Capitolo XXX

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Liu
Quando torno a casa mi assicuro che le mie mani siano pulite: nessuna traccia di sangue. Mi dirigo nella mia stanza, ma Slender mi ferma nel corridoio.
<<Ho appena finito di spostare le tue cose, puoi già andare in camera di Jeff.>>
<<Cosa?>>
<<È tutto pronto, puoi spostarti già da ora.>>
<<Spostarmi dove?>>
<<Da Jeff.>>
Faccio una faccia schifata. <<E perché mai?>>
Slender sospira. <<Non ne sapevi niente, eh?>>
<<Di cosa?>>
L’uomo mi guarda attentamente, poi con un tentacolo mi invita a seguirlo, finché ci accomodiamo nel suo studio.
<<Poco fa le ragazze sono venute a chiedere l’autorizzazione per un cambio di stanze, ora tu starai con Jeff e Jade con Lorelai.>>
<<Cosa?>>
<<Avevano detto che eravate d’accordo.>>
<<Beh, non lo eravamo.>>
<<È evidente.>>
Mi butto contro lo schienale della sedia. Perché ha voluto cacciarmi? Non mi pare di averla mai offesa o aver fatto niente di male.
<<Liu, vuoi dirmi cos'è successo?>>
<<Mh?>>
<<Tra te e Lorelai.>>
<<Niente.>> A parte il fatto che l'ho vista nuda quando non avrei dovuto.
<<Liu…>>
<<Ho detto niente, non è successo niente, tutto bene. Starò da Jeff.>> Mi alzo incazzato e mi avvicino alla porta. Tocco la maniglia per aprire la porta, ma la voce di Slender mi ferma.
<<Io te l'avevo detto, Liu. Ti avevo detto che avremmo dovuto ucciderla. Sei ancora in tempo se vuoi.>>
Mi giro di scatto. <<Non la toccherai!>>
<<Io no. Potresti essere tu a farlo.>> Mi lancia un coltello e, d'istinto, lo prendo. <<Te l'ho già detto una volta. Puoi fare come preferisci, ma per te sarebbe più semplice se lei morisse.>>
Esco dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle. Mi precipito nella mia stanza e comincio a bussare con rabbia finché la porta non si apre e Lorelai appare sulla soglia. Sta ridendo, ma appena mi vede si blocca.
<<Chi cazzo ti dà il permesso di sfrattarmi dalla mia camera?>>
<<Liu…>>
La tiro per un braccio e chiudo la porta dietro di lei, poi ce la sbatto contro.
<<Perché cazzo mi ritrovo spostato in camera di Jeff senza nessun motivo apparente?>>
<<Ah…>>
<<Rispondimi!>>
<<Calmati! Non è un delitto.>>
<<Non avevi il diritto di cacciarmi dalla mia camera e prendere decisioni per me.>>
<<Ok, ora basta! Smettila di urlarmi contro e lasciami andare. Sono stanca di questo vostro atteggiamento nei miei confronti. Ero nella foresta, cercavo la mia migliore amica, e ad un tratto mi trovo davanti un ragazzo che cerca di uccidermi e poi scappa via. Il giorno dopo mi rapisce, mi porta via dalla mia casa, vengo insultata, minacciata e rischio di morire tre volte. La mia famiglia è in pericolo, la mia vita appesa a un filo e sono rinchiusa in una casa piena di assassini. Ora sono stanca. Se decido che voglio stare in camera con la mia migliore amica lo farò, anche se questo significa affrontarti. Non ho paura di te, non ho paura di fare una qualunque cosa che potrebbe farti arrabbiare, non mi importa quali saranno le conseguenze. Sono una persona, con dei sentimenti e dei diritti che non fate che distruggere e violare, e un orgoglio che ho deciso di ristabilire. Se vuoi continuare a sbraitare, trovati un’altra persona, perché io sono fuori dai giochi.>>
Non vedo più. La vista si appanna e le orecchie fischiano. L’istinto primordiale ha la meglio, risvegliando i sensi della caccia. La blocco totalmente alla porta tenendole le braccia ferme sulla testa con una mano e la bacio. Subito lei inizia a dimenarsi, ma la tengo ferma intrappolandola col mio corpo. Con l’altra mano, le accarezzo un fianco e poi la infilo al di sotto della maglietta, accarezzandole la pelle con le dita, continuando a violare la sua bocca con la mia. Mi stacco dopo un tempo indefinito, sentendo una fastidiosa fitta all’inguine, e la guardo negli occhi per un secondo. Il suo sguardo è confuso, quasi spaventato, la bocca ancora dischiusa in un’espressione di sorpresa e le labbra arrossate dal bacio. Senza guardarla oltre, mi giro e vado nella camera di Jeff, spalancando la porta.
<<Che cazzo vuoi?>> mi chiede.
Lo ignoro e mi chiudo in bagno, senza poter eliminare dalla mia testa i suoi occhi, o dalle mie labbra il sapore delle sue, finché urlo: <<MALEDETTA!>>

Lorelai
Rimango ferma, guardandolo andare via, impietrita. Ho la testa come un palloncino, così vuota e confusa, e sento il mio cuore rimbombare. Le gambe mi tremano, e rimango appoggiata alla porta per non cadere. Mi porto una mano alle labbra, sfiorandole leggermente. Mi ha rubate il mio primo bacio, ha preso possesso della mia bocca e ha toccato e stretto la mia pelle. Non credo che riuscirei ancora a negare di avere paura. Le sue dita sulla mia pelle erano fredde, il suo tocco possessivo, la sua bocca vorace.
Mi prendo qualche minuto, poi torno in camera, sperando di non avere ancora l’espressione sconvolta.
<<Che è successo?!>>
Perfetto. <<Niente, tranquilla.>>
<<Parla.>>
<<Si è arrabbiato perché non gli ho chiesto di spostarsi e perché ho deciso per lui. Ha urlato un po’ e poi se n‘è andato, tranquilla. Niente di grave.>>
<<Ho sentito un tonfo.>>
<<Tutto bene.>>
<<Ti ha toccata?>>
Deglutisco. <<No.>>
Mi guarda un po’ sospettosa, ma non dice niente.
<<Allora, che dicevi?>>
Ricominciamo a parlare, ed io mi sforzo di eliminare dalla mia mente un paio di occhi verdi e un paio di labbra.

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