, a dire la verità. Ma cercavo di non darlo a vedere sollevando bene i piedi ad ogni passo sentendo ogni qual volta degli scricchiolii provenire dalle viuzze chiuse accanto a me.
I graffiti fatti alle pareti color rosso acceso attirarono il mio sguardo per qualche secondo. NP.
La sigla si ripeteva sotto una decina di 'opere d'arte' cosparse qua e la sui muri azzurrini scoloriti del retro del parcheggio di un centro commerciale.
Strano vero?! Abitavo affianco ad un centro commerciale.
O meglio, non abitavo proprio li ma in un centinaio di metri sarei stata davanti allo zerbino spelacchiato di casa con quell'orrenda fantasia a greche nere.
'Np'.
Nella mia mente venivano scambiate continue informazioni da un neurone all'altro come in una partita a spin ball. Mi chiedevo cosa potesse significare. Potevano essere le iniziali di un nome, oppure una sigla particolare.
Tanto non lo avrei mai scoperto!
Continuai a camminare fissando il ciottolato che stavo calpestando arrivata ormai nella via dove era situato il condominio, ed in esso si trovava il mio pulcioso appartamento.
Mio e di mia madre, Theresa. La donna più isterica che io abbia conosciuto! Ma poveraccia la sopportavo... Faceva abbastanza fatica con l'affitto, figuriamoci a finanziare la mia libreria personale che vantava la presenza di ben 247 libri, di tutti i costi e autori. La mia filosofia era: se trovi un libro che ti piace. Prendilo e basta.
E così prendevo prendevo e prendevo e il portafoglio di mia madre diventava sempre più leggero.
La mia aspirazione futura? Lavorare in una azienda di assemblazione di materiali utili all'edilizia, oppure continuare il mio dolce lavoro da barista per il resto della mia vita.
Bello!
Comunque un po' di cultura non mi sarebbe di certo guastata. E poi, mia madre, si era autoimposta di farmi studiare più di quello che erano riusciti a fare lei e mia nonna messe insieme, almeno fino alla fine delle superiori.
Mia nonna era morta qualche anno prima, se n'era andata nel sonno, l'anima buona. Senza soffrire.
Io me ne ero dispiaciuta, ovviamente come avrebbe fatto qualsiasi nipote. Ma il fatto che tutti i suoi beni materiali e beni bancari li avesse ceduti tutti a mio cugino Kevin di otto anni, di cui non aveva neanche bisogno, aveva lasciato del'amaro in bocca a me e mia madre.
Non era mai stata la figlia preferita di mia nonna, e lei non avrebbe mai voluto esserlo. Da questo punto di vista stimavo Theresa.
Continuai il mio percorso fino all'angolo della via parallela alla mia.
Passai affianco ad un vicolo nero e tenebroso da cui provenivano fischi sconnessi e parecchi rumori che facevano accapponare la pelle.
Mancava solo un urlo agghiacciante per completare il set horror che si era formato.
Per di più il buio delle otto e trenta minuti iniziava a farsi persistente già da un po'.
Sporsi il volto.
Ero curiosa di sapere cosa nascondesse quel vicolo cieco, ma ne ero intimorita allo stesso tempo!
Superai di malavoglia il vicolo a passo veloce.
"BU!" Una voce tuonò al mio orecchio roca.
Saltai di qualche metro da terra respirando affannosamente.
Mi voltai verso la voce graffiante proveniente dal vicolo alle mie spalle. Un ragazzo rosso di capelli sorrideva sghembo.
Il lampione a lato della strada rendeva brillante il sorriso inquietante.
Lo scrutai dall'alto in basso.
Niente di famigliare, eppure conoscevo perfettamente ogni singola anima di quel quartiere.
"Come mai da queste parti?" Chiesi sfacciatamente.
Il ragazzo rise.
"Prego?!"
"Non sei di queste parti!" Constatai.
"Cosa te lo fa pensare, amore!?" Chiese con tono pacato.
"Quanta confidenza ..." Sussurrai. "Lo so e basta." Esclamai.
"Alterata!?"
"No." Lo guardai impettita per poi girarmi e fare per andarmene.
Mi seguii in un lampo camminandomi affianco.
"Perché scappi?" Domandò.
"Ho fame!" Risposi secca.
"Puoi mangiarti qualcosa non me dolcezza!" Chiese leccandosi le labbra.
"Puoi cenare anche da solo!" Lo rimbeccai.
"Giornata pesante!?" Ridacchio.
"Pochi neuroni!?" Imitai la sua risata roca.
"Non ne ho di questi problemi!" Esclamò sorridendo.
"Ne hai di altri, infatti!" Sussurrai prima di fermarmi.
"Senti." Iniziai. "Non so chi tu sia, ne cosa tu voglia da me... Ma lasciami stare e basta."
Ripresi a camminare.
"Ci becchiamo amore!" Urlò quando ormai ero già ad una ventina di metri da lui. Quasi davanti al portone spesso del condominio.
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Black sunglasses||5sos
FanficPrimo libro della serie. **** "Due appuntamenti, con due ragazzi diversi? Chi sei tu e cosa ne hai fatto della mia migliore amica?" Un urletto eccitato echeggiò nella mia piccola stanza. #cosa succede se Catherine Dixon, una particolare ragazza di o...