34. Il ritorno di Maris

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Maris non riceveva notizie da Cherry da giorni. Da giorni.

L'ultima volta che l'aveva vista era stata alla visita in ospedale, poi era tornata in quella prigione di casa in cui sua madre continuava a tenerla d'occhio come se fosse stata un'assassina. Avrebbe voluto urlare che lei invece l'aveva salvata una persona, al contrario suo, o forse avrebbe voluto urlarle contro in generale, e invece si rinchiudeva in stanza e leggeva libri su libri.

Libri di divulgazione, libri di storie, e poi i numerosi, nuovi testi che si erano aggiunti alla sua collezione e-book. Come superare il trauma: guida del sopravvissuto. Aiutare un amico dopo un trauma. C-PTSD: da sopravvivere a vivere.

Poi, la notizia dell'attentato al Drago Bianco al telegiornale e le pattuglie che cercavano eventuali sopravvissuti. Cherry poteva essere morta. Di nuovo.

Poi, la chiamata.

Diverse chiamate, in verità, perché Maris detestava rispondere a numeri sconosciuti: erano quasi sempre pubblicità aggressiva, scherzi telefonici o centralini truffaldini, e ci era voluto più di un tentativo prima che lei si decidesse ad accettare la chiamata. Ma era stata ricompensata con la voce di Cherry, e la sensazione di un sollievo fresco come un balsamo che sentiva spandersi nel petto:

«... Ciao Maris. Uhm, ehilà»

«Che! Che, sei tu?»

«Sì, l'ultima volta che ho controllato sì»

«Risparmia il sarcasmo, stavo morendo d'ansia io qui! Anzi, scherzo. Fai il sarcasmo che vuoi. Sei viva? Sei viva o è il tuo fantasma che mi parla? Sei tutta intera?»

«È tutto okay, sì, volevo farti sapere che sto bene, per questo ho chiamato. Sei venuta a trovarmi all'ospedale e tutto il resto e... beh, comunque ero fuori quando è successo quel... l'avrai visto al telegiornale, no? Comunque sto bene. Non sono esplosa e il mio spirito non ti chiama dall'aldilà. Neanche un graffio»

«Che, ho avuto una paura cane...»

«Sto bene. E forse ho trovato un compromesso con la storia delle adozioni e... oggi pomeriggio presto andiamo a prendere Prince. Poi ti va di vedere dove sto per ora?».

«Aspetta, ti sei fatta adottare, Che?»

«Ehm...»

«Hai un nuovo papà o una nuova mamma? O tutti e due? Li chiami ancora "signori" oppure li chiami padre e madre o qualcosa del genere?».

Cherry rimase in silenzio per qualche istante, cercando di capire come spiegarlo, ma Maris non era il genere di persona capace di aspettare.

«Sei intrappolata lì? Dici "oh, solo pasta e fagioli" se sei intrappolata e ti stanno controllando mentre sei al telefono, ok?»
«No! Non sono intrappolata!» si sbrigò a spiegare Cherry

«Ah. Chiedevo! Stavi così zitta, mi sono spaventata. Allora, chi ti ha adottata?»

«Sam Bedstone»

«E dovrei... dovrei conoscerlo?»

«Sì! Sam, l'agente Bedstone! Quello dell'FBI!»

«NO. Aspetta... NO! Sul serio?» Maris sghignazzò «Il tizio che sta cercando di acciuffare Werhunter e Bloodhound, quello che è venuto a scuola da noi per scoprire i nostri poteri?»
«Sì. Proprio lui»
«Caspita! E com'è a casa? Lo chiami già papà? È sposato? È gay?»

«A casa è esattamente come al lavoro. Non lo chiamerò mai papà, ma ti spiego tutto poi. È sposato. Non è gay» rispose ordinatamente Cherry, poi aggiunse «Senti, vuoi venire a trovarmi? Tua madre non potrà dirti di no, verresti in una villa da ricchi e ci sarebbe un agente dell'FBI che ci controlla in continuazione, non può succedere niente di male. Mi piacerebbe rivederti»

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