Capitolo XXVIII

49 7 14
                                    

Liu
Quando esco dal bagno Lorelai sta ancora dormendo. Mi avvicino di poco, guardandola. Ha le labbra dischiuse, i capelli sparpagliati sul cuscino ed è rannicchiata su un fianco. Tiene una mano sotto la guancia e mai come ora sembra una bambina. Mi trattengo dallo sfiorarle la guancia, su cui le ciglia scure si posano leggere durante il sonno. Non devo toccarla, non devo assolutamente toccarla. Non voglio farlo. Non voglio sporcarla con le mie frementi fantasie, non quando lei è così placidamente pura e ingenua. Faccio scorrere lo sguardo sul suo corpo coperto, seguendo il ritmo con cui solleva il petto mentre respira, e caccio dalla mia mente ogni immagine e sensazione residua che il sogno mi ha portato. Sento ancora i suoi gemiti nelle orecchie, vedo il suo viso contorto dal piacere e avverto i suoi movimenti su di me. Quando torno a guardare il suo volto, per poco non mi prende un infarto incontrando i suoi occhi aperti. Mi fa un leggerissimo sorriso e arrossisce di poco.
<<Ti stavi agitando.>> dico a mo’ di scuse. Certo non mi stupirei se mi denunciasse. Non so come la prenderei se appena sveglio trovassi qualcuno fermo accanto a me che mi fissa.
<<Davvero?>> chiede, ancora assonnata. Si solleva e la coperta scivola via, lasciando scoperto il busto fasciato in una maglia non attillata, ma nemmeno molto larga. Ingoio a vuoto. Si mette seduta sul letto con le gambe a croce e strofina un occhio con la mano. In questo momento non le darei più di sette anni, se non avesse quel maledetto corpo. Prima che io possa rendermene conto, le sto spostando una ciocca di capelli dal viso. Lei mi guarda stupita.
<<I tuoi capelli sono un cespuglio di prima mattina. Assolutamente inguardabili. Dio, come fai a domarli?>>
<<Io...non lo so…>>
Senza dire altro, esco dalla stanza, seguito dal suo sguardo stupito.

Lorelai
Ma perché è così freddo…? Cioè, non che mi aspettassi niente, ma all’inizio mi proteggeva dagli attacchi degli altri ed era gentile con me...mentre ora mi tratta sempre con sufficienza, come se fosse infastidito dalla mia presenza. Sospiro, mi tiro su e vado a fare una bella doccia.

Jade
<<Jade?>>
Mi accorgo a malapena di Lorelai che mi sta chiamando. Mi giro di poco verso di lei.
<<Buongiorno anche a te.>> dice, leggermente infastidita. Poi vede i miei occhi e sgrana i suoi. <<Che è successo?>> Si mette vicino a me.
<<Stamattina è passato Logan. Mi sta cercando ancora. Ero così vicina...avrei potuto abbracciarlo...e invece…>>
So che può capirmi. Ha detto addio a sua sorella. È distruttivo sapere che Logan mi sta ancora cercando. Gratificante, ma distruttivo, dal momento che non mi troverà. Lorelai non dice niente, mi abbraccia e basta. Sa che è solo di questo che ho bisogno. Rimaniamo così, finché io mi calmo, e lei si allontana di poco.
<<Stai bene? Cioè...meglio?>>
Sorrido. <<Sto meglio, grazie.>>
<<Posso fare una domanda...indelicata?>>
<<Sì…?>>
<<Jeff lo sa?>>
<<Sì, era qui con me quando Logan è passato.>>
<<Quindi potresti usare questa scusa per giustificare il fatto che tu sia ubriaca…>>
Sgrano gli occhi, colta dalla consapevolezza. <<Sì!>>
<<Ok, allora stasera?>>
<<Stasera.>> Sorrido, tornando di buon umore... più o meno. Finché vedo che sembra distratta.
<<Hey, cos'hai?>>
<<Mh? Niente, perché?>>
<<Sembri assente.>>
<<Ehm...no, va tutto bene.>>
Lo so che mente. Ma per ora devo concentrarmi sul piano di stasera.

