20. I corvi di Ariana

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Rosie uscì e accostò delicatamente la porta. Cherry ascoltò i suoi passi che si allontanavano, i tacchi che battevano ritmicamente sul pavimento, poi si avvicinò al letto. Immaginò con estrema chiarezza di sdraiarsi, di mettersi comoda e di prendere sonno, con un sorriso beato e la sensazione di trovarsi a casa, ma infine decise di andare alla finestra e si appoggiò al davanzale per guardare fuori.

La giornata era davvero splendida, con i raggi del sole che bagnavano d'oro le foglie degli alberi. Si potevano scorgere tre persone inginocchiate sotto un enorme albero di alloro, intente a seminare, strappare erbacce, smuovere la terra con palettine e piantabulbi. Ancora più lontano, quasi completamente nascosto da un muro di alte siepi, vi era il brillio tipico di uno specchio d'acqua e Cherry indovinò che doveva essere il laghetto.

Vide il grosso infermiere Morgan che spingeva la sedia a rotelle di Nora attraverso il prato. Le tre persone che lavoravano la terra si alzarono e sciamarono intorno alla vecchietta, dicendole cose che Cherry non riusciva a sentire da quella distanza. Sembravano tutti così felici...

«Hey» Disse qualcuno, terribilmente vicino.

Cherry sobbalzò e si guardò alle spalle.

«Hey!» Ripeté la voce, un po' gracchiante, e Cherry capì che non proveniva da dentro, ma da fuori.

Cercando con lo sguardo, la ragazza scorse un grosso corvo ben pasciuto, appollaiato fuori dalla finestra della signora Nora, sul davanzale.

«Hey» Ripeté il corvo

«Hey» rispose Cherry, sorridendo

«Sei nuova?» l'uccello inclinò un po' la testa.

Cherry ammutolì: non aveva mai visto un animale parlante, non sapeva neppure che potessero esistere.

«Dico a te. Dico a te, ragazza» il corvo saltellò per avvicinarsi ancora un po' di più a lei «Sei nuova? Sei una paziente oppure sei un'infermiera?»
«Sono una paziente» rispose Cherry, con un filo di voce

«Se mi avvicino mi farai del male?»

«No. Certo che no».

Il corvo aprì le ali e gli bastò uno svolazzo appena per raggiungere il davanzale della finestra di Cherry. Aveva penne nerissime, lucide, e i suoi occhi erano completamente inespressivi.

«Tu parli? O sono impazzita del tutto?» Aveva domandato piano la ragazza, abbassando la testa per osservare meglio l'animale

«Ah ah! Sì, sì, parlo» il corvo allargò un po' lei ali «Sei sorpresa?»
«Piuttosto. Non ho mai visto un uccello parlante»

«Neanche un pappagallo?»
«Che c'entrano i pappagalli?»
«Dico, non hai mai visto un pappagallo parlante?»
«No... perché... dovrebbero?»

«Beh, sei cresciuta sotto un sasso, paziente nuova!» il corvo spalancò il becco ed emise una risata eccezionalmente sonora «Molti uccelli parlano!»

«Non lo sapevo. Quelli che conosco io non parlano»

«E che uccelli conosci?»

«Ehm... le tortore, i cardinali, i tordi...»

«Sì, sì» la interruppe il corvo «Ho capito. Conosci solo uccelli stupidi. Non posso controllarli, quelli»

«Controllarli?»

«I corvidi e i pappagalli sono intelligenti e possono parlare, perciò posso farli parlare. Oh, ovviamente non sono un corvo»

«Non sei un corvo?»
«Cioè, sì, quello che stai vedendo con i tuoi occhi è un corvo, ma a parlare non è il corvo, cioè, io non sono un corvo. Io sono una ragazza umana, proprio come te»

Shadowfawn - La Ragazza IpnoticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora