Cherry scoprì che la terapia di gruppo era una delle cose che odiava di più al mondo. La odiava così tanto che sarebbe stata disposta a non vedere mai più Ryan, pur di non dover fare un'altra seduta di terapia di gruppo con quelle.
Le altre ragazze le davano i brividi. Non che non capisse come si sentivano, non che non le compatisse, ma non voleva guardarle, non voleva stare con loro ed essere costretta ad ascoltare le loro incessanti lamentele.
Stavano tutte sedute in cerchio e a turno si alzavano per raccontare la propria esperienza. La dottoressa Cosmos di quando in quando faceva una domanda educata o diceva cose come "è normale sentirsi tristi o sperduti, Donna" o "Non è colpa tua, Janet".
E quelle ragazze che si abbracciavano da sole, a volte con lo sguardo spento, altre volte mangiucchiandosi le unghie di quando in quando, balbettando o sfoggiando movimenti nervosi e spaventati ("movimenti da preda" li avrebbe chiamati Gara) sembravano avere una scintilla di felicità solo quando potevano alzarsi in piedi e raccontare a tutti le loro disgrazie e i (pochissimi) progressi che avevano fatto per superare i traumi.
Cherry usò tutta la sua forza di volontà per non alzarsi e iniziare a colpire tutte, usando la sedia come una mazza. Non odiava quelle ragazze, capiva che potessero avere bisogno di sfogarsi, ma non vedeva perché dovessero farlo di fronte a lei.
Cercò di pensare ad altro mentre una tizia di nome Serenity raccontava della sua assolutamente-non-serena infanzia, di suo padre che picchiava sua madre quando tornava ubriaco, di come l'uomo aveva ucciso il suo gatto e aveva provato a fare lo stesso con la moglie, ma per fortuna era stato fermato da un supereroe e recluso.
«Mia madre piange continuamente» Diceva Serenity, con la voce strascicata «Dice che papà non avrebbe dovuto finire in prigione. Che non è colpa sua, se la picchiava, che è l'alcool a parlare. Dice che sono cattiva, perché non piango per papà. Ma io sono contenta che lui non sia più con noi, vorrei che rimanesse in prigione per sempre» strinse i pugni «Vorrei che lo condannassero alla sostituzione, così avrei un padre nuovo. E mi sento sporca perché lo penso, ma non posso farne a meno, e allora mi dico che sono una figlia ingrata, che sono malata...»
«È normale sentirsi così» intervenne la dottoressa Cosmos «Lui ti ha fatto del male, Serenity. Non dobbiamo amare i nostri genitori solo perché ci hanno dato la vita. È una loro responsabilità prendersi cura dei figli, è un loro dovere non fare loro del male, né fisicamente né mentalmente. Se non ci riescono, e in questo modo perdono l'affetto dei loro figli, è colpa loro. Non tua, Serenity»
«Già» intervenne una ragazza nera, con i capelli tagliati cortissimi e una cicatrice su una guancia «Non devi avere paura dei tuoi sentimenti. Da quando ho capito cosa provo per mio padre ho cambiato vita. La rabbia è potere»
«La rabbia è potere» strascicò un'altra giovane, con forte accento messicano
«La rabbia è potere» ripeté la dottoressa Cosmos «Se viene incanalata in modo costruttivo, essa ci mostra i nostri nemici e le persone da cui dobbiamo stare lontani. Tuttavia è questo quello che è più difficile: incanalarla in modo costruttivo».
Cherry si distrasse: sentiva dei passi di corsa nel corridoio, fuori dalla stanza. La porta, che si trovava alle spalle della giovane Gale, si aprì di scatto e ne uscì il folle Teo.
Molte ragazze del cerchio si alzarono e indietreggiarono fino al muro, chiaramente spaventate. Cherry alzò gli occhi, annoiata
«Teo?» domandò «Che vuoi?».
L'uomo la guardò con una miscela di allarme e curiosità in parti uguali, poi rivolse gli occhi al tetto e strillò
«AL RIPARO TUTTI! BLOODHOUND E WERHUNTER SONO NEL GIARDINO!».
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Shadowfawn - La Ragazza Ipnotica
Ciencia Ficción[STORIA COMPLETA] In un mondo dove tutti nascono con un potere unico (un potere che può essere del tutto inutile, come farsi allungare le ciglia di pochi millimetri, o strabiliante come la lettura del pensiero), i vincenti, quelli ricchi e famosi, s...