12. Il grande Sam Bedstone

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Alle sei e mezza di quello stesso giorno, si preparò per la sua missione. Si legò i capelli in una treccia spessa, nera come petrolio, e si calcò sulla testa un berretto da caccia mimetico, coordinato alla sua leggera sciarpetta verde, bruna e nera. Indossò una giacca verde oliva su una maglia bianca e nera, orologio al polso, pantaloni scuri e scarponcini e si guardò per qualche secondo nello specchio, tenendo la visiera del berretto e girando per poter osservare il proprio riflesso da diverse angolazioni.

Quando si ritenne soddisfatta, scese le scale, incrociando suo padre che stava cercando di convincere delicatamente Prince a mollare un cuscino con sopra ricamata la silhouette della testa di un cervo.

«Cherry» Disse nel vederla, lasciando perdere la missione. Prince si allontanò con un brontolio, scrollando la testa un paio di volte a destra e a sinistra e iniziando a lacerare con le zanne la federa.

«Prince!» Protestò Cherry «Mi piaceva quel cuscino!»
«Stai per uscire, tesoro?» chiese dolcemente Tom, intrecciando le mani di fronte a sé

«Sì, sto per uscire. Ma non devi preoccuparti, torno presto. Prince, no!» confermò lei, avvicinandosi al puma. Però, anche lei sapeva che, una volta che Prince era riuscito a mettersi in bocca qualcosa, era praticamente impossibile recuperarlo.

«Per favore, cerca di tornare per ora di cena. La mamma oggi dovrebbe rientrare, sarebbe bello che fossimo qui tutt'e due per accoglierla quando rientrerà».

Di solito cenavano alle nove e mezza, quindi aveva circa due ore per portare a termine la sua missione. Se le sarebbe fatte bastare. «Certo, cercherò di sbrigarmi papà» Cherry alzò le mani in segno di resa: il puma si era lasciato cadere sul pavimento e aveva già preso a far buon uso di zanne e artigli sul cuscino.

«Sei riuscita ad avere quel lavoro nuovo, bambina mia?» Chiese Tom all'improvviso.

La domanda fece sobbalzare la ragazza. Quel lavoro? Quel lavoro nuovo? Tom aveva la stessa aria dolce e sognante di sempre, ma Cherry ebbe l'orribile, devastante presentimento che il suo piano sarebbe stato del tutto inutile, perché Sam Bedstone l'aveva preceduta e aveva contattato casa sua e i suoi genitori.

«Di che stai parlando, papà?» Chiese, nervosamente

«La spogliarellista. Poi hai fatto qualche colloquio, c'è qualche posto perbene in cui potresti lavorare?» tubò l'uomo, rivolgendole un sorriso di incoraggiamento.

Cherry si frenò per un pizzico dal darsi una manata in fronte; aveva del tutto dimenticato di spiegare a suo padre che quello che gli aveva detto era frutto di una scommessa con Maris, e che non aveva mai avuto intenzione di fare realmente la spogliarellista.

«Papà... non l'avrai mica detto alla mamma, vero?»
«Oh, no tesoro. Pensavo che l'avresti detto tu a lei come hai fatto con me. Non vuoi farla preoccupare finché non avrai un posto sicuro, non è così?».

Cherry tirò un sospiro di sollievo, portandosi una mano al petto. Già sarebbe stato difficile spiegare così a sua madre che voleva fare la supereroina anziché la cacciatrice, non c'era bisogno che sapesse anche della ricerca di un impiego da spogliarellista che non era mai successo.

«A dire la verità, ho studiato meglio la questione e credo che non sia una professione che fa per me, alla fin dei conti» Disse, stringendosi nelle spalle.

Tom la guardò con aria assente per un paio di momenti, poi annuì lentamente e disse in tono bonario: «Se questo è quello che senti, bambina mia, va bene. Avrai sempre un posto insieme alla mamma e qui con noi. Sei così brava come cacciatrice...»

«A dopo, papà»

«A dopo, tesoro»

«Oh... senti, posso prendere l'auto?»

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