51. Il potere rivelato

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Un allarme sonoro scattò due volte di fila, emettendo un paio di brevi note stridule simili al lamento di un uccello esotico. Werhunter non si scompose, alzando fugacemente i pollici verso l'alto e sorridendo.

Doveva esserci una telecamera nascosta, ipotizzò Cherry, guadando con diffidenza la stanza ingombra. Probabilmente erano molte più di una... Si diceva che i muri hanno orecchie, ma chissà quanti di quegli oggetti avevano occhietti elettronici in grado di osservarla. Il pensiero non la entusiasmava neanche un po'.

«Che cosa sta succedendo?» Chiese la ragazza con urgenza, rivolgendosi a Ryan.

Il giovane sembrava sorpreso dall'allarme in maniera indolente, come lo erano certi animali domestici disabituati al pericolo. Le sorrise, facendo finta di testare il proprio udito un paio di volte schioccandosi le dita di lato all'orecchio destro.

«Non lo so. Sembra il timer del forno che aveva mia madre, sai? Magari è pronta... una... torta...» La voce di lui scemò mentre registrava lo sguardo duro come selce che Cherry gli rifilò.

Ryan aveva passato mesi a giocare alla pop star con i criminali e sembrava non avere la minima idea o dubbio su cosa lo circondasse. Cherry aveva vagamente voglia di colpire quella sua stupida, bellissima faccia.

«Werhunter». La voce di Bloodhound permeò improvvisa la stanza, tesa e seria. Usciva dall'elmo, ancora sospeso al suo posto.

«Come immaginavamo, si sono mobilitati in fretta» Proseguì lui senza perdere tempo, parlando in maniera veloce e precisa «Stanno arrivando, però non sono abbastanza vicini perché io riesca a leggerli con chiarezza. Hanno uno studente con loro, ma sono solo in tre. Ci sono nuove istruzioni?»

«Non per il momento, no» assicurò il dottor Lupis, alzando una delle maniche del suo maglioncino color tortora per sbirciare un orologio dal design spigoloso, color acciaio.

«Ti tengo aggiornato». L'elmo ammutolì.

E così eccola lì la sua prova: Bloodhound era vivo per davvero, forse in grado di sfogliare i pensieri che le frullavano in testa in quel momento come lei avrebbe potuto girare le pagine di un numero di Teen Life. Werhunter stava davvero facendo collezione di poteri snervanti.

«Non avete modi più comodi di comunicare di quello?» Disse Cherry, indicando l'elmo

«Non è scomodo» Le assicurò l'uomo con gli occhiali «Ad ogni modo, abbiamo moltissimi modi di comunicare! Se ti riferisci ad un'apparente mancanza di privacy, non temere: in primis ne abbiamo di talmente discreti che all'ospedale psichiatrico non ti sei accorta di nulla quando mi ha segnalato la sua posizione. I mezzi non ci mancano».

Cherry si accigliò. «Come ha fatto, a proposito? Era ipnotizzato»

«Semplice, lo ha fatto mentre non era ipnotizzato. È un buon attore il mio Sheldon, vero?» Werhunter ammiccò verso di lei. Aggirò un tavolo su cui quello che somigliava ad un braccio robotico attendeva inerte gli ultimi ritocchi, poi infilò l'unghia nell'intercapedine tra due pareti, rivelando uno sportellino segreto che nascondeva un tastierino foderato di gomma.

Cherry seguì il processo, curiosa suo malgrado.

«Si è fatto avanti prima che tu lo ipnotizzassi davvero e ha finto di essere sotto il tuo controllo» Continuò Werhunter «Così tu non hai provato davvero a soggiogarlo fin quando non siete arrivati in presenza di Ariana e... Oh, immagino che sarà più divertente se te lo racconterà di persona» rise «E poi, come ti ho detto, ogni tuo quesito riguardo il piano del Drago Bianco finirebbe per perdersi invariabilmente in una divagazione di cui adesso non abbiamo bisogno. Potremmo riderne tutti insieme tra cinquant'anni intorno al camino».

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