36. Anika e Anita

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Da quando erano andati a prendere Prince, era come se un ostacolo invisibile nella mente di Cherry si fosse del tutto sgretolato: il timore reverenziale che aveva condizionato le sue interazioni con Bedstone era stato scagliata via insieme a quei costosi occhiali Raji-Ben, senza cui il massiccio agente era in suo potere esattamente come chiunque altro... tranne Teo, a dire il vero.

Ora che l'uomo non si preoccupava più di schermare il proprio volto, Cherry avrebbe potuto ordinargli qualunque cosa avesse voluto e lui sarebbe stato letteralmente euforico all'idea di obbedirle. Bedstone non avrebbe mai potuto contrastarla sulla presenza di Prince, non avrebbe mai potuto impedirle di usare i propri soldi come più le aggradava e, come conseguenza di tutto ciò, lei si sentiva libera. E tutto perché il suo puma domestico gli era saltato addosso.

Se non si fosse aperto quello spiraglio, chissà quanto ci avrebbe messo a realizzarlo da sola, che Sam Bedstone era solo un uomo!

«Tu mi salvi sempre, non è vero?» Aveva detto a Prince la prima volta che aveva delineato con chiarezza questo pensiero nella propria mente «Beh, questa volta sono io che salvo te. E ti ho salvato anche quando eri cucciolo, e tu l'hai fatto due volte con me. Siamo pari, quindi».

Il puma, seduto accanto a lei tra l'erba, le aveva spinto contro il testone, e quando lei gli aveva preso il muso tra le mani per istinto si era messo a leccarle le dita con lentezza e vigore, metodicamente, come se stesse ripulendo un osso da dei resti di carne. Non era per niente piacevole, ma Cherry lo tollerò per un paio di secondi in virtù del fatto che era un segno d'affetto prima di spostare le mani fuori dalla sua portata.

«Mi stai spellando, Prince!» Disse, mentre il puma si voltava verso di lei, cercando di individuare le sue mani «No, no, ora basta. Sei un puma davvero incivile».

Prince si sdraiò languidamente, stirando i muscoli poderosi con un brontolìo ed offrendole un fianco mentre allargava le zampone massicce come faceva quando era in cerca d'attenzione. Cherry si chiese se anche i puma selvatici facessero cose del genere, poi ricordò che in natura erano solitari e Prince era senz'altro un'eccezione, oltre ad essere, almeno ai suoi occhi, l'esemplare più bello ed intelligente che mai avesse calcato il suolo americano.

«Guarda che pancia che ti sei fatto! Guarda! Sei ingrassato, com'è possibile?!» Lo redarguì la ragazza giocosamente. Tamburellò sul suo fianco, cercando istintivamente la cicatrice che il coltello di Gara aveva lasciato sulla pelle del grosso felino. Era una linea sottile, non molto diversa da com'era apparsa quando lo aveva incontrato durante la fuga notturna dall'ospedale.

Ma quanto era diversa la situazione da allora! Ora erano entrambi al sicuro, ben nutriti e pronti a riprendere le forze e reclamare come loro quel pezzettino di mondo. Prince non era costretto a rincorrerla, Cherry non doveva lasciarlo indietro, e questo più di ogni altra cosa le scaldava il cuore: erano insieme.

Sam era riuscito a trovare un appezzamento non troppo lontano in cui ospitare l'animale; era più piccolo rispetto al terreno che aveva a disposizione nella proprietà dei Gale, ma era abbastanza vicino perché, mettendosi di buona lena, Cherry potesse raggiungerlo a piedi in meno di un'ora se l'avesse voluto. La ragazza temeva che l'improvviso cambio di territorio potesse disorientarlo o addirittura indurlo a tentare la fuga, ma tra il robusto recinto e la presenza della padroncina, Prince finì per rassegnarsi a quel nuovo territorio senza poi troppe storie.

In quel periodo Cherry passò moltissimo tempo nel terreno di Prince, decisamente più di quanto ne passasse tra le mura di casa Bedstone, i quali si rivelarono essere genitori piuttosto assenti. Questo era tutt'altro che un problema per la figlioletta adottiva, che, come la mise l'agente Bedstone, stava "rinselvatichendo" a furia di passare tempo fuori casa col suo coguaro.

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