32. Il nostro animaletto domestico

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Cherry sentì un minuscolo moto di ilarità nel petto. Certo, non era abbastanza per farla ridere, ma era... piacevole. Non si sentiva isterica adesso, era proprio la sensazione giusta.

Alla fine Sam Bedstone riuscì a raggiungere un ufficio dentro cui stavano parlando due agenti di polizia, un maschio e una femmina, che appena lo videro salutarono con brevi inchini e poi si dileguarono, lasciandogli la stanza. Bedstone fece segno a Cherry di entrare, poi chiuse la porta.

«Immagino che questo sia il mio posto» Disse, con pragmatismo.

Da come i poliziotti erano fuggiti, Cherry supponeva la stessa cosa. Le piaceva il rispetto che la gente tributava a Sam Bedstone e si chiese se, diventando sua figlia, non avrebbe potuto averlo anche lei, senza bisogno di dover ipnotizzare nessuno.

L'uomo si sedette dietro la scrivania, sulla squadrata sedia girevole, e le fece segno di accomodarsi davanti, su una delle altrettanto squadrate sedie di metallo e resina. Lei obbedì, le mani poggiate sulle cosce, e fissò in silenzio Sam, aspettando che lui le dicesse cosa fare.

«Raccontami tutto» Disse lui «Come ti ho detto prima, nel dettaglio».

Detto, non chiesto. Cherry prese un profondo respiro, poi iniziò a parlare. Gli raccontò tutto, della presenza di Ariana nell'ospedale psichiatrico e del modo in cui lei poteva far sembrare i sogni reali, di come avevano fermato Bloodhound e di come il cattivo fosse rimasto intrappolato dentro, della battaglia fra la Cosmos e Werhunter, dell'esplosione improvvisa... l'unico dettaglio che lasciò fuori da quella storia fu il Folle Teo: lui l'aveva salvata, ricambiargli il favore nascondendo il fatto che era sopravvissuto le sembrava il minimo sindacale.

Bedstone tamburellò le dita sulla scrivania, producendo un rumore sordo.

«È convincente» Disse infine «Non avresti potuto inventare una quantità così enorme di panzane assurde in così poco tempo, perciò deve essere vero. La tua testimonianza potrebbe rivelarsi fondamentale per prendere quei due maledetti bastardi che hanno fatto saltare in aria decine di innocenti»

«Sarebbe possibile... sarebbe possibile salvare Ryan?»

«Ryan?»
«Il ragazzo che hanno rapito. Si chiama Ryan McCallister»
«Quello a cui vogliono far fare la superstar? Abbiamo cose più importanti, adesso. Werhunter ha fatto saltare in aria un intero ospedale psichiatrico, senza rimorsi. Le vite di molti altri sono in pericolo e questo ragazzo si è messo volontariamente nelle loro mani, e anche se così fosse non possiamo perdere tempo a...»

«Ti prego!» esclamò Cherry, interrompendolo «Ryan è... Ryan è molto facilmente influenzabile. È depresso e spaventato ed è stato rapito. Dobbiamo salvarlo».

Sul volto scuro di Sam si allargò un sorriso ironico. Cherry si pentì immediatamente di quello che aveva detto, prevedendo cosa l'uomo stava per dire...

«Lui ti piace, non è vero?» Domandò Sam «È la tua cotta»

«Io... no!» mentì Cherry, con sicurezza «Era solo un, un, un amico. Lo conoscevo bene. Stava con una ragazza che conoscevo. Sono affezionata ad entrambi e non voglio che quel poveraccio rimanga in mano a Werhunter!»

«Ti piace» concluse Bedstone, poi sospirò «Ci proveremo, d'accordo Cherry? Non è una priorità, comunque. E pensare troppo a salvare questo Ryan può farci ammazzare tutti, perciò non posso garantirti che potremo farlo nel futuro prossimo, ma proveremo a includere il suo salvataggio nei nostri piani, va bene?»

«Grazie» Cherry annuì, cercando di non mostrarsi troppo entusiasta.

Sam Bedstone estrasse da una tasca interna del cappotto un minuscolo taccuino rilegato in pelle bruna, poi afferrò una biro dal portapenne e iniziò a scrivere rapidamente alcuni appunti. Cherry si chiese se la sua scrittura fosse di quelle illeggibili, tutte svolazzanti, o di quelle chiare e squadrate.

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