Entro nella nostra camera, barcollando un po’. Lorelai è nella sua stanza, fingendo di vedere un film mentre in realtà supervisiona e registra il nostro incontro. La scusa è pronta, la telecamera posizionata: lo show ha inizio.
Appena metto piede nella stanza, Jeff si sta cambiando, ed è a torso nudo. Iniziamo bene. Speriamo che scambi il rossore sul mio viso per ubriachezza. Mi butto sul letto con una risatina roca, e lui si gira verso di me.
<<Che diavolo hai, Allen?>>
<<Niente.>> Faccio un sorrisetto.
<<...non avrai bevuto di nuovo.>>
<<Se anche fosse?>>
<<Non sapevo fossi un’ubriacona.>>
<<Ed io non sapevo fossi mio padre.>> Ok, forse ho esagerato.
Mi guarda torvo. <<Ti scoppierà il fegato.>>
Non posso trattenere un sorriso soddisfatto. <<Tenti di dirmi che ti importa di me?>> Lo guardo tronfia, pregustando la mia vittoria. Ma la sua risposta non è quella che mi aspettavo.
Mi osserva serio. <<Certo che sì, lo sai.>>
Per nascondere la sorpresa, sono obbligata a girarmi prona sul letto, e ne approfitto per prendere un respiro profondo. <<Fa così caldo qui dentro.>>
<<Ci credo, con tutto l’alcool che hai nelle vene ormai.>>
<<O forse sei tu a farmi sentire così.>> E questa da dove cavolo è uscita?!
Fortunatamente, lui non sembra farci caso. Fa un sorriso divertito e mi raggiunge sdraiandosi di fianco a me. <<Ah, è così, eh?>>
Arrossisco di botto. <<No.>>
<<Dai, puoi dirlo.>>
<<Noo.>>
Lui ridacchia. <<Sei una ragazza strana, Allen.>>
Colta da un flash, approfitto della situazione per fare una domanda che ho in mente da un po’. <<Come mai mi chiami per cognome?>>
Jeff mi guarda per un po’, poi fa un sorriso amaro. <<Perché mi dà l’impressione di non essermi innamorato di te.>>
Rimango di sasso. D’un tratto, è come se fossi ubriaca per davvero. Non sento niente se non il mio cuore, non vedo niente se non i suoi occhi. Lo sguardo bruciante che mi rivolge, quella paura celata di sbagliare che lo fa sembrare così umano...avvicino il viso al suo, mentre lui fa lo stesso. Sento il suo respiro accelerato sulle labbra mentre il suo sguardo si volge inquieto dai miei occhi alla mia bocca. Prima che possa ripensarci, lo sto baciando con tutta la dolcezza di cui sono in grado. Gli accarezzo una guancia e mi metto su di lui, continuando a baciarlo e toccandogli i capelli. Lui mi stringe la vita, finché il bisogno d’aria si fa troppo impellente e siamo costretti a separarci.
Jeff mi guarda con sguardo confuso. <<Non sai di alcool…>>
Faccio un leggero sorriso, e lui spalanca gli occhi. Mi fa spostare con rabbia e si alza, cominciando a camminare per la stanza come un animale in gabbia.
<<Sei sobria, sei completamente sobria! Non posso credere che tu sia così meschina. Ti stai prendendo gioco di me, ti sei insinuata qui per ferirmi e...non accadrà più, non ti permetterò più di farlo. Non voglio più vederti in questa stanza. Quando torno voglio venire a sapere che tutta la tua roba è stata trasferita in un’altra stanza.>>
Sono confusa: che gli prende? Perché la prende così male? Ha detto che è innamorato di me, e ora...io l’ho baciato, e lui sembra quasi spaventato.
<<Jeff, non ti sto prendendo in gi->>
<<Non una parola!>> urla. È fuori di sé. <<Sparisci.>> si limita a dire, e poi esce dalla porta lasciandomi sola, confusa e tremendamente ferita.

Addicted to a smooth criminalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora