Chapter 19.

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Camminai a passo sostenuto per tutta la via e quelle che la seguivano, cinquecento metri più avanti si scorgeva il campetto dell'oratorio del quartiere nuovo.

Il fatto che fosse 'l'oratorio del quartiere nuovo' non indicava di certo che fosse di conseguenza nuovo e bello. Anzi, non lo era per niente.

Il campetto sintetico era incorniciato da reti molto alte squarciate in molti punti e ai lati c'era qualche panchina solitaria; non ci si poteva sedere però, o meglio, ti potevi sedere a tuo rischio e pericolo dato che pezzettini di pittura si scrostavano e ti si aggrappavano facilmente ai vestiti.

Ci sarò stata circa due volte dentro, ma le volte in cui ci ero passata erano veramente molte. Abitava lì vicino mia nonna e dopo la sua morte non ci avevo più messo piede. Quelle strade portavano malinconia e inquietudine, non si poteva di certo dire che alle nove di sera una strada alberata e muta non fosse inquietante.

Querce sbucavano dai cancelli delle villette adiacenti all'oratorio. Se alzavo lo sguardo potevo ammirare perfettamente i rami interamente ricoperti di foglie più grandi della mia mano.

Era buio, ma non si riusciva a vedere il firmamento in cielo. Come quasi sempre, a Londra, si potevano scorgere solo puntini lampeggianti nella notte che avvolgeva il nostro emisfero.

Arrivata davanti al cancello d'entrata al campetto mi chiesi come sarei potuta arrivare dall'altra parte se non scavalcandolo.

Infatti fu così che dovetti scavalcarlo. Mi ritrovai dalla parte opposta stranamente indenne e senza graffi dovuti alla vernice, anch'essa, scrostata.

Sulla sinistra c'erano gli spogliatoi. L'edificio crollava proprio a pezzi, si notavano perfettamente le tegole appoggiate temporaneamente (con "temporaneamente" si intende un'eternità.) sul tetto coperto di teli di plastica bianchi che trattenevano l'acqua.

Odiavo vedere la poca cura che riservavano alle strutture adibite ai servizi, servizi di tutti i genere. Dagli spogliatoi ai bagni alla sala giochi, e pure il bar era uno schifo.

Sentii delle voci, presi non poca paura.

"ASH-" sussurrò-urlò una voce femminile sconosciuta.

"Curtneyyyyyy..." La voce maschile si fece derisoria.

"ASH CAZZO RIPORTAMI IMMEDIATAMENTE LE MIE SCARPE." La ragazza sembrava piuttosto irritata mentre una risata chiassosa esplodeva nel grande spazio.

Svoltai a sinistra e solo li notai dei teli stesi a terra e dei ragazzi seduti sopra mentre le due voce udite prima si rincorrevano per il campo.

"Ehy...Caty!" Susan sorrise.

Era accomodata vicino ad un ammasso di coperte e teneva tra le mani una lanterna.

"Ciao!" Scossi leggermente la mano.

Non riconobbi nessuna delle teste che si girò nella mia direzione. Sperai non fossero della mia scuola o mi conoscessero per sentito dire, l'approccio non sarebbe stato tanto semplice, altrimenti.

"Siediti pure che ti presento gli altri." Sorrise gentilmente.

Feci come disse la ragazza e mi sedetti a circa un metro dal cumulo di coperte.

"Ashton, Curt. É arrivata la ragazza nuova." Avvisò i ragazzi che cambiarono rotta e si diressero verso di noi.

In totale erano in otto, nove con me.

Il nome del ragazzo, aveva un non so che di famigliare, Ashton... Mah...

"Allora..." Iniziò Su.

"Loro sono Evy, Peter." Indicò due ragazzi, la ragazza minuta con un caschetto scuro seduta in braccio al classico biondino affascinante e tremendamente bello.

"La coppietta felice!" Apostrofò Amanda.

"Curtney, Jase e Annie-" La guardai perplessa mentre un ragazzo le tirava addosso un'arachide.

"Andrew." La corresse.

"Si... È uguale ..." Su rise.

"Susanne" Il ragazzo parlò.

"Susan. E poi odio essere chiamata così.... Daiii..." Gli saltò addosso cingendogli con le braccia il collo strozzandolo.

"Ragazzi non ammazzatevi." Ashton parlò.

Dio, come ho fatto a non riconoscerlo. É il tizio pazzo del bar che successivamente mi ha offerto da bere al locale.

"Ashton!" Esclamai sorridendo.

"Vi conoscete?" Domandò la mora affianco a lui sorridendo ammiccante.

"Si...si..." Ashton si grattò il mento. "Sei in debito di un favore." Sorrise.

"Pensavo di averlo già scontato scroccandoti un bicchiere di gin tonic!" Aggrottai le sopracciglia.

"Si da il caso che sei a quota due favori e io solo a uno. Ho ancora il mio secondo." Fece un occhiolino che non passò inosservato a Curtney.

Andrew ululò. "Ashton fa conquiste." Su era ancora addosso a lui e gli diede un pizzicotto alla spalla.

"AHIA. Guarda che qui non c'è la mamma ti potrei benissimo menare!!" Urlò lamentoso.

Ecco spiegata la somiglianza tra i due, i capelli corvini e gli stessi occhi scuri.

"Tu sei?" Questa volta fu Jace a parlare. Era sdraiato a pancia in su, non era bello come Peter, ma nemmeno brutto. Insomma era piacevole da ammirare. Gli occhi chiari visibili a lunga distanza e un ciuffo di capelli color miele alto sotto la cuffia grigia.

"Catherine o come-vi-pare." Sorrisi.

"Dicci un po' di te." Continuò il ragazzo.

"Non so... Fra quattro mesi avrò diciott'anni... Faccio la quinta alla statale del corso, abito vicino al centro commerciale e ... Basta..." Storsi il naso.

"Figo!"

"E ti piacciono i gin tonic!" Aggiunse Ashton.

"E mi piacciono i gin tonic..." Risi. "É vero..." Ammisi.

"Guarda EV! É più piccola di te ma ti darà dieci centimetri." Peter la strinse a se strofinando il naso nel suo collo scoperto ridacchiando.

"Sta un po' zitto Pet-" gli diede una spinta scostandosi dal suo abbraccio.

"Allora vieni dal quartiere del centro commerciale..." Jace parló girandosi a pancia in giù e prendendo sotto mano una coperta dal cumulo appallottolandola a appoggiandola dietro alla testa.

"Mh..." Annuii. "Cento metri dalla scuola, duecento dal lavoro e mh... Diciassette dal centro commerciale!?" Risi.

"Motorino?" Tirò ad indovinare.

"Piedi, carissimo!" Inserii la lingua tra i denti.

"Adesso si spiega il fatto che sia magra impicca..." Sussurrò Evy.

"Io non direi magra impicca... Ma normale...!" Risi.

Mi guardò mortificata. "Non doveva..."

"Sentirsi?- Nessun problema" Scrollai le spalle mentre Su le lanciava uno sguardo di rimprovero.

Spazio-me☕️:

IL PROSSIMO CAPITOLO A 17 VOTI E 120 VISUALIZZAZIONI.

Baci,
Charlie🐱💕

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