22. I folli e i pazzi

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In quel momento Cherry si svegliò. Fuori c'era il sole e lei non si sentiva affatto riposata.

Si cambiò, andò in bagno e scese a fare colazione. Seguì le indicazioni fino alla sala comune nella quale si poteva socializzare e mangiare insieme, un posto tutto ingombro di tavoli che somigliava terribilmente ad una mensa scolastica, ma con colori più tenui e finestre più grandi.

«Buongiorno, Ciliegina!» La salutò il folle Teo, sventolando una mano «Vieni a sederti accanto a me?».

Cherry non sapeva se sedersi accanto ad un pazzo potesse essere una buona idea, così scosse la testa e lo superò in fretta, dirigendosi al tavolo dalla quale si poteva scegliere una porzione di cibo mista, composta come la si voleva. C'erano torte con semi di papavero, salsicce calde, bacon, té verde o alla pesca, spremuta d'arancia, latte, yogurt e cereali di diversi tipi. Si preparò una tazza di latte freddo con i fiocchi d'avena e la portò in un angolino riparato, ad un tavolo dove nessuno era seduto.

La sala non era particolarmente frequentata: o era troppo presto, o la maggior parte dei degenti si facevano portare la colazione in camera. C'erano due ragazzi magrissimi, il tizio che un tempo era stato forse (almeno a detta di Ariana) un soldato ma ora era un appassionato di giardinaggio, una ragazzina sovrappeso con delle occhiaie molto visibili che portava al collo un pentacolo d'oro, l'infermiere con i rasta John Murray, e il folle Teo.

Cherry iniziò a mangiare lentamente. Pensò che questa storia di Ariana che le controllava i sogni non poteva andare avanti e che era necessario incontrarla per farle capire chi comandava: dopo mangiato sarebbe andata dalla dottoressa Cosmos e le avrebbe chiesto di aiutarla. Inoltre fra poche ore avrebbe anche incontrato l'assicuratore, che le avrebbe detto quale sarebbe stato il suo destino. Qualcuno l'avrebbe adottata? Cherry aveva parenti ancora vivi, da qualche parte, disposti a prendersi in casa una ragazza adolescente? Oppure sarebbe diventata un'adulta emancipata e, a soli sedici anni, avrebbe ereditato tutti i soldi di Gara insieme all'indennizzo dell'assicurazione?

Cherry non sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare per prima cosa, se avesse ricevuto tutto quel denaro. Forse si sarebbe comprata una casetta piccola piccola, facile da pulire e curare, in mezzo alle montagne rocciose, così avrebbe potuto stare insieme a Prince per sempre. O forse si sarebbe comprata un grandissimo appartamento lussuoso a New York, dove Prince avrebbe potuto vivere da pascià sdraiato fra enormi cuscini di seta, e lei avrebbe potuto lavorare come supereroina per mantenere il loro stile di vita da ricconi.

Cherry stava fantasticando sull'idea di possedere una piscina con dentro carpe koi vive, quando qualcuno si sedette accanto a lei lasciandosi ricadere sulla panchetta. Era Teo, che la guardava con un'espressione contenta, tamburellando lentamente le dita sul tavolo.

«Hey!» Esclamò Cherry «Che ci fai qui?»

«Il mio lavoro!» lui si indicò un cartellino, che penzolava dal taschino della sua tuta blu.

"Teo Il Folle, addetto alle pubbliche relazioni". Il cartellino sembrava ufficiale, era plastificato e firmato dalla dottoressa Cosmos, perciò Cherry ne dedusse che "Il Folle" doveva essere il cognome di Teo e non un soprannome, per quanto fosse azzeccato.

«Come puoi leggere qui» Disse l'uomo «Sono un addetto alle pubbliche relazioni»

«Io non sono il pubblico» gli fece notare Cherry

«Hai ragione solo a metà. Vedi, facciamo finta che io stia facendo un soliloquio, per esempio come sto facendo adesso. Tu mi stai ascoltando parlare, e ti senti intrattenuta, o magari oltraggiata dal mio parlare: in entrambi i casi, tu sei il mio pubblico. Quindi, io sono addetto alle relazioni con te, che sei il mio pubblico. E non mi va di vederti qui tutta sola e imbronciata»

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