31. Papà

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Cherry riprese il suo cammino decisa a trovare una stazione di polizia. A piedi ci avrebbe perso un po' troppo tempo, perciò era decisa ad ipnotizzare il primo conducente munito di automezzo che fosse passato, per farsi dare un passaggio in tutta sicurezza.

Non dovette però fare sfoggio dei suoi poteri, perché quella che si avvicinava a tutta velocità era proprio una volante della polizia! Cherry si mise in mezzo alla strada e allargò le braccia.

«Hey! Hey, agenti!» Gridò.

La macchina rallentò, poi si fermò, ma il motore rimase acceso. Un agente dai capelli biondi si affacciò dal finestrino del lato passeggero, con aria seccata.

«Ragazzina!» Le disse «Che cosa succede? Stiamo andando di fretta, qualcuno ha fatto saltare in aria un manicomio e ci sono dei supercattivi in giro!»

«Vengo da lì!» rispose Cherry, veemente

«Ah. Sei... sopravvissuta...». Il poliziotto sembrava quasi deluso, con una smorfia amara sulla faccia abbronzata.

La ragazza annuì e decise di usare un po' del suo potere, giusto per essere sicura che non la mollassero lì in mezzo al nulla.

«Sì» Rispose «Sono riuscita a scappare. Sono andata più lontano che potevo, ma ora mi sono persa... potete portarmi con voi? Ho bisogno di vedere l'agente Sam Bedstone, è importante. Portatemi con voi»

«L'agente... Sam... Bedstone» ripeté il poliziotto, in tono incolore «Sì. Sì. Sali a bordo, ragazza».

Il collega al posto di guida, un moro grassottello che indossava occhiali a specchio, si agitò.

«Potrebbe essere una criminale» Disse «George, non puoi farla salire così!»

«No, è a posto» garantì George

«È a posto un cavolo! Il capo ci ha detto che non ci sono sopravvissuti in zona e sappiamo che l'ospedale è saltato in aria all'improvviso, nessuno può essere sopravvissuto!».

Cherry si accomodò dietro e prese un profondo respiro. Ah, li avrebbe fatti smettere di battibeccare in un attimo! Si sporse in avanti, allungò una mano e strappò gli occhiali a specchio dalla faccia del conducente, giusto in caso fossero d'intralcio per il suo potere, poi ipnotizzò l'uomo con una sola, semplice frase: «Tu ti fidi di me».

Le pupille del conducente si restrinsero per un istante, due capocchie di spillo, poi si allargarono di nuovo e l'uomo annuì.

«Mi fido di lei» Disse, girandosi di nuovo in avanti e rimettendo in movimento l'automobile

«Ti fidi di lei?» domandò George

«Ti fidi anche tu, no? Hai detto che è a posto. E poi ha qualcosa di... familiare... chi sei, ragazza?»

«Sono la figlia adottiva di Sam Bedstone» rispose lei «Avrebbe dovuto venire a prendermi all'ospedale, fra qualche giorno, ma c'è stato un incidente»

«Che sfortuna cagna! Come ti chiami?»

«Cherry»

«Io sono Alcibiade e il mio collega si chiama George»

«Ciao Alci... Alcibiade. Ciao George. E grazie per l'aiuto».

Cherry reclinò la testa indietro e lasciò che il rumore familiare delle ruote che scorrevano sulla strada liscia la cullasse in una sorta di trance, in cui i pensieri si rincorrevano sconnessi e flebili, troppo deboli per poterla infastidire. Tutti quelli che aveva conosciuto all'ospedale Drago Bianco erano morti, tranne la dottoressa Cosmos e il folle Teo. Alcibiade era un nome davvero inusuale che lei non aveva mai sentito prima e non era molto facile da pronunciare. Ryan era in mano a due supercattivi. Forse presto sarebbe diventata la figlia adottiva di Sam Bedstone, ma non ne era ancora completamente sicura... di cosa era completamente sicura? Non c'erano certezze, in un mondo in cui tutto ciò che vedi potrebbe essere un sogno, influenzato da una capricciosa ragazzina in sedia a rotelle. Ma ora Ariana era morta, no? Ed era molto improbabile che esistesse qualcun altro con un potere come quello.

